Un progetto mirato al contrasto della povertà educativa nel settore dell’apprendimento a distanza, che parte dall’esperienza di bambine e bambini ospedalizzati a causa di gravi malattie, per arrivare alla realizzazione di un protocollo “collaudato” in scuole di diverso ordine e grado nel Nord, nel Centro e nel Sud del nostro Paese, da mettere a disposizione di tutti nell’ottica di una riflessione sulla didattica a distanza in questo periodo di emergenza sanitaria.
Agli insegnanti della scuola in ospedale, ai genitori e ai sanitari dei ragazzi che li curano, agli stessi bambini e ragazzi è stato chiesto cosa insegnano le esperienze dei giovani con patologie croniche sull’apprendimento a distanza. Gli intervistati hanno dato indicazioni preziose su come gestire “l’apprendimento durante il distanziamento” e su come gestire la classe rovesciata (da uno al piccolo gruppo, a tutti).
I loro contributi sono stati utilizzati per costruire raccomandazioni a disposizione del mondo della scuola, delle famiglie e di quanti operano nei progetti di lotta alla povertà educativa.
Le indicazioni raccolte sono state “messe alla prova” in 11 scuole distribuite tra Nord, Centro e Sud Italia, con uno stress test, grazie all’impegno e alla generosità di insegnanti e studenti che, nell’ultima fase dello scorso anno scolastico, quella più difficile, hanno provato ad utilizzarle.
I risultati sono ora condensati in raccomandazioni per facilitare l’apprendimento a distanza, utilizzabili su più vasta scala per ridurre le distanze.
È stato uno studio di fattibilità per una didattica più inclusiva, mirata al contrasto della dispersione educativa, con specifico riferimento all’apprendimento a distanza. Le bambine e i bambini ospedalizzati hanno messo a disposizione le proprie esperienze, raccontando come abbiano raggiunto traguardi non scontati: le sfide che hanno affrontato con impegno e coraggio si sono rivelate utili per tutti.
L’emergenza sanitaria da Coronavirus, che ha comportato in alcuni casi l’attivazione di forme di didattica a distanza, ogni giorno sta rendendo più evidente la necessità di risposte coraggiose per fare fronte al diritto costituzionale all’istruzione. Grazie a questo progetto, suggerimenti importanti vengono da chi ha sperimentato la più grande distanza mentre affrontava la doppia sfida della malattia e dell’apprendimento in condizioni davvero complicate.
I RISULTATI
Per quanto riguarda la scuola in ospedale, i ragazzi e le ragazze intervistati hanno dichiarato che l’insegnamento personalizzato è più proficuo sul piano dell’apprendimento, perché favorisce l’attenzione e il confronto con l’insegnante.
Questo approccio è ritenuto fondamentale per sostenere gli studenti in un momento di difficoltà come quello della malattia, aiuta ad avere un obiettivo, a non lasciarsi andare. Incoraggia sul piano psicologico e pratico.
Rispetto agli alunni della scuola primaria coinvolti “nello stress test”, invece, il 62% ha dichiarato di apprezzare la didattica a distanza e il 91% di avere appreso cose nuove. Anche se molti di loro hanno sentito la mancanza dei propri compagni di classe (44%).
Nello specifico, ai bambini della scuola primaria è stato chiesto cosa sia mancato di più in questo periodo. C’è chi ha risposto le maestre, gli amici, i compagni di classe, i corridoi pieni, la ricreazione, i laboratori, la LIM, i banchi, la lavagna e chi ha sentito la mancanza dei compiti insieme all’insegnante, l’ansia per l’interrogazione, gli spettacoli, le gite, la ginnastica in palestra, le lezioni con la classe, i collaboratori scolastici, il giardino e, in generale, il contatto fisico e il confronto con tutto ciò che ruota attorno al mondo della scuola.
Valori simili anche per la scuola secondaria di primo grado – l’86% degli intervistati dichiara di avere imparato cose nuove – e di secondo grado: al 57% degli intervistati è piaciuta la didattica a distanza e il 71% ha dichiarato di avere imparato cose nuove.
In tutti gli ordini di scuola è emersa una certa fatica nel seguire le lezioni in didattica a distanza, anche se, dall’altra parte, viene riconosciuta la spinta derivante dalla DaD a una maggiore responsabilizzazione degli studenti nell’organizzazione dello studio, a una maggiore autonomia e, allo stesso tempo, il vantaggio della flessibilità dell’orario e della promozione di un’idea diversa sul ‘fare scuola’, basata anche sull’utilizzo delle tecnologie quali alleate della didattica.
Tra i suggerimenti per migliorare la didattica a distanza, oltre alla necessità di avere libri digitali per chi non li ha, migliori connessioni, pc e tablet, le raccomandazioni si sono concentrate sulle soluzioni didattiche. Se non sono personalizzate, tarate sulle diverse difficoltà e capacità di ogni studente, se non sono capaci di valorizzare il lavoro personale e in piccoli gruppi si manifesta il rischio dell’aumento del distanziamento dalle pari opportunità e dal diritto costituzionale all’istruzione. Per evitarlo si consiglia di bilanciare le videolezioni con esercitazioni, imparare concretamente, verificare in tempo reale le difficoltà di apprendimento e i traguardi raggiunti. Per facilitare il confronto in remoto è importante trovare il ritmo giusto tra teaching e learning, insegnare e imparare, con lezioni modulate (contenuti, esempi, utilità pratica, testimonianze…). In particolare le forme di valutazione devono essere concepite quali palestre quotidiane dove i traguardi vengono dimensionati sulle potenzialità di ogni ragazzo, come nello sport.
Fonte: Con i Bambini