Le differenze di genere e i rischi legati alla pandemia: l'Anmil regionale incontra le donne e le celebra

La Giornata Internazionale della Donna rappresenta un appuntamento irrinunciabile per le molteplici sezioni di cui si compone l’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro). E’ un’occasione, infatti, per ricordare gli enormi sacrifici compiuti dalle donne lavoratrici che devono lottare per vedersi riconosciuti i diritti e che a, parità di lavoro, subiscono ancora le limitazioni dovute alla disparità di genere. Ma l’edizione 2022, in particolare, ha voluto porre l’attenzione sulle conseguenze che i due anni di pandemia hanno prodotto sulla condizione lavorativa delle donne, ancor più chiamate a conciliare i tempi lavorativi con la cura della famiglia (figli, anziani e familiari non autosufficienti).
Alle instancabili lavoratrici calabresi l’Anmil regionale ha voluto dedicare lunedì mattina un momento di riflessione nella Cittadella Regionale a Catanzaro – in contemporanea con molte piazze d’Italia – per rimarcare come il Covid 19, specie nei settori della sanità e dell’assistenza sociale, abbia colpito in maggior numero le donne, tanto che il numero degli infortuni denunciati dalle donne in Calabria si attesta a 2.615. Accanto al consigliere nazionale Anmil, Luigi Cuomo, in qualità di moderatore dell’incontro, anche il presidente regionale, Antonio Carlizzi; il presidente nazionale del CAF dell’Anmil, Vito Lorusso; il presidente nazionale della Fondazione Anmil, Francesco Costantino; il presidente territoriale di Cosenza, Antonio Domma; il presidente territoriale di Vibo Valentia, Michele Caridà,  ed il direttore regionale dell’Inail, Fabio Lo Faro, che ha impostato il suo intervento sulla parità di genere per superare l’approccio neutrale dei rischi legati al mondo del lavoro: “Non si può non tenere conto delle differenze di genere nel superamento o gestione dei rischi, così come nell’attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali – ha dichiarato Lo Faro –  Si parla ormai anche di medicina di genere, che tiene conto delle differenze tra uomo e donna, e che, con riguardo al Covid, spiegherebbe perché ad essersi ammalate di più siano state le donne ma che a morire siano stati a maggioranza gli uomini”.
Per ogni fase di difficile cambiamento deve, però, esserci la necessaria ripartenza: per l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, si riparte dopo un momento critico con un approccio “di genere” che tenga conto delle differenze biologiche e culturali tra uomo e donna, e che si traduca in un impegno sociale e in un piano di sicurezza sociale, che prevenga i rischi di genere sul posto di lavoro con modalità di trattamento specifiche.
Ci si chiede, infatti, se dal punto di vista della prevenzione l’essere donna influisca sulle cause e sulle circostanze degli infortuni in azienda in modo diverso rispetto a quanto accade per gli uomini: basterebbe adeguarsi a quanto previsto dal decreto legislativo 81/08 sulla sicurezza sul lavoro per arginare i rischi corsi dalle donne, ma molto – per l’Anmil- si può ancora fare per le vedove di vittime sul lavoro, sia nell’istituzione di una quota di riserva che nel loro collocamento mirato.
Dal contributo di una donna delle istituzioni come l’assessore, si è poi passati all’intervento di una rappresentante del mondo accademico, Donatella Paolino dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che ha invece posto l’accento sulla formazione che l’Università garantisce a studenti e a lavoratori, pur riconoscendo che la presenza così marcata di donne nelle aule si affievolisce sempre più nelle fasi di progressione della carriera. Ma sono state le testimonianze delle donne in prima linea contro il rischio pandemico (anche Carmela Raffaele dell’Anmil ha esortato le donne presenti a continuare a lottare per vedersi riconosciute nel loro ruolo, sia a lavoro che a casa) a dare proprio contezza della forza inarrestabile delle donne, che non arretra neanche davanti alle situazioni estreme di pericolo. Mirella Astorino, infermiera nel reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro, ne è un esempio lampante: “Ciò che contraddistingue noi infermiere rispetto ai colleghi maschi è senz’altro l’aspetto materno che ci ha portato ad accostarci, anche se all’interno delle nostre tute di protezione, ai pazienti Covid, isolati rispetto agli altri. Tante volte ci siamo trovate ad occuparci di neonati senza mamma, a leggere le lettere dei parenti per dare forza, a sostenere con lo sguardo chi si stava arrendendo o stava chiudendo gli occhi per sempre. I nostri turni di lavoro sono stati massacranti, tante colleghe tra noi non rientravano a casa per salvaguardare l’incolumità dei propri figli e si accontentavano di vederli a distanza”. Dello stesso tenore anche l’intervento di Rossella Palermo del Gruppo Comunale di Catanzaro di Protezione Civile, impegnata sin dalle prime fasi nella distribuzione di derrate alimentari e nei servizi di accoglienza nelle tensostrutture e nelle carceri, senza trascurare la formazione necessaria (è diventata “covid manager”) per dare supporto in maniera efficace alle persone in stato di bisogno. Ed anche Annamaria Montillo, volontaria de La Misericordia di Soverato, non si è risparmiata nel prestare aiuto con gli altri volontari alle persone isolate in casa che necessitavano di farmaci e spesa alimentare, così come ai pazienti che dovevano recarsi in ospedale.
A loro, e simbolicamente a tutte le lavoratrici del mondo, l’Anmil ha consegnato una targa al merito ed un mazzetto di mimose.
 

                                          Ufficio stampa CSV Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia “Calabria Centro”

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