scritto da Clara Capponi
Nasce il Reddito di inclusione: il 27% delle famiglie indigenti italiane potrà contare su un sostegno economico fino a 480 euro al mese più progetti di inclusione sociale e lavorativa che saranno gestiti dai Comuni coinvolgendo i soggetti, soprattutto di terzo settore, che si occupano di contrasto alla povertà.
Via libera dal Senato al ddl 2494 delega relativo al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali che è stato approvato definitivamente oggi (9 marzo) con 138 Sì, 71 No, 21 astenuti.
Il provvedimento, che lo scorso luglio aveva già ottenuto l’ok della Camera, diventa legge e sancisce l’introduzione del reddito di inclusione (REI) per le famiglie sotto il livello di povertà assoluta, a partire dai nuclei con almeno un minore, oppure un disabile o una donna incinta, e con un Isee inferiore ai 3mila euro annui.
Si tratta di una novità importante per l’Italia, che si dota per la prima volta di una misura di contrasto alla povertà che affianca allo stanziamento di risorse economiche specifiche, anche un disegno organico dal punto di vista legislativo.
I fondi stabiliti ammontano a un miliardo e 600 milioni, mentre l’anno prossimo la dotazione salirà a quasi 1 miliardo e 800 milioni. Con questo budget si conta di assistere 400mila famiglie povere, pari a circa 1,8 milioni di persone ovvero il 27% delle famiglie indigenti presenti in Italia, che potranno contare su un sostegno mensile compreso tra i 320 e i 480 euro.
Ma la legge non si limita solo all’aiuto economico: il capofamiglia, infatti, sarà chiamato ad aderire a un progetto di inclusione sociale e lavorativa predisposto dal Comune. Tutta questa parte della normativa sarà affidata ai servizi sociali dei comuni, che avranno il compito di accompagnare le famiglie operando in rete con gli altri servizi del territorio e attivando collaborazioni anche con i soggetti privati, soprattutto di terzo settore, attivi negli interventi di contrasto alla povertà.
La sfida, come ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è riuscire a mettere a punto una progettazione integrata che ponga al centro le persone fragili e la complessità dei bisogni che esprimono. “L’obiettivo è la piena inclusione nella comunità di coloro che oggi si trovano ai margini”.
A tal fine il ministro ha annunciato l’aumento di 600 unità del personale dei Centri per l’impiego, che avranno un ruolo importante, insieme ai servizi sociali per quanto riguarda il reinserimento nel mondo del lavoro delle persone più deboli.
Sono inoltre già in preparazione i provvedimenti attuativi, che probabilmente saranno sintetizzati in un unico decreto “in modo da ottimizzare i tempi, rendendo operativo l’esercizio della delega prima dei sei mesi previsti, per dare risposta quanto prima ai cittadini in difficoltà” – dichiara Poletti.
Intanto qualcosa si muove già sui territori: prosegue infatti l’attuazione del SIA, il Sostegno per l’inclusione attiva, operativo da settembre 2016, che ha permesso di testare il nuovo approccio in 12 grandi città e che ha già dato risposte concrete a circa 65 mila famiglie per un totale di 250 mila persone.
Foto: © Enrico Andreis, Nicolò Pastorello, Marina Vercellio Progetto Fiaf – CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano“