Due ricerche – una, sulla popolazione italiana, di GfK, l’altra su un campione rappresentativo di notai italiani – sono state presentate oggi alla Camera dei Deputati in occasione del Primo Convegno Nazionale “Testamento Solidale. Una tradizione che guarda al futuro”, fanno vedere come è cambiato l’atteggiamento del nostro Paese nei confronti di questa scelta di generosità. Un’occasione per raccontare il lavoro, fatto negli ultimi 4 anni dalle associazioni (oggi 16) che hanno dato vita al Comitato Testamento Solidale e i grandi passi in avanti per vincere una cultura della diffidenza. Siamo però ancora molto lontani dai livelli di apertura culturale tipici dei Paesi nordeuropei (dove fa testamento solidale tra il 30 e il 50% della popolazione): se in Germania il valore totale annuo dei lasciti è stimato in 5 miliardi di euro, in Italia si attesta a 1,1 miliardi.
UN TREND IN CRESCITA
Cresce la propensione degli italiani nei confronti del lascito testamentario: il 14% dei nostri connazionali ha già fatto (3%) o intende fare un lascito solidale (11%). Appena 4 anni fa erano il 9% (registrando un aumento, quindi, del 55%). In particolare oltre una persona (o una coppia) senza figli su 4 (27%) è orientata a lasciare parte del proprio patrimonio a una o più associazioni nel proprio testamento. E sebbene risulti in diminuzione di 4 punti percentuali il numero degli Italiani che dichiarano di aver donato una somma di denaro in beneficenza negli ultimi due anni (dal 37% del 2012 al 33% del 2016), fra gli stessi donatori è invece cresciuta la conoscenza dei lasciti testamentari, una opportunità nota oggi a quasi 7 italiani su 10 (passando dal 61% al 66%).
E’ quanto emerge dalla seconda edizione (la prima era del 2012) dell’indagine realizzata da GfK per il Comitato Testamento Solidale – di cui fanno parte 16 prestigiose organizzazioni non profit, ActionAid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amref, Cesvi, Intersos, Fondazione Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Telefono Azzurro, Unicef, Università Campus Bio-Medico di Roma – e basata su un campione di 1.046 individui, rappresentativo della popolazione italiana di età superiore a 55 anni, presentata oggi, in occasione della Giornata dei Lasciti solidali (13 settembre) nel corso del Primo Convegno Nazionale “Testamento Solidale. Una tradizione che guarda al futuro” con il Patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato e della Camera dei Deputati.
“Quando nel 2013 abbiamo costituito il Comitato Testamento Solidale e lanciato la prima campagna congiunta di informazione per promuovere la cultura della solidarietà testamentaria nel nostro Paese, sapevamo che si trattava di una sfida difficile. Questo tema, in Italia, era un tabù e rimandava all’idea della solitudine affettiva e di una pratica appannaggio di pochi. Nonostante la sfida fosse difficile, era e rimane molto appassionante – dichiara Rossano Bartoli portavoce del Comitato Testamento Solidale e Segretario Generale della Lega del Filo d’Oro. – A qualche anno di distanza il bilancio è incoraggiante, il Comitato è cresciuto accogliendo ben 16 realtà del mondo del non profit e sale il numero degli Italiani che prendono in considerazione l’idea (o lo hanno già fatto) di donare a chi ne ha più bisogno con un lascito nelle ultime volontà”.
Complice l’allungarsi della vita e la necessità di aiutare i propri figli a costruirsi un futuro quando si è ancora giovani, quasi un italiano su tre (il 28%) è orientato a mettere nero su bianco le proprie ultime volontà tra i 60 e i 69 anni, senza aspettare di diventare “vecchio”. La ricerca ci conferma che il testamento solidale non è più percepito come comportamento riservato ai “ricchi” ovvero a proprietari di ingenti patrimoni mobiliari o immobiliari (lo pensava il 40% degli italiani nel 2012, mentre oggi siamo scesi al 29%). Assistiamo dunque sempre più ad un “processo di democratizzazione” di questa forma di donazione che non è più percepita come adatta solo a chi non ha figli (dal 45% al 35%), ma come buona pratica per tutti (si sale dal 24% al 30%).
Un trend in crescita, quello di inserire un lascito solidale nelle ultime volontà e nonostante la crisi economica, negli ultimi 3 anni, la predisposizione degli italiani verso un lascito solidale non ha subito nessuna flessione secondo quanto affermano il 70% dei notai: per il 20% è perfino aumentata. A sceglierlo, nel 65% dei casi, sono le donne (over 55), ma è in costante aumento anche l’interesse dei giovani. Lo rivela la 2° indagine realizzata su un campione di 1500 notai del Consiglio Nazionale del Notariato dal titolo “Come è cambiato il lascito solidale: identikit dei nuovi italiani generosi” realizzata per il Comitato Testamento Solidale. Quanto all’età dei testatori, per il 77% dei notai si tratta di persone dai 60 anni in su, sebbene per il 22% degli intervistati si stia cominciando a delineare un abbassamento dell’età media (confermando dunque i risultati emersi nella ricerca Eurisko) anche per via del crescente interesse fra i più giovani.
