La donazione diventa solidale. L’Italia resta indietro nell’Ue.

MILANO – Se oggi abbiamo i premi Nobel per la chimica, la medicina, la letteratura, la fisica e la pace, lo dobbiamo a un testamento. Quello fatto sul finir dell’Ottocento da Alfred Bernhard, chimico svedese inventore della dinamite, che ha dato buona parte dei suoi averi a una fondazione affinchè il suo cognome non passasse ai posteri come quello di un commerciante d’armi.
E sempre un lascito salvò dall’indigenza più totale i poveri di Plymouth, graziosa cittadina inglese affacciata sulla Manica. Merito delle ultime volontà del temutissimo corsaro sir Francis Drake, diventato famoso per aver passato buona parte della vita a depredare i galeoni spagnoli per conto della corona britannica. Nel 1596 donò ai suoi cittadini meno fortunati il corrispondente di 150 mila sterline attuali. 
La storia è ricca di donazioni andate a vantaggio dell’intera collettività. Soprattutto nei paesi anglosassoni dove fare testamento è prassi diffusa. In Italia siamo meno legati a questa tradizione, non foss’altro perchè preferiamo non evocar morte che “non si sa mai”. E, anche se le famiglie disposte a donare sono in aumento – arriveranno a 424mila nel 2030 quelle disposte a farlo a favore del Terzo settore, mentre nel 2009 erano 340mila secondo Fondazione Cariplo – risultiamo sempre fanalino di coda in Europa secondo gli ultimi dati diffusi dal Comitato Testamento solidale, che raggruppa 19 organizzazioni del no profit. 
Nel Bel Paese le ultime volontà sono messe nero su bianco nemmeno dall’8 per cento della popolazione. Siamo messi meglio della Francia, che non arriva al 5 per cento, ma siamo ben lontani da paesi come il Regno Unito, che primeggia con una quota del 49 per cento di cittadini disposti a fare testamento. Ma anche dall’Olanda(33). E, neanche a dirlo, dalla Germania (28), dal Belgio e dalla Scandinavia (25 e 20 per cento). Per metterla in altri termini, il valore totale annuo dei lasciti in Germania è stato stimato intorno ai 5 miliardi di euro. In Italia intorno agli 1, 1 miliardi.

Anche nei testamenti solidali, cioè quelli a favore di una onlus, il primato va al Regno Unito. Qui la quota degli atti che includono un lascito benefico è passata dal 12,2 per cento del 2007 al 14,4 per cento del 2012 e l’obiettivo ora è di raggiungere, entro il 2018, il 16 per cento. “Seppur più scaramantici di altri popoli – afferma Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale – anche noi italiani stiamo migliorando. Cresce soprattutto il desiderio di fare un lascito a favore delle onlus”. Addirittura secondo i dati di Fondazione Cariplo, entro il 2030, quelli al Terzo settore potrebbero toccare i 130 miliardi di euro.
Anche se non si dovesse mai arrivare a queste cifre, la propensione a fare più lasciti emerge anche, da una ricerca della società GfK, presentata nella seconda parte del 2016, che ha preso a campione un migliaio di connazionali. Secondo l’indagine il 14 per cento degli intervistati è interessata al lascito solidale: anzi, il 3 per cento intende farlo. Appena 4 anni fa gli interessati erano il 9 per cento. I più sensibili sono di sicuro coloro che non hanno figli (27 per cento). Ma le cose stanno cambiando. 
sono più cauti i notai. Solo due su dieci parlano di un aumento della predisposizione degli italiani a far testamento. Sette su dieci, si limitano a dire che su questo fronte non c’è stata nessuna flessione. La percezione di questi professionisti è emersa nell’indagine “Come è cambiato il lascito solidale”, realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato su un campione di 1500 iscritti. 
A optare per questo tipo di donazione, secondo sei notai su dieci, sono le donne over 55, ma è in costante aumento anche l’interesse dei giovani. Quasi otto professionisti su dieci spiegano poi che chi si rivolge a loro ha in media dai 60 anni in su. 
Ma c’è anche chi ha avuto richieste da persone ben più giovani. Inoltre la ricerca conferma che il testamento solidale non è più percepito come una cosa per soli ricchi. Tant’è che solo il 10 per cento delle donazioni ha un valore superiore a 100mila euro. 
Quasi metà dei lasciti non supera invece i 20mila. In 8 casi su dieci ciò che viene donato è un bene mobile (soldi, gioielli). E solo in due casi su dieci si tratta di beni immobili (case, negozi), ceduto quasi sempre da persone sensibili a una determinata causa, o che hanno avuto modo di entrare in contatto in vita con una specifica associazione. E che magari vogliono essere ricordati per aver fatto qualcosa di buono. 
“Le associazioni di volontariato sono le principali destinatarie dei lasciti”, spiegano dal Comitato testamento solidale. 

Un terzo dei beni donati tramite testamento finiscono nelle mani di queste realtà (in quattro anni si è passati dal 27 al 32 per cento). Gli italiani del resto, rispetto a quattro anni fa, sono molto più informati sulla possibilità di fare testamento solidale. Ne hanno sentito parlare in Tv o sui giornali o da qualche familiare. 
“Ma attenzione – avvisa Bartoli – Anche se la percezione è che le cose stiano migliorando, la strada da fare per raggiungere livelli simili a quelli delle popolazioni anglosassoni è ancora lunga”. 

FONTE: La Repubblica Affari e Finanza 
AUTORE: Stefania Aoi

 


AUMENTA LA PREDISPOSIZIONE AI LASCITI TESTAMENTARI IN FAVORE DI ASSOCIAZIONI OPPURE ONLUS. TUTTAVIA IL NOSTRO PAESE NON RAGGIUNGE, AD ESEMPIO, I LIVELL INCLESI. EPPURE I SETTORI DA FAVORIRE SONO IN FORTE CRESCITA. 


 

(Nella foto 1: Le famiglie disposte a donare sono in aumento: arriveranno a 424mila nel 2030 quelle disposte a farlo a favore del Terzo settore, mentre nel 2009 erano 340mila). 
(Nella foto 2: Secodo un'indagine il 14 per cento degli intervistati è interessata al lascito solidale: anzi, il 3 per cento ne ha già fatto uno e l'11 per cento intende farlo).

 

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