La primavera di Libera nel ricordo delle vittime di mafia

La primavera di Libera è la rinascita collettiva contro il malaffare, l’illegalità e la sopraffazione, il nascondimento della verità. Il fiume in piena di manifestanti che si è riversato in contemporanea tra le strade di tutta Italia ha caratterizzato il 21 marzo delle scuole, del mondo dell’associazionismo e delle cooperative, dei sindacati e della politica buona, che hanno fatto sventolare le bandiere di “Libera” e ascoltato la sfilza dei nomi delle vittime di mafia che ogni anno si allunga sempre più.
Alla chiamata di Padova, scelta come luogo della manifestazione nazionale, hanno risposto le rappresentanze locali riunite in cortei: la Calabria, in particolare, si è ritrovata a Catanzaro, e dal palco tirato su in piazza Prefettura ha ascoltato i nomi delle mille vittime di mafia scanditi uno ad uno da giovani, amministratori e rappresentanti di Libera, da don Ennio Stamile, referente regionale, ad Elvira Iaccino, coordinatrice cittadina. E poi un lungo applauso ha accolto l’intervento del fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, in diretta da Padova: “E’ da 163 anni che parliamo di mafia in questo Paese, non se ne può più. L’ottanta per cento delle famiglie delle vittime attende ancora giustizia, e non conosce la verità sulla morte dei loro cari per mano della mafia. Abbiamo il dovere di ricordarli – sono state le parole di don Ciotti – Oggi le mafie sono più difficili da sconfiggere perché non combattono a viso aperto e si nascondano in mezzo a noi, assumendo le nostre stesse sembianze. O forse siamo noi ad essere diventati troppo simili a loro”.
Lavoro e cultura: questi sono i due pilastri che consentono alle società di diventare democrazie più forti, in cui le leggi tutelano i diritti e le persone più fragili, e non il potere. E’ solo attraverso il cambiamento culturale, infatti, che può prendere forma una rieducazione collettiva che si nutre di parole e di pensieri capaci di orientare e di far intravedere il futuro, soprattutto ai tanti giovani ancora sensibili al sogno ed all’utopia perché non ancora induriti dagli egoismi. Non è mancato da parte di don Ciotti il riferimento all’impegno delle forze dell’ordine, agli amministratori che rendono conto innanzitutto alla loro coscienza ed ai docenti che accompagnano i ragazzi per vocazione e non per professione. Oltre a quello di tutte le donne che stanno operando una vera e propria rivoluzione nel rompere gli schemi all’interno delle famiglie mafiose di appartenenza. “Tutto ciò che porta al cambiamento richiede forza e tenacia – ha concluso don Ciotti – Ma la vera battaglia è quella volta a promuovere la più urgente delle riforme: quella delle coscienze”.

                                                                         Ufficio stampa CSV Catanzaro

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