Nell’ambito del programma nazionale di Servizio Civile “Reti al servizio. Pace, diritti e partecipazione” del CSV Lazio, al quale aderisce anche il CSV Calabria Centro, le ragazze operative nella sede di Catanzaro – Chiara Alfieri, Nadia Cosoleto, Rossella Viscomi – che con gli studenti della I classe sezione “C/E” dell’Istituto Superiore “De Nobili” di Catanzaro, diretto da Angelo Gagliardi, e con la loro insegnante Rita Lombardo, hanno già intessuto un rapporto per promuovere la riflessione sulle tematiche ambientali, hanno destinato un momento di approfondimento specifico, assieme all’associazione “Vitambiente”, sulle terribili conseguenze della guerra in Ucraina.
Accompagnata dalla responsabile del progetto di Servizio Civile per il CSV, Giulia Menniti, e dal presidente di Vitambiente, Pietro Marino, Chiara Alfieri ha presentato il lavoro con immagini a supporto, preparato assieme alle colleghe, per guardare al conflitto ed ai suoi effetti devastanti da un punto di vista sociale, fatto di stravolgimenti dei più elementari diritti alla vita ed alla libertà. Non a caso il titolo scelto per introdurre l’argomento è stato “Una nuova guerra, una nuova crisi umanitaria”, proprio per mettere al centro il dramma di un popolo che ogni giorno che passa vede una città crollare sotto le bombe, nonostante la strenua resistenza dei militari ucraini nell’opporsi all’invasore russo. Sono circa due milioni i profughi, in larga parte donne e bambini, che stanno varcando i confini con l’Europa attraverso i corridoi umanitari per trovare la salvezza. Molti di questi sono arrivati in Italia, tra i Paesi occidentali più accoglienti, nel pieno rispetto dei dettami costituzionali dell’articolo 11 in base ai quali, come ha ben spiegato l’avvocato Marino, l’‘Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. La pace, dunque, è un valore fondante della nostra cultura, e la scuola il centro culturale che promuove da un punto di vista educativo il rifiuto della guerra e si adopera per favorire la cittadinanza attiva e l’armonia tra i popoli.
Il ruolo della scuola, in particolare, è stato messo in evidenza dalla mediatrice culturale Oleksandra Pasyeka, invitata da “Vitambiente” a rendere testimonianza delle angosce del suo popolo di appartenenza. La scuola, infatti, è vista da Oleksandra come il luogo deputato all’accoglienza dei minori che giungono in Italia, e che devono poter continuare gli studi in corrispondenza della classe d’età per sentirsi parte della comunità che li accoglie. Oleksandra, che vive a Catanzaro da anni ma si sente ucraina da sempre, ha elogiato la generosità della cittadinanza che è accorsa da più parti per dare seguito al suo grido d’aiuto: grazie al supporto di Confartigianato, che ha dato la disponibilità della sede come centro raccolta, e delle associazioni di immigrati “Asim” e “Dar Assalam”, oltre che dell’Unicef, sono già arrivate al popolo ucraino numerose scorte di alimenti a lunga scadenza, farmaci e abbigliamento che i catanzaresi hanno fatto convogliare in massa. Un modo per sentirsi più vicina ai suoi concittadini di Leopoli, sua città natale, e dell’Ucraina tutta, rintanata nelle cantine sotto i palazzi, senza cibo né elettricità, per sfuggire alle mire dei soldati russi che sparano per strada. Un conflitto che, come ha avuto modo di chiarire Oleksandra, non è nato certo ora, ma sin dal 2014 con l’annessione di alcune regioni ucraine alla Federazione Russa. Alla domanda di uno studente, se l’Ucraina sarà annessa alla Russia al termine del conflitto, Oleksandra ha risposto di no con fermezza, perché ciò starebbe a significare che la volontà espansionistica della Russia di Putin non si fermerebbe qui, ma andrebbe ben oltre. Non sono poi mancati i riferimenti ai versi del più grande poeta ucraino, Taras Shevchenko, che nel suo “Testamento” ha forse predetto quello che sarebbe accaduto al suo popolo, auspicando di vedere la sua terra “libera” abitata da persone “libere”: “…Seppellite, insorgete le catene spezzate, con l’inimico sangue le libertà spruzzate, e nella grande famiglia nuova, liberata, non obliate ricordar di me con parola grata”.
Ufficio stampa CSV Calabria Centro