L’11 e il 12 ottobre, sulle colline di Bertinoro (FC), si incontreranno per il 19° anno i protagonisti del mondo accademico, dell’Economia Sociale e del Volontariato e delle istituzioni insieme ad una community di studenti e giovani imprenditori sociali, per riflettere e conversare sui temi dell’Economia Civile.
Le Giornate di Bertinoro del 2019, in particolare, vogliono mettere al centro della riflessione la “trasformazione dell’esistente”, proponendo un paradigma di sviluppo basato su una visione di prosperità da perseguire in modo inclusivo.
L’Economia Civile ed i soggetti che per essa operano hanno davanti la sfida di immaginare un futuro che sottragga la nostra società ad una prospettiva puramente neo-consumistica dell’esistenza, favorendo lo sviluppo di relazioni ed economie inclusive (prosperità inclusiva). Tale riflessione risulterà tanto più utile e foriera di indicazioni percorribili se si avrà la capacità di ascoltare chi già sta praticando il futuro, proponendo progetti e percorsi che forniscono delle prime risposte, nella consapevolezza che, piuttosto che proporre un’immagine predefinita di futuro, sia più ragionevole cercare di individuare quelle variabili che sicuramente ne determineranno i tratti salienti.
All’interno di questa XIX edizione si approfondirà anche il tema relativo alle nuove istituzioni deputate a produrre valore, partendo dall’evidenza che l’era della digitalizzazione nella quale viviamo genera sovrappiù di risorse e di capitale umano. Ogni Rivoluzione ha affrontato questo tema: come condividere il valore e quale destinazione dare al surplus di valore generato? Nella Prima Rivoluzione Industriale il sovrappiù dall’agricoltura (settore primario) passa all’industria (settore secondario), facilitando la trasformazione economica; mentre nella Seconda passa dall’industria al settore terziario (servizi). Mentre le trasformazioni del passato avevano una prospettiva ed un orizzonte certo, nell’attuale Rivoluzione, basata sulle nuove tecnologie, sulla machine learning e l’intelligenza artificiale, non solo non disponiamo di una visione su dove si sedimenterà il valore aggiunto, ma assistiamo a processi di estrazione del valore e a crescenti disuguaglianze dovute, da un lato, ad una iniqua redistribuzione, dall’altro, ad un inadeguato modo di produrre e di concepire il bene comune.
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