Due nuove misure, straordinarie e temporanee. Ma semplici e attivabili subito, con i tempi strettissimi che l’emergenza esige. Sono il Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo (SEA) e il Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza (REM). Due misure per dare un sostegno immediato al reddito delle famiglie, di tutte le famiglie, sostenendo ognuno in base alle sue differenti esigenze. La proposta è frutto della collaborazione tra il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), assieme a Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università di Trento.
Per evitare l’impoverimento delle persone e l’acuirsi delle disuguaglianze conseguenti alla caduta dei redditi da lavoro, accanto alle misure già esistenti – le Indennità di Disoccupazione e la Cassa Integrazione Covid19 – viene introdotto il Sostegno di Emergenza per il Lavoro Autonomo (SEA) indirizzato a ogni forma di lavoro autonomo, ossia le tipologie di occupazione che non possono avvalersi di Indennità di Disoccupazione e Cassa Integrazione Covid19. Il SEA costituisce uno sviluppo del bonus una tantum di 600 euro rivolto agli autonomi, ma, a differenza di esso, lega l’importo alle condizioni economiche e alla perdita di guadagno dei lavoratori. Inoltre, ne estende la copertura agli autonomi attualmente non raggiunti e al lavoro domestico (colf e badanti). Per chi, durante la crisi Coronavirsu, si trova o si viene a trovare in condizione di povertà andrebbe introdotto il Reddito di Cittadinanza per l’Emergenza (REM), una misura temporanea che utilizza i dispositivi del Reddito di Cittadinanza, modificandone criteri di accesso e funzionamento. La misura è particolarmente adatta alle categorie più vulnerabili di lavoratori: i dipendenti precari che non hanno visto rinnovato il contratto; i saltuari; i lavoratori irregolari e tutela, infine, tutte le situazioni di lavoro e non-lavoro non coperte dagli altri strumenti. Va garantita la possibilità di fare domanda anche alle persone di cittadinanza non italiana nel nostro Paese da un numero di anni inferiori a quelli attualmente necessari per accedere al RdC (dieci).
«Così facendo si dota il Paese di un pacchetto complessivo di misure capace di tutelare il reddito nel breve periodo, sufficientemente solido da reggere in questa prima fase della crisi e in vigore per tutto il periodo necessario. Il messaggio che davvero tutte le persone sono raggiunte e che ciò viene fatto in modo strutturato e utilizzando meccanismi di immediata efficacia potrà essere diffuso da un’efficace campagna di comunicazione, capace di rassicurare la popolazione», scrivono gli estensori della proposta. «Le alternative sono: una misura unica – ad esempio un Reddito di Cittadinanza rivolto a tutti i lavoratori colpiti dalla crisi – o uno “spezzatino” di micro-misure. Ma l’unicità dell’intervento farebbe mancare la commisurazione delle risposte alla specificità dei bisogni e dei profili dei beneficiari e per quanto si possa cercare di adattarla, una misura unica risulterà sempre incongruente rispetto alle esigenze di molti. Lo “spezzatino”, invece, vedrebbe una varietà di differenti misure destinate a segmentare la popolazione in tanti gruppi e inevitabilmente avvantaggerebbe quelle categorie con maggior “voce” e capacità di pressione. La nostra proposta inoltre pone le basi per affrontare nel modo migliore il periodo successivo alla sua attuazione, perché le azioni di oggi devono anche rappresentare il miglior punto di partenza per le azioni da compiere in seguito».
L’azione pubblica economica e sociale per contrastare la crisi indotta dal virus, deve infatti avere tre obiettivi, intrecciati e tutti rilevanti:
- a) evitare l’impoverimento delle persone e l’acuirsi delle disuguaglianze conseguenti alla caduta dei redditi da lavoro e agli ostacoli derivanti dal distanziamento sociale;
- b) evitare il collasso del sistema produttivo, specie di quella parte che costituisce la capacità competitiva potenziale del paese e la sua infrastruttura sociale;
- c) promuovere attività private, pubbliche e sociali prioritarie, necessarie nel breve termine per contrastare (in condizioni di sicurezza sanitaria) gli effetti del virus e nel medio-lungo termine per imprimere, con la partecipazione dei cittadini e del lavoro, un cambio di rotta allo sviluppo su basi di giustizia ambientale (transizione ecologica e agro-alimentare) e sociale.
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