La natura dietro casa. L’Oasi Wwf dell’Angitola continua a stupire chi decide di visitarla per scoprire un’ambiente unico e ricco di biodiversità. Così, anche oggi come ogni anno, si è rinnovata la giornata dedicata a questo spicchio di natura protetta sul territorio vibonese. Tante persone, guidate da Pino Paolillo, responsabile del settore conservazione del Wwf di Vibo e punto di rifermento dell’intera provincia per le tematiche di conservazione ambientale, hanno visitato l’area.
La tradizionale Festa Oasi – si legge in una nota – «assume quest’anno un valore particolare: non solo per rinnovare un amore “antico” e l’attenzione nei confronti di quel territorio da parte degli attivisti del Wwf di Vibo, guidati da Guglielmo Galasso, e di tutta la Calabria, ma anche da tutti quelli che credono nei valori della difesa della natura e del rispetto degli esseri viventi».
La giornata, organizzata in collaborazione con il Parco Regionale delle Serre, e che si svolge nell’ambito del mese dedicato dal Wwf alle sue oasi sparse in tutta Italia, ha visto, oltre all’accoglienza dei visitatori presso gli stand degli attivisti del Wwf Vibonese, visite guidate, giochi per bambini, esperimenti didattici, birdwatching, la liberazione di un volatile protetto, un’escursione sulla Fiumara Reschia e l’esibizione della giovane flautista vibonese Silvana Vallone.
La storia dell’Oasi
Risale esattamente a quarant’anni fa (era il 1984) la prima convenzione stipulata tra la neonata Delegazione Regionale del Wwf, affidata all’avvocato Francesco Bevilacqua, e il Consorzio di Bonifica della Piana di Sant’Eufemia che allora, oltre alle opere idrauliche dell’invaso artificiale, gestiva anche il settore forestale dell’oasi di protezione della fauna del Lago Angitola.
La convenzione prevedeva una stretta collaborazione tra i due Enti, ciascuno secondo le proprie competenze, finalizzata alla conservazione e alla valorizzazione in senso naturalistico dell’area protetta. L’interesse del Wwf per il lago e i suoi abitanti alati era già iniziato qualche anno prima grazie alle ricerche ornitologiche e alle denunce di Pino Paolillo, al tempo giovane aspirante naturalista. Fu allora che ebbe inizio una vera e propria lotta per difendere l’oasi dai bracconieri, dai pescatori di frodo, dai tagli boschivi e dagli incendi, per non parlare di tutti i devastanti progetti di “valorizzazione” di un lembo di natura che gli ambientalisti volevano invece conservare per aironi, anatre e svassi, e per i visitatori, soprattutto scolaresche, purché rispettosi dell’ambiente. Successivamente (1985) l’importanza ornitologica del lago venne riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura e Foreste che, con apposito Decreto, inserì l’oasi nell’elenco delle zone umide secondo la convenzione di Ramsar, ancora oggi unica in Calabria. Ai vincoli previsti dalla neonata legge Galasso (utilizzata subito per alcune denunce di tagli abusivi sul fiume Angitola) si aggiunsero quelli relativi all’inserimento dell’oasi, proposto dal Wwf Calabria, nella legge 5/5/1990 istitutiva del Parco Regionale delle Serre e alla Direttiva Habitat 92/43/Cee in quanto Sic ( Sito di Importanza Comunitaria), e poi ZSC (Zona Speciale di Conservazione).
Un impegno, quello del Wwf che non ha mai smesso di concretizzarsi di fronte alle minacce che ancora oggi incombono sui quasi 900 ettari dell’oasi (l’ultimo incendio che ha interessato l’oasi, subito segnalato dal Wwf, risale al giorno di Pasquetta).
Fonte: ilVibonese