Lotta alla povertà: “i rischi che il Governo non deve correre”

 

Lotta alla povertà: “i rischi che il Governo non deve correre”

L’Alleanza di cui fa parte anche CSVnet, ha presentato un documento con le proposte per giungere a “scelte decisive” sulle politiche di contrasto alla povertà in vista della legge di bilancio. Oltre all’idea di ripartire dal Rei per migliorarlo, un’analisi dei pericoli sulle future decisioni da prendere in questo ambito 

“Servono scelte decisive capaci di dare risposte definitive alla povertà assoluta in Italia”: è questa la sfida che l’Alleanza contro la povertà, il cartello di associazioni di cui fa parte anche CSVnet, pone al Governo in vista della legge di bilancio.

I dettagli sono stati presentati questa mattina durante una conferenza stampa promossa dal deputato Pd Stefano Lepri a Palazzo Theodoli Bianchelli.

Quello che manca, secondo l’Alleanza, è il passo in avanti per costruire “un welfare che non lasci indietro nessuno”; come sottolineato nel documento presentato dal portavoce Roberto Rossini e dal coordinatore scientifico Cristiano Gori; “il Rei” – la prima misura nazionale contro la povertà assoluta, in vigore dal 2017 – “rappresenta un importante punto di partenza ma occorre realizzare una riforma che metta in campo un intervento con le caratteristiche del Reis (Reddito di inclusione sociale) per la cui introduzione ci battiamo da anni”.

Rispetto al Rei, destinato solo a una parte di persone che vivono in povertà assoluta, “i più poveri tra i poveri” ovvero 2,5 milioni di persone, il Reis si rivolgerebbe a chiunque si trovi in tale condizione, che si può quantificare in 5 milioni di persone, l’8,5 per cento di chi vive nel nostro paese.

Diverso è invece il Reddito di cittadinanza, lo strumento che il Governo ha intenzione di varare – su cui ancora non ci sono proposte concrete e che secondo le stime dovrebbe intervenire anche sulla popolazione in povertà relativa, pari a ben 9 milioni di italiani. Una sovrapposizione di target (persone in povertà assoluta e relativa) che secondo l’alleanza, rischia di creare fraintendimenti e incomprensioni nella definizione delle politiche di welfare oltre a disperdere le risorse.

In particolare secondo l’Alleanza sono cinque i rischi che il Governo dovrebbe evitare nelle future decisioni da prendere su questo tema. Il primo è legato a intraprendere una “riforma della riforma”. Adottare il reddito di cittadinanza significherebbe “smontare il Rei e assestare un colpo fatale alle politiche contro la povertà in Italia”; secondo l’Alleanza infatti il “welfare locale ha bisogno di stabilità” e le politiche pubbliche “dovrebbero proseguire sulla strada percorsa per misurare l’efficacia prima di cambiare direzione”. A questo si aggiunge la frammentazione del welfare, causata dall’adozione di ulteriori misure nuove e avulse dalle precedenti invece di rafforzare quello che già esiste.

Un’altra opzione da evitare riguarda  il ruolo dei centri per l’impiego: tra le ipotesi circola da tempo la possibilità di spostare le funzioni di governance di questo tipo di interventi dai Comuni ai centri dell’impiego, attualmente responsabili solo dell’inserimento lavorativo degli utenti del Rei. L’Alleanza ritiene che i “centri non sono strutturati in modo adeguato per poter svolgere questo tipo di funzione” ed affidare a loro la gestione significherebbe “mettere a rischio, almeno nell’immediato, la possibilità stessa di erogare la misura a tutti i richiedenti”.

L’Alleanza è inoltre contraria all’ipotesi di assegnare il futuro Reddito di cittadinanza solo ai cittadini italiani, una decisione che “sarebbe inapplicabile perché in contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione italiana e con la normativa europea di riferimento”.

L’ultimo pericolo riguarda l’ipotesi di non dare la priorità agli ultimi e destinare i finanziamenti disponibili a gruppi che pur essendo in difficoltà, non si trovano in povertà assoluta.

Il punto, conclude l’Alleanza, “è di compiere le scelte giuste”; il primo passo è che l’imminente legge di bilancio sciolga il nodo sui finanziamenti stabilendo che entro il 2021 la misura venga dotata dei 5.8 milioni mancanti per passare dal Rei al Reis; inoltre, prima di giungere alle decisioni definitive, sarebbe opportuno coinvolgere tutti gli attori impegnati nella lotta alla povertà a livello locale in modo “da non disperdere il sapere concreto che viene dai territori”.

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