Ancora una volta la Ra.Gi. Onlus parla ai ragazzi, con la campagna di sensibilizzazione ed informazione sui disturbi del comportamento alimentare pensata per celebrare, per il quarto anno consecutivo, la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Ad ospitare la manifestazione dal titolo “Io sono corpo” è stato l’Istituto Comprensivo “Sabatini” di Borgia. Oltre al suddetto istituto, guidato dalla professoressa Rosa Procopio, ha collaborato alla realizzazione dell’iniziativa la sezione “Nutriamoci di vita”, attiva all’ interno della Ra.Gi.
La due giorni, che proseguirà sabato 21 marzo a Nicotera (Vv), celebra il Fiocchetto Lilla, nato per ricordare Giulia Tavilla, diciassettenne morta il 15 marzo 2011 a causa dei Dca e per diffondere la conoscenza su questi tipi di patologie, per le quali in Italia si continua a morire soprattutto per la carenza di strutture specializzate. La stessa Giulia, infatti, è morta proprio perché le liste d’attesa, nei pochissimi centri aperti in Italia, erano lunghissime.
La scelta del Fiocchetto Lilla come simbolo della lotta contro i Dca affonda le sue radici in America, dove viene adottato in questo senso da più di trent’anni. Le associazioni che fanno capo a “Consulta Noi” (la Consulta Nazionale per la lotta ai Dca, riconosciuta anche dal Ministero della Sanità, che comprende 20 associazioni italiane e di cui fa parte anche la Ra.Gi.) hanno scelto di mantenere questo simbolo per coerenza di intenti, conferendogli accezione di sensibilizzazione ed informazione sulle maggiori cause dei devastanti effetti che i Dca determinano nell’individuo e nella famiglia. L’intento profondo della celebrazione di questa giornata è quello di scoraggiare il distacco e il disinteresse, accrescere la consapevolezza a livello individuale e istituzionale, creare una rete di solidarietà rivolta verso chi è colpito da queste patologie; in contrapposizione al disagio relazionale, al senso di abbandono.
Questa mattina, le esperte della Ra.Gi. hanno creato uno spazio di confronto e dibattito con i ragazzi del “Sabatini”. La terapeuta espressivo corporea Elena Sodano, le psicologhe e psicoterapeute Vittoria Vardè e Maria Antonella Quatraro e la nutrizionista Rosaria Leuzzi hanno cercato di trasmettere dei messaggi positivi sui concetti di bellezza e autostima e, con il supporto di spot, video e cortometraggi, hanno fatto luce sui meccanismi di manipolazione della realtà, che rendono i modelli proposti dai media degli esempi irraggiungibili.
Il concetto di bellezza che arriva dai media diventa sempre più ristretto, insano e inaccessibile, ogni giorno che passa. Un processo questo che è fortemente deleterio per gli adolescenti in quanto, come afferma la psicoterapeuta Vittoria Vardè «può condurli a una valutazione di sé centrata principalmente o esclusivamente sul peso, sulla forma del proprio corpo e sulla propria capacità di controllarli, tutti fattori legati ai Dca».
Come ha ricordato la dottoressa Quatraro, «in questa fase della loro vita, gli adolescenti sono alla ricerca della propria identità, esprimono i propri sentimenti attraverso le azioni più che con le parole, si preoccupano se alcuni particolari del loro aspetto fisico o un determinato comportamento non sembrano nella “norma” rispetto al gruppo». Ma i modelli che ci vengono proposti ogni giorno e cui i ragazzi si ispirano, non sono reali e per di più, la bellezza è un valore culturalmente e socialmente dato, che si modifica nel tempo e nello spazio. Dunque occorre curare la propria personalità e rimanere se stessi, dando il giusto peso anche ad una corretta alimentazione, che può garantirci di mantenere un aspetto fisico gradevole, rimanendo in buona salute. La dottoressa Leuzzi ha ricordato ai ragazzi che «la scelta degli alimenti va fatta, certamente, in base ai propri gusti, ma anche pensando alla loro funzione specifica. Solo se opportunamente variato, il cibo può fornirci tutto quanto necessita al nostro organismo».
«Anche il legame con le proprie emozioni è un aspetto molto importante, che aiuta i ragazzi a ritrovare la propria autenticità – afferma la dottoressa Sodano -. Le metodologie di prevenzione della Ra.Gi. puntano anche a curare l’aspetto emozionale e relazionale, che spesso passa in secondo piano in un mondo sempre più frenetico, superficiale che punta all’omologazione».