Mensa dei poveri, occorre mettere in rete la solidarietà

Vibo

La Cgil fa proprio l’appello lanciato dai consiglieri Pilegi e Lo Schiavo

Mensa dei poveri, occorre mettere in rete la solidarietà

La proposta di Denardo: il volontariato potrebbe utilizzare le strutture e i beni confiscati alla criminalità organizzata

Stefania Marasco

Un’emergenza silente che avanza, fatta di numeri che nascondono volti e storie di disagio. Solo a luglio l’Istat fotografava una situazione al limite. Povera l’Italia, poverissima la Calabria, con un quarto della sua popolazione in condizioni di estrema povertà. Nuovi poveri, per lo più giovani e famiglie numerose. Perché manca il lavoro, mancano le opportunità, i servizi e persino l’assistenza. Un quadro che non risparmiava il Vibonese, che già nel 2015 risultava la provincia più povera della Calabria, e quart’ultima rispetto alla media nazionale.

Un capoluogo dove, però, quel disagio continua a restare avvolto nell’indifferenza. E sono rimasti inascoltati anche gli appelli che mons. Fiorillo già lo scorso anno lanciava. Chiedeva che venisse ripristinata la mensa dei poveri, quella che un tempo consentiva di dare un pasto ai tanti che in casa non lo hanno più. A distanza di un anno, però, nulla si è mosso.

Così, pure a palazzo “Luigi Razza” dove a sollevare il caso in Commissione era stata Loredana Pilegi. Un caso rimasto senza risposta, però. E per questo ora è in Aula che i consiglieri del Pd Pilegi e Antonio Lo Schiavo hanno deciso di chiedere quelle risposte sulla mensa.

Un appello che ha fatto eco anche fuori dal palazzo. E ha risposto “presente”, infatti, anche il segretario della Cgil Luigi Denardo convinto che l’impegno dei consiglieri del Pd sia «un gesto di grande sensibilità che coglie dal basso i bisogni di una crescente indigenza ed emarginazione di fasce molto deboli di popolazione. Un’umanità che i vibonesi hanno sempre avuto». Tuttavia, questo non basta. Lo sa Denardo che ha visto chiudere aziende e fabbriche e conosce la situazione di disagio che ormai dilaga, e in tal senso, ricorda come serva anche una «una maggiore disponibilità dell’amministrazione e del sistema pubblico per dare un efficiente modello organizzativo». Se il capoluogo è, insomma, solidale quella solidarietà si deve mettere in “rete” «abbiamo condizioni e strumenti per agire concretamente sul problema. Oltre alla istituzione di uno specifico fondo per le donazioni, si può creare una rete apposita di volontariato utilizzando strutture ampiamente disponibili dalla confisca dei beni e dei patrimoni alla criminalità». Da qui, il suo invito e la sua disponibilità per rimboccarsi le maniche, così che riapra la mensa e si costituisca «un’efficiente rete di azione atta a fronteggiare le crescenti forme di ingiustizie e di diseguaglianze sociali».

Allegato:

Il Samaritano

Esisteva una mensa anni fa, era il “Samaritano”, dove si distribuivano pasti ogni giorno e in alcuni casi erano anche portati a casa dai volontari a quanti erano impossibilitati a ritirarlo. Una parabola tutta in discesa, però, quella della struttura costretta a chiudere. E dopo la chiusura, a perdersi era stata anche la strumentazione. Un problema su cui la Pilegi aveva interessato la commissione. Ad oggi, in città, l’unica struttura che offre un pasto è la Sacra Famiglia che, però, non può garantire il servizio tutti i giorni e, in tal senso, il consigliere aveva proposto di creare una sinergia con la parrocchia per poter garantire almeno un pasto.

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