La divulgazione su scala nazionale della metodologia Teci (Terapia Espressiva Corporea Integrata) per la cura ed il contenimento naturale delle demenze, ideata da Elena Sodano, presidente dell’associazione Ra.Gi. Onlus, prosegue senza sosta e giovedì 29 novembre il metodo, unico in Italia, è stato presentato per il secondo anno consecutivo, ad un evento nazionale di spicco nel panorama della cura delle disabilità: il “Forum della Non Autosufficienza (e dell’autonomia possibile)”, organizzato dal Gruppo Maggioli e giunto ormai alla sua decima edizione.
Svolto nelle giornate del 28 e 29 novembre 2018, a Bologna, nel Centro Congressi del Savoia Hotel, questo evento, che oramai è diventato un punto di riferimento nazionale per tutte le figure professionali che lavorano nel campo della cura e dei servizi alla persona, si pone l’obbiettivo di affrontare il tema della disabilità in modo completo ed esaustivo, fornendo anche occasioni di confronto e dibattito tra i vari partecipanti e cercando di suggerire approfondimenti e soluzioni da adottare nell’immediata quotidianità.
La metodologia Teci, accuratamente descritta nel libro “Il Corpo nella Demenza” (Maggioli, 2017), scritto dalla stessa Elena Sodano, si è inserita in questo contesto proponendosi come strumento terapeutico in grado di creare un ponte di comunicazione con chi, affetto da demenza, non è più in grado di relazionarsi in modo convenzionale. Tutto questo attraverso il corpo, l’unico strumento che chi soffre di queste malattie ha a disposizione per esprimere i propri bisogni. Dunque una comunicazione che passa attraverso l’esperienza corporea. Però tale esperienza deve appartenere prima di tutto al terapeuta, per far sì che egli acquisisca tutta la consapevolezza necessaria per poter instaurare una profonda relazione terapeutica con il paziente.
Durante il seminario, che constava di una parte teorica e di una pratica, con lo svolgimento di un laboratorio esperienziale, Elena Sodano ha spiegato che “dopo la diagnosi di demenza il corpo del paziente non viene più tenuto in considerazione. Piano piano esso si spegne e allo stesso modo si perde ogni contatto fisico, emozionale, affettivo. Il metodo Teci si basa sull’intuizione che nonostante la devastazione cerebrale dovuta alla malattia, è ancora possibile “raggiungere” il paziente attraverso il contatto, il movimento corporeo, le emozioni. Ma prima che il terapeuta possa giungere ad utilizzare il proprio corpo come strumento terapeutico, ci vuole competenza e formazione”.
Il metodo Teci si rivolge prima di tutto al terapeuta, affinché egli possa sperimentare i propri confini personali e limiti corporei, per poi poter riconoscere quelli del paziente. La profonda relazione terapeutica così instaurata, conduce alla ricerca della storia personale del paziente, stimolando ricordi ed esperienze vissute e allo stesso tempo dona significato ad un presente che diviene tempo di vita anziché di rinuncia e di attesa.
Numerosi professionisti della cura provenienti da tutta Italia, a Bologna, si sono messi in gioco in prima persona, condividendo insieme ad Elena Sodano la sfida di un cambiamento che conduce al passaggio da una dimensione analitica della cura ad una dimensione basata sul contatto, sulla conoscenza e sull’esplorazione, che permette di penetrare nei meandri più bui della demenza.
Un cambiamento che implica una comprensione ed accettazione della malattia e di ciò che essa comporta, al di là dei percorsi di cura farmacologici rivolti esclusivamente all’organo cervello.