LE POLITICHE SOCIALI SPIEGATE AI NOSTRI FIGLI

 

LE POLITICHE SOCIALI SPIEGATE AI NOSTRI FIGLI

Dagli ospedali dove si nasce, alle scuole fino al sostegno sul mercato del lavoro. L’ex ministro dell’Istruzione Profumo spiega come funzionano lo Stato e il Terzo settore, pilastro in Italia di una buona società Lo spiega ai nostri figli, ma un ripasso è utile a tutti quanti: bambini, ragazzi e adulti N

ei giorni scorsi durante una cena dai miei vicini di casa, il loro figlio più piccolo, Daniele, mi ha chiesto che lavoro faccio. Gli ho risposto il presidente di una fondazione bancaria. Mi ha guardato storto, deve aver capito costruzione, e ha preso un mattoncino Lego che aveva vicino a sé. «Bello» ha detto. Mi sarebbe piaciuto fargli credere questa verità semplice. Però sono un professore, e gli ho detto che no, aveva capito male. «Non costruisco palazzi,maidee». «E comefai?». «Ti ricordi quando sei nato?». «No…». «È normale, nessuno se lo ricorda. Quel giorno però appena hai visto la luce, sei stato subito visitato da un medico che ti ha aiutato a respirare. Un’infermiera poi ti ha pesato e pulito, mentre un chirurgo si occupava della mamma. Tutto questo succede quasi sempre dentro un ospedale, dove si curano al meglio i bambini sani,masoprattutto quelli malati. Io comelavoro, faccio inmodoche tutto questo funzioni, e se manca qualcosa, li aiuto». «Bello. E paghi tutto tu?». «Decidiamoinsieme a un gruppo di persone, quantoe cosa pagare.Mala parte più grossa dei soldi li mette lo Stato, ovvero chi governa e fa funzionare l’Italia». «E loro come fanno?». «Hanno dei compiti da fare, proprio come te a scuola. Si chiamano politiche sociali. Sono il salvadanaio da cui lo Stato prende i soldi per costruire scuole, musei e ospedali, come quello dove sei nato tu. Non solo, lo Stato fa inmododi diffondere la cultura e proteggere l’ambiente, oltre a fornire assistenza alle persone più deboli, come anziani e invalidi». «Io però sto bene, quindi non ne ho bisogno». «Per fortuna sì, quasi sempre stai bene. Ma quando hai avuto la febbre, ti ricordi cosa è successo?». «È venuto un medico». «Bravo, quello è il pediatra, che si occuperà di te ancora per qualche anno. Come tutti gli altri dottori, anche lui fa parte del servizio sanitario nazionale, che in Italia esiste dal 1890. Lo Stato li paga con i soldi che incassa dalle tasse, e paga anche le cure ai bambini, ma anche adulti e anziani. Anche questa è politica sociale». Nel dialogo, dopo un po’, si è inserito anche il suo papà. «Non solo, quando sei nato la mamma è potuta rimanere con te per cinque mesi a casa, e anche se non lavorava, riceveva lo stipendio. Si chiama indennità di maternità. Anche questa è una politica sociale che viene pagata dallo Stato, dall’azienda per cui lavora e dai suoi colleghi». «Tra qualche mese cominci la scuola. Chi pensi che la paghi?» è intervenuta mia moglie. «Lo Stato?». «Bravo. Dopo le elementari, arriveranno medie, superiori, fino all’Università. Milioni di giovani ogni anno studiano grazie a quest’altra politica sociale. Ti accompagnerà fino a quando sarai grande, anche oltre i 25 anni». «Anche mamma e papà ricevono qualcosa?». «Certo, anche loro sono protetti da alcune politiche sociali. L’orario di lavoro, come quello delle lezioni a scuola, è infatti fissato per legge. Cosa fanno e dove lo fanno, è scritto nel contratto di lavoro, che è come il programma delle lezioni. Se stanno male possono curarsi restando a casa, si chiama mutua. Al posto della giustificazione però, ricevono un foglio firmato da un medico. Se si fanno male mentre lavorano, ricevono dei soldi». «E se perdono il lavoro, comeil papà di un mio compagno di classe?». «C’è la cassa integrazione che garantisce comunque uno stipendio anche ai disoccupati. Inoltre, chi non riesce a trovare un impiego, può rimettersi a studiare per imparare una nuova professione senza pagare, grazie ai corsi di aggiornamento». «E i poveri che chiedono l’elemosina chi li aiuta?». «Una cosa grande che si chiama Terzo settore. Anche se non è gestita dallo Stato, il volontariato è una delle politiche sociali più importanti, e nel nostro Paese è tra le più sviluppate al mondo. Sono oltre sei milioni e mezzo gli italiani che dedicano parte del loro tempo libero ad aiutare gli altri, più di un italiano ogni dieci. Proteggono i più deboli aiutando anche a preservare le bellezze della natura e gli animali». «Posso farlo anch’io?». «Certo, quando sarai più grande. Già adesso però puoi fare la tua parte, inizia a non buttare niente per terra, a non sprecare quello che mangie a fare la raccolta differenziata». «Quella la facciamo sempre. Anche a scuola». «Molto bene. E quando la scuola finirà, cosa farai?» gli chiede sua mamma.

«Non lo so…». «È giusto che tu adesso non lo sappia. Di certo però lavorerai. E lo farai per molti anni, durante i quali oltre a guadagnarti i soldi per vivere, metterai da parte una parte di quel denaro, per costruirti la pensione». «Ne parlava l’altro giorno la Tv, ma non ho capito cos’è». «Non è una politica sociale vera e propria, ma ci assomiglia. Quando sarai anziano, non avrai più la forza di lavorare, ma dovrai continuare a mangiare e pagare le bollette. La pensione è come lo stipendio, ma ti arriverà senza bisogno di lavorare. In Italia i pensionati sono 16,1 milioni, circa un italiano su tre. Se ne parla tanto, anche in Tv, perché chi lavora ne ha poi diritto. Tutti però hanno paura di ricevere troppo poco, e comunque meno di quello che si aspettano». «E i poveri che non lavorano come faranno quando saranno vecchi?» «Per loro esistono gli assegni sociali.Maci sono anche gli assegni di invalidità, pensati per chi non può lavorare, perché magari non vede, o è invalido». «È giusto». «Certo, anche perché, invalidi a volte si diventa, semplicemente invecchiando, quando servono più medicine e cure. Col passare degli anni si diventa sempre meno autonomi, e anche l’aiuto dei parentipuònonbastare. A quel punto si deve andare a vivere nelle case di cura. Sono ospedali per gli anziani, che qui ricevono assistenza da parte di medici e infermieri, proprio come quando si nasce». «E i soldi che dai tu, a cosa servono?». «Non sempre le politiche sociali funzionano bene. Ci possono essere errori o ingiustizie. Altre volte lo Stato non riesce ad aiutare tutti nello stesso modo, ecco perché ci sono scuole più belle di altre. Grazie alle fondazioni bancarie, come quella di cui sono presidente, cerchiamo di migliorare le cose. Negli ospedali contribuiamo all’acquisto di macchinari. Nel mondo della cultura, aiutiamo i musei a organizzare mostre sempre più belle, dove tu e tuoi compagni potete andare in gita, imparando cose nuove. Sosteniamo i volontari, e chi aiuta i poveri e gli anziani. Centinaia di progetti, di idee che diventano realtà». «Bello». «È importante che tu conosca le politiche sociali, così in futuro funzioneranno meglio, magari grazie anche al tuo impegno. Solo così tutti avranno gli stessi diritti, e si potrà creare una società in cui si vive meglio». «Bello». Eh, sì.

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