Oggi la prima giornata del Festival dell'Economia Civile

La nuova edizione del Festival si propone di «illuminare un altro pezzo di strada dell’orizzonte verso il bene comune». Spiega il direttore del Festival Leonardo Becchetti: «venti anni fa abbiamo anticipato da pionieri la rivoluzione della sostenibilità ambientale e sociale attualmente in pieno corso. Oggi vediamo avanti a noi la rivoluzione prossima ventura della ri-generazione»


«A cosa serve un festival interamente dedicato all’Economia Civile? Perché aspettiamo con ottimismo la terza edizione di questo appuntamento?». Questa la domanda su cui ruota la terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile che inizia domani a Firenze e si concluderà domenica (qui il programma).
La risposta, spiega il direttore del Festival Leonardo Becchetti, «è semplice, sopratutto dopo questo anno di pandemia». Un anno in cui si è lacerato il velo dello status quo. Uno status quo che, spiega Becchetti, «ci avvolgeva in una sorta di limbo in cui povertà, disuguaglianze e vuoto di relazioni, venivano tenute sotto controllo nell’illusione di una situazione socio-economica ancora tollerabile. Oggi l’esigenza di aggiornare il modello economico e le sue prassi appare ancora più pressante ed urgente dopo la crisi che ha segnato non solo l’Italia ma l’intero pianeta».
Ecco che in sintonia con la logica dell’economia civile «la lezione della pandemia non è affatto quella del ritorno allo stato tuttofare, la frontiera è oggi al contrario la capacità sempre maggiore delle istituzioni di avviare processi partecipativi come ad esempio quello della co-progettazione dei modelli di welfare con i cittadini e gli enti di terzo settore. Mai come in questo caso la strategia efficace per combattere i due mali pubblici globali coincide con quella da sempre sostenuta dall’economia civile. Nessun problema contemporaneo, nessun passo avanti sostanziale verso il bene comune si può compiere senza il concorso di quattro mani (meccanismi di mercato, istituzioni levatrici delle energie della società civile, imprese responsabili, cittadinanza attiva)».
Sullo sfondo di queste considerazioni la nuova edizione del Festival si propone di illuminare un altro pezzo di strada dell’orizzonte verso il bene comune: «venti anni fa abbiamo anticipato da pionieri la rivoluzione della sostenibilità ambientale e sociale attualmente in pieno corso. Oggi vediamo avanti a noi la rivoluzione prossima ventura della ri-generazione», spiega Becchetti.
La nuova edizione del Festival, conclude Becchetti, «è costruita per approfondire e mettere in pratica il concetto di generatività che comincia ad essere sdoganato passando dalla filosofia all’economia e alla politica (nasce la finanza d’impatto e generativa e nascono nuove forme di imprese generative, più ambiziose delle precedenti, che non guardano solo a profitti e redditività ma anche ad impatto sociale ed ambientale delle loro scelte). Da sempre la generatività è la nostra scelta perché concepiamo il festival non come un evento isolato ma come la tappa di un processo e di un percorso che anche quest’anno ci porterà a premiare le migliori startup, le migliori imprese sociali e le amministrazioni locali più innovative. Con la ricerca di buone pratiche nel paese come segno di speranza e stimolo all’innovazione imprenditoriale e politica. Perché si può dire “yes we can”, ma è più facile farlo se qualcuno già ci è riuscito in qualche parte del Paese».
Fonte: Vita

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