Morti sul lavoro, una strage senza fine. Ma lo Stato si gira dall’altra parte

Mentre ogni giorno i media sono costretti ad aggiornare il conteggio delle morti bianche italiane, come il caso Crotone di ieri, sono trascorsi dieci anni dall’approvazione del “Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro” che attende ancora la firma su circa venti decreti attuativi. «Chiediamo con forza al Parlamento e al nuovo Governo che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro vengano inserite tra le priorità dell’agenda istituzionale», è il commento del presidente Anmil Franco Bettoni.
Grave incidente sul lavoro stamattina a Crotone. Un vecchio muro di contenimento in cemento armato è crollato in un cantiere edile, investendo alcuni operai. Il bilancio attuale è di due morti e un ferito grave. È questo solo l’ultimo, di una lunghissima serie di fatti gravissimi, che ogni giorno ci costringono ad aggiornare il numero delle vittime.
Un trend in aumento, quello degli infortuni, che segue l’aumento del lavoro, come Vita.it aveva testimoniato qualche settimana fa pubblicando i dati dell’Anmil.

Franco Bettoni
Addirittura, in una drammatica intervista sul caso milanese Lamina, nel mese di gennaio, in cui persero la vita tre operai, il presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro, Franco Bettoni, aveva dichiarato tra le lacrime: «Sono stanco. I drammi si vedono dopo, per queste famiglie. E la cosa peggiore è che ci dimentichiamo di queste persone. Io non voglio trovare colpevoli. Non mi interessa. Dobbiamo salvare le persone. Mi perdoni ma sono molto scosso. Sono stufo».
Dopo questo sfogo la strage non ha accennato a fermarsi.
«Abbiamo assistito con profondo sgomento, in queste ultime settimane, a tragedie prevedibili e ingiustificate», ha sottolineato oggi Bettoni, «la notizia del grave infortunio a Crotone di questa mattina che ha causato la morte di due operai – che dimostrano quanto sia ancora lontana l’era della sicurezza negli ambienti di lavoro. Purtroppo, con la ripresa economica, sono tornati ad aumentare infortuni e morti sul lavoro e, secondo i dati INAIL, il trend, che per quasi 10 anni ha registrato una lieve ma costante diminuzione, sembra essersi arrestato».
I dati
Secondo gli ultimi dati disponibili rilevati dall’Open Data INAIL, in Italia nel 2017 le denunce d’infortunio sul lavoro sono state 635.433 (a fronte delle 636.812 del 2016 con variazione rispetto al 2017 del -0,21%), ben 1.029 quelle relative ai casi con esito mortale (a fronte delle 1.018 del 2016 con una variazione rispetto al 2017 dell’1%) e 58.129 quelle riguardanti le malattie professionali (a fronte delle 60.347 del 2016 con una variazione rispetto al 2017 del -3,6%).

Lo scandalo del Testo Unico
Il 9 aprile 2018 ricorrono i dieci dall’approvazione del Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro – quale risultato della combinazione delle disposizioni dei decreti legislativi n. 81/2008 e n. 106/2009 – che continua ad essere in Italia il punto di riferimento normativo in materia.
Tuttavia, pur contenendo la massima parte delle disposizioni prevenzionistiche applicabili, il T.U. non può definirsi esaustivo dell’intera materia né un corpo normativo consolidato, sia perché oggetto di continue modifiche, sia perché prevede molti provvedimenti di attuazione.
A tal proposito, a dieci anni dalla emanazione, il suo processo di attuazione non è stato ancora completato.
Dalla Relazione sullo stato di applicazione della normativa di salute e sicurezza e sul possibile sviluppo, che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha trasmesso il 10 gennaio 2017, emerge infatti che sono ancora una ventina i provvedimenti da attuare e alcuni riguardano materie anche di grande rilievo.
Tra tutti ad esempio il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, disciplinato dall’art. 27 del d.lgs. n. 81/2008 che – eccetto il caso degli ambienti confinati per i quali il sistema ha cominciato ad operare positivamente con il DPR 177/2011, e il settore della sanificazione del tessile e dello strumentario chirurgico per la qualificazione del quale è stata predisposta la bozza di un DPR – è rimasto lettera morta per tutti quei settori ad alto tasso infortunistico, ovvero caratterizzati da forti complessità organizzative e da gravi fenomeni di concorrenza sleale.
Tra i provvedimenti inattuati, emerge anche quello relativo all’attuazione dell’articolo 52 del Testo Unico, decreto a sostegno della pariteticità e della bilateralità. Tale provvedimento risulta importante ove si consideri il ruolo strategico a sostegno del sistema della pariteticità, quale fondamentale strumento messo in campo, ai sensi del d.lgs. n. 81/2008, dalle parti sociali in attuazione degli accordi interconfederali sottoscritti dalle organizzazioni nazionali più rappresentative in ambito sindacale al fine di dare alla politica di prevenzione un valore aggiunto, soprattutto per le piccole, medie e micro imprese.
Questo complesso di norme inattuate produce effetti negativi; in primis l’assenza di tutela per i lavoratori, parallelamente profonde incertezze nella gestione della prevenzione da parte dei datori di lavoro.
Peraltro è da sottolineare come alla incompleta attuazione del d.lgs. n. 81/2008 si sia affiancata negli ultimi anni la proroga di termini relativi a svariati provvedimenti.
È altresì doveroso, rilevare come, a dieci anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo n. 81/2008, sia ancora oggi possibile individuare prospettive di semplificazione, riordino e razionalizzazione delle sue disposizioni.
In tal senso né il decreto “del fare” (d.l. n. 69/2013) né le varie riforme del mercato del lavoro sembrano aver dato un contributo significativo all’auspicato processo di semplificazione e al conseguente innalzamento del livello di efficacia e di effettività delle tutele.
Pertanto, anche il Jobs Act, che con i suoi decreti attuativi ha modificato direttamente e indirettamente la normativa sulla sicurezza sul lavoro, può considerarsi un’occasione persa non essendo riuscito ad affiancare obiettivi di semplificazione e razionalizzazione a quello di completamento del relativo quadro normativo.
In questo contesto, dunque la semplificazione del quadro legale e degli adempimenti inutilmente gravosi non può dirsi del tutto compiuta.
È possibile tuttavia individuare ulteriori prospettive di integrazione, riordino e razionalizzazione della normativa prevenzionistica in alcuni DDL presentati negli ultimi due anni. Il riferimento è in particolar modo al DDL presentato dai senatori Maurizio Sacconi e Serenella Fucksia, recante Disposizioni per il miglioramento sostanziale della salute e sicurezza dei lavoratori, volto al riordino e alla semplificazione del Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro; nonché al disegno di legge recante la Disciplina per il riordino della normativa in materia di amianto in un Testo Unico; e al disegno di legge sull’introduzione nel Codice Penale del reato di omicidio sul lavoro e del reato di lesioni gravi o gravissime. di Lorenzo Maria Alvaro
fonte: www.vita.it

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