Catanzaro si sveglia dal torpore

libera manifestazione

La partecipazione in massa è ciò che più resterà della manifestazione del 24 aprile organizzata da “Libera”. Al di là degli interventi, della presenza dei rappresentanti istituzionali (non potevano mancare il sindaco Abramo, il prefetto Latella, il questore Racca, il consigliere regionale Bova e l’arcivescovo Bertolone) e della pioggia battente, che ha portato ad un rapido trasferimento in galleria Mancuso da piazza Prefettura, è l’essersi ritrovati insieme per manifestare il proprio dissenso alla criminalità, che di recente ha scosso l’apparente tranquillo capoluogo con diversi episodi di cronaca, a conferire alla giornata toni d’entusiasmo mai visti.

manifestazione libera“Comunità”. “Cambiamento”. “Responsabilità”. “Servizio”. “Reazione”. Più volte richiamate nei vari interventi moderati da Nunzio Belcaro, le parole chiave hanno riassunto lo stato di malessere che i cittadini catanzaresi avvertono da tempo, dopo aver preso coscienza di non vivere più nell’isola felice della regione: è ora che la città si svegli dal torpore ed abbia un sussulto morale in vista di un bene comune più grande, ha tuonato il vescovo Bertolone. E prima ancora il docente universitario Antonio Viscomi ha rivolto una domanda scomoda: tu, da che parte stai? Sei capace di farti carico dei bisogni e di amare il tuo territorio? Sei ancora dalla parte di chi crede nella politica come servizio senza aspettarti alcuna ricompensa?
Il guaio è che da noi è diffusa la mentalità delle cose di tutti come fossero di nessuno, ed è per questo che le mafie attecchiscono. E che il cambiamento, accompagnato dalla giusta dose di umiltà e di partecipazione attiva, se non si genera prima in noi stessi, difficilmente potrà investire la comunità – ha ripreso Mimmo Nasone, coordinatore regionale di Libera. Accanto a lui la coordinatrice di Catanzaro, Donatella Monteverdi; Gianna Fracassi per conto delle sigle sindacali; Marco Rubbettino, in rappresentanza del mondo imprenditoriale; i coniugi Gabriele, genitori del piccolo Dodò colpito a morte da mano mafiosa su un campo di calcetto, e poi ancora, il giovane Davide Greco, il quale, in nome della popolazione studentesca, ha rimarcato come proprio ai più giovani spetti scrivere il futuro della regione, dicendo no alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, agli attentati, alle bombe, ai diritti riconosciuti solo dietro pagamento.
Con la consapevolezza che la presenza in massa (si calcola che abbiano preso parte alla manifestazione circa duemila persone, provenienti anche da varie zone della provincia) costituisca un “atto intimidatorio” nei confronti del potere mafioso, Rocco Mangiardi, l’imprenditore lametino che ha denunciato con coraggio la minaccia di estorsione subita, ha dato conferma della vigliaccheria dei malavitosi, che arretrano davanti ad un dito puntato contro di loro nelle aule dei tribunali.
E di certo a loro non avrà fatto piacere assistere nei servizi televisivi allo sventolio di bandiere del variegato mondo associativo presente, al lancio dei palloncini di “Libera” o alle inquadrature sugli striscioni che richiamavano alla responsabilità con queste parole: “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?” Per non parlare dei cori studenteschi, dei volti attenti dei bambini e di tutte le persone perbene –la stragrande maggioranza della popolazione calabrese- che con la mafia non hanno niente a che fare.

Ufficio stampa CSV Catanzaro

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