“Il Notariato è in prima linea nel sociale: superare, infatti, le barriere psicologiche e culturali legate alla redazione di un testamento è l’obiettivo con cui, dal 2013, abbiamo concesso il patrocinio al Comitato Testamento Solidale. In Italia esistono ancora molti pregiudizi sul tema dei lasciti solidali, anche se negli ultimi 10 anni c’è stata una sensibile inversione di tendenza. I notai sono i referenti principali per indirizzare e tutelare i cittadini nella complessa materia successoria, in particolare su come destinare parte del proprio patrimonio a realtà benefiche senza ledere i diritti degli eredi legittimari” osserva Gianluca Abbate, Consigliere Nazionale e Responsabile Relazioni Terzo Settore del Consiglio Nazionale del Notariato, che ha illustrato i risultati di questa indagine durante il convegno che si è tenuto alla Camera dei Deputati in occasione della IV Giornata Internazionale del Lascito Solidale.
Dietro la scelta di fare un lascito solidale, spiegano i notai del Consiglio Nazionale del Notariato, ci sono ragioni personali come la sensibilità verso una determinata causa (64%), la vicinanza in vita ad una specifica associazione (20%), il desiderio di lasciare un segno di sé fuori dalla propria famiglia (8%), la visione etica della persona (8%). Secondo l’indagine Eurisko, invece gli italiani orientati al lascito solidale pensano di destinare una parte dei propri avere a più associazioni (dal 27% al 32%), orientando questa scelta in base a una serie di fattori come la serietà e affidabilità dell’associazione o le garanzie su come viene utilizzato il denaro (vale per 6 italiani su 10).
In 4 anni è comunque cresciuta – ritornando ai risultati della ricerca Eurisko – la cultura del lascito testamentario: la metà degli Italiani (52%) ne ha sentito parlare, soprattutto tra chi ha fatto o vuol fare testamento (in questo caso arriviamo a circa al 67%-69%). I canali d’informazione principali sono la tv (28%),
la carta stampata (23%) e il passaparola in famiglia (26%). La campagna Testamento Solidale, oggi sostenuta da ben 16 organizzazioni del mondo non profit, è nata infatti, quattro anni fa proprio con lo scopo di avviare un vero e proprio “cambiamento culturale”, sconfiggendo tabù e scaramanzie molto radicate nella nostra cultura e facendo leva su una corretta informazione circa la possibilità di destinare parte del proprio patrimonio (quota disponibile), senza ledere i diritti dei propri cari, per cambiare la vita delle persone che ne hanno più bisogno, in Italia e nel mondo. La strada da fare per raggiungere livelli di consapevolezza dell’importanza di fare testamento simili a quelli delle popolazioni anglosassoni è, però, ancora lunga. Ma un primo grande risultato, a riprova del successo della campagna, è la crescita del numero dei “curiosi” e di chi dichiara di voler inserire un lascito nelle ultime volontà.
LA SPINTA AL WELFARE
Il variegato universo del Terzo Settore occupa oggi circa il 10% del totale di addetti e muove entrate per 64 miliardi di euro all’anno, pari al 3,4% dell’economia nazionale. Particolarmente notevole è il peso della componente non-profit nell’assistenza sociale, con 225 mila addetti, pari a un terzo del totale. Senza la realtà del Terzo Settore, il nostro Paese non solo sarebbe economicamente più povero, ma non potrebbe neppure garantire l’attuale grado di welfare né pensare – in prospettiva – di migliorarlo ulteriormente. Basti pensare che il valore economico dei patrimoni potenzialmente oggetto di lasciti ad istituzioni di beneficenza nel periodo 2004-2020 è stato stimato in circa € 105 miliardi, con riferimento all’intero Paese. Un ultimo, decisivo, argomento in favore della ulteriore diffusione del lascito solidale in Italia.
l’Italia è ancora fanalino di coda in Europa nella propensione a scrivere le volontà testamentarie, insieme alla Spagna, con l’8%, e alla Francia, con uno scarso 5%. Redigere un testamento è invece molto più consueto nel nord Europa. Il primato spetta al Regno Unito, con una quota del 49%, seguito da Olanda (33%), Germania (28%, che diventa il 50% tra gli over 50), Belgio (25%) e Scandinavia (20%). Anche nei lasciti solidali il primato va al Regno Unito. Grazie alla spinta delle campagne informative del Comitato ‘Remember A Charity’ – attivo dal 2000 e che oggi riunisce ben 140 charities – la quota di testamenti registrati ufficialmente che includono un lascito benefico è aumentata dal 12,2% del 2007 al 14,4% nel 2012; l’obiettivo è portarli al 16% entro il 2018. In valori assoluti, fra il 1988 e il 2012 il numero totale di lasciti annui è salito da 68.000 a 104.000. Si calcola, infine, che nel 2013 il 6% dei testamenti aperti nel Regno Unito abbia visto destinare una quota delle eredità a una organizzazione umanitaria. Risultato: ogni anno i sudditi di Sua Maestà devolvono circa 2 miliardi di sterline attraverso i lasciti solidali. Quello della Gran Bretagna non è un caso isolato. In Germania il valore totale annuo dei lasciti è stimato in 5 miliardi di euro, mentre l’Italia si attesta a 1,1 miliardi.