Raccontare un gol al tifoso che non vede
Mike Kearney La gioia in curva a Liverpool È
un’alluvione di tweet, di commenti, di emoticons quello che accompagna il decisivo e funesto (per il Napoli) gol d e l l ’egiziano Mohammed Salah, il Faraone, a vantaggio del Liverpool. Momo è abituato a raccogliere ovazioni e consensi: alle ultime elezioni, la scorsa primavera, si è piazzato subito dopo il presidente uscente e rientrante, Abdel Fattah Al-Sisi, con un milione di voti. E senza nemmeno essersi candidato, o anche solo averci pensato.
Ma stavolta tre milioni di sguardi commossi non sono stati per lui, né per la sua impresa all’Anfield, che vale al Liverpool il passaggio al turno successivo della Champions League. Stavolta, a diventare beneficamente virale, sono le immagini di un tifoso che, dagli spalti, non fissa il campo, ma tiene gli occhi rivolti al cielo, mentre qualcuno al suo fianco gli grida qualcosa all’orecchio, cercando di sovrastare il baccano circostante. Stavolta è la gioia di un ragazzo di 26 anni, che ha perso quasi completamente la vista da quando ne aveva sette, a oscurare il trionfo del Messi d’Egitto. Il fan dalla felpa grigia e la sua audioguida vivente, che gli descrive l’azione sul campo, sono entrati nel cuore degli spettatori, simbolo di una solidarietà più profonda della comune fede sportiva.
Perfino la Bbc si è messa in pista per scoprire tutta la storia dei due amici-complici che, una volta identificati, si sono rivelati cugini: Mike Kearney e Stephen Garcia, di Bootle, cittadina di 78 mila abitanti nel nord ovest dell’Inghilterra. «Sono un tifoso come gli altri — ha rivendicato Mike, colpito da una malattia degenerativa agli occhi, la Retinite pigmentosa, fin da bambino —; anche se vedo molto poco, continuo a cantare, gridare e festeggiare le vittorie dei Reds». Dei quali non perde un match in casa da almeno cinque anni. «Certo, mi piacerebbe vedere meglio, ma questo non significa che non sia in grado di farmi un’opinione. Ero molto sollevato quando abbiamo segnato». In quel magico (per i Reds) 34° minuto, quando il pallone si è infilato tra le gambe del portiere del Napoli, David Ospina, Mike ha capito dal boato dello stadio quel che era accaduto, ma non come, né per piede (o testa) di chi: «Credevo che avesse segnato Mané — ha raccontato —, finché mio cugino non mi ha detto: è Mo!». Il bomber egiziano. Negli attimi successivi, la telecamera ha inquadrato le gradinate e Stephen girato all’orecchio di Mike: «È il momento che meglio spiega perché amiamo il calcio così tanto» ha commentato il giornalista sportivo Jack Kenmare. Mike potrebbe usufruire del servizio di radiocronaca messo a disposizione degli ipovedenti dal club: «Ma preferisco immergermi nell’atmosfera e ascoltare i commenti di mio cugino o di chiunque altro, anche cinque fila più in là». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Passione Colpito da una malattia degenerativa agli occhi «Canto, festeggio e grido come gli altri» Allo stadio Mike Kearney, 26 anni, è un tifoso del Liverpool