Le associazioni animaliste calabresi sono nuovamente in fermento, a causa di una normativa in materia di randagismo che rischia di incrementare confusione e inadempienze in una Regione già logorata dalle zoomafie, ormai notoriamente sempre più infiltrate nel fenomeno.
Con una missiva del 30/03/2023, le associazioni ENPA Crotone, Zampe in Salvo ODV di Paola (CS), Adozione Argo Protezione Animali di Cirò (KR), OIPA Lamezia Terme, LAV Vibo Valentia, OIPA Cosenza, OIPA Reggio Calabria, GAIA Animali & Ambiente Calabria di Orsomarso (CS), Associazione Amici a 4zampe ODV di Girifalco (CZ), Associazione Fata di Lamezia Terme (CZ), hanno sottoscritto una richiesta di sospensione dell’iter di approvazione della proposta di Legge n. 98/12^ a firma del Cons. Graziano, in materia di “Tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo”, indirizzata al Presidente della Regione, al Presidente del Consiglio della Regione Calabria e a tutti i Consiglieri, nonché al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministero della Salute.
Con tale missiva i firmatari denunciano la grave mancata consultazione delle Associazioni Animaliste quali interlocutori esperti nella tutela degli animali; gli stessi affermano di aver esaminato la bozza della normativa appena resa disponibile, sviscerato gli articoli e annotato ogni criticità che la rende “lettera morta”. Il confronto tra organi politici e volontariato, nonostante le numerose richieste di incontro avanzate dalle Associazioni, non è stato mai accordato, e ora che la Legge è in corso di approvazione si rischia non solo di veder svanire la possibilità di avere una regolamentazione chiara ed efficace del fenomeno, ma addirittura di vedere incrementare il randagismo.
Eppure, è cosa ben nota, sono proprio le associazioni che, a fronte di Comuni e Aziende Sanitarie troppo spesso inadempienti nei confronti dei compiti loro attribuiti, da anni combattono contro una delle peggiori piaghe del nostro territorio calabrese, non solo prendendosi cura degli animali abbandonati, ma svolgendo un ruolo di divulgazione di una cultura di prevenzione che contrasti il randagismo sul nascere.
A parere delle associazioni, la norma contiene gravi criticità che richiedono perentoriamente un consistente intervento di modifica da parte del Legislatore Regionale. Le stesse sostengono che accogliere le istanze di coloro che sono parte attiva e legittimamente riconosciuta nel conseguimento degli obiettivi che tale Legge si pone comporti la possibilità di offrire alla nostra Regione, ma soprattutto agli attori coinvolti, un testo normativo che sia quanto più possibile chiaro, efficace, attuabile e soddisfacente nel raggiungimento del suo scopo: tutelare gli animali e prevenire il randagismo.
Alla richiesta di sospensione sono state allegate le osservazioni al testo normativo, che denunciano, tra le altre censure, la mancanza di una reale governance del fenomeno: si illustrano i nobili obiettivi da conseguire, senza affrontare l’atavica assenza dei canili sanitari ove mettere in campo le primarie misure di prevenzione (sterilizzazione e microchippatura), senza alcuna agevolazione per la reimmissione sul territorio dei c.d. cani di quartiere e per le adozioni degli animali abbandonati; l’impressione è che piuttosto si continui a perseverare nell’attuale fallimentare gestione del fenomeno basata su catture e detenzioni nei canili, con le note conseguenze rovinose per l’erario.
E’ bene ricordare che i volontari animalisti, nell’indifferenza generale di amministratori, veterinari, politici, autorità giudiziarie, nel corso di decenni sono stati gli unici ad essersi adoperati per salvare la vita a cani e gatti vaganti, facendo risparmiare alle casse pubbliche, attraverso le adozioni, centinaia di migliaia di euro. Il loro operato oggi viene mortificato dalla proposta di legge, che, al contrario, non affronta con una rigorosa disciplina il settore dei canili, che ancora oggi si configurano come una prigione a vita per migliaia di cani.
Oltre il danno la beffa insomma: non solo norme insufficienti, superflue e contraddittorie, ma addirittura norme che vogliono privare la collettività di quell’importante “cuscinetto” rappresentato dai volontari – di cui hanno usufruito e usufruiscono gratuitamente Comuni e Aziende Sanitarie – i quali si troverebbero ingiustamente ad essere considerati, da un giorno all’altro, dei trasgressori da punire.
Le associazioni animaliste intendono rivolgere un appello a tutte le istituzioni interessate dalla missiva, poiché la Calabria merita di poter compiere un salto di civiltà nella tutela degli animali di affezione, vestendo, tuttavia, un abito che le sia cucito addosso. Nei prossimi giorni le associazioni animaliste interesseranno della vicenda anche tutti i Sindaci calabresi, principali responsabili, civilmente e penalmente, di ciò che accade sul territorio dei propri Comuni, invitandoli a rivolgere istanze di consultazione e modifica della proposta di Legge, che impone loro impegni di spesa senza alcun supporto finanziario da parte della Regione e li priva, per di più, della possibilità di abbattere le spese di detenzione nei canili grazie alle adozioni curate dai volontari animalisti.
Fonte: Wesud