SCONTRO tra Procura e Inail sulla “messa alla prova”. Per l’Inail, l’istituto introdotto per i reati puniti con una pena non superiore a 4 anni (guida sotto l’effetto di alcol con incidente senza feriti, piccolo spaccio, omissione di soccorso, danneggiamento aggravato, furtarelli) che prevede lavori di pubblica utilità — come la manutenzione del verde — per evitare un processo, non è opera di volontariato, ma un impiego che comporta un’assicurazione presso l’ente. Di diverso avviso la Procura, che ha chiesto un intervento del ministro della giustizia Andrea Orlando. «Il lavoro è gratuito, questa posizione rischia di obbligare le piccole associazioni dove prestano l’opera i soggetti, a sostenere costi impossibili e di conseguenza non sarebbero più disponibili », lancia l’allarme il procuratore capo Francesco Cozzi. La messa alla prova è in pericolo. Entrata in vigore nel 2014 con la legge 67 voluta dal ministro Orlando, a Genova è stata subito un successo, tanto che in regioni come il Lazio, l’Emilia e la Campania si contano un minore numero di applicazioni. «Nella mia direttiva è prevista di estenderla anche al reato di lesioni colpose stradali senza le aggravanti — come l’abuso — sopra i 40 giorni di prognosi perché può essere uno strumento di deflazione». Una misura svuota-carceri? «Più che svuotare dopo, non riempiamo. Ci sono pene alternative che sono l’affidamento in prova quando uno ha una condanna, ma arrivano dopo il processo. Con la messa alla prova si previene, non si fa il processo, ma certo presuppone un riconoscimento di responsabilità ». Inail mette i paletti. «È in atto un contrasto, ma il ministero è già intervenuto perché è una cosa contraddittoria – precisa Cozzi –. Normalmente la persona è assicurata con la stessa assicurazione che ha l’associazione con i propri soci, oppure l’amministrazione ne fa una ad hoc, anche di tipo privatistico, come quelle che si possono fare, per esempio, con una badante se viene una volta ogni tanto. L’Inal invece sulla base di un’interpretazione che noi non condividiamo, ritiene che sia obbligatoria l’iscrizione di una posizione assicurativa presso l’istituto. Questa cosa rischia di imporre anche degli adempimenti, di tipo di personale, di contabilizzazioni, presso enti e associazioni minime, che non ce la fanno economicamente a sostenere certi costi e quindi non sarebbero più disponibili. Noi ci siamo resi conto che questo potrebbe rappresentare un ostacolo e abbiamo invitato il ministero a un tavolo di confronto in modo da definire questa questione. Trattandosi per noi di un’attività basata su fondo volontario, dove non c’è un rapporto di lavoro, non sussiste l’obbligo di tipo assicurativo ». I dati della messa alla prova su Genova e Savona (quest’ultima incide circa un decimo), dicono che nel primo anno “si sono concluse 106 messe alla prova, mentre l’anno dopo, fino a pochi giorni fa, ne sono state emesse 520. Per avere un riferimento, a giudizio vengono mandati al tribunale monocratico, quindi per tutti i reati, anche per quelli che non la prevedono, in circa 5500. Quindi quel 520 è come dire che abbiamo tolto una fetta di processi e condanne, in primo, secondo e terzo grado». Cozzi snocciola altri dati. «Al 5 luglio, oltre a quelle finite, abbiamo 450 istanze in attesa di fissazione udienza e già ritenute ammissibili, sono nuove diciamo; altre 440 assegnate con predisposizione di un programma di trattamento e 340 già concesse, che devono partire o già partite. Questa situazione con Inail ci ha preoccupato perché questo è un istituto importante perché toglie lavoro ai giudici. I dati sono un segno incoraggianti perché nelle nostre indicazioni generali c’è un circuito penale sanzionatorio che accanto alla pena del carcere prevede delle pene alternative fatte di contenuto, non di “vuotaggine”. Sono il segno della certezza della pena anche se paradossalmente non c’è pena. In carcere devono andarci i pericolosi e devono uscire in maniera progressiva, quando quando si dimostrano meno pericolosi. Per le altre cose, minori, il lavoro “volontario”, ma in realtà obbligatorio, secondo le attitudini e se accompagnato all’attenzione alla vittima e al risarcimento, sono la pena di elezione. Non è detto che ci sia l’equazione pena uguale carcere. Non è una pena sospesa, ma fatta in modo diverso».