Lo dice il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ribadendo come la legge di bilancio, nell’istituire un fondo dedicato all’attuazione del Reddito di cittadinanza cui confluiranno le risorse per il REI ha fatto salve le risorse della Quota dedicata al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali.
I servizi sociali dei Comuni sono da rafforzare «anche nella prospettiva di superamento del REI in favore dell’introduzione del Reddito di Cittadinanza». Lo scrive il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nelle “Linee Guida per l’impiego e la rendicontazione della Quota servizi del Fondo Povertà 2018 destinata al finanziamento dei servizi per l’accesso al Reddito di inclusione, per la valutazione multidimensionale e per i sostegni da individuare nel progetto personalizzato dello stesso REI”, pubblicate il 22 novembre. «L’esigenza di rafforzamento dei servizi sopra elencati permane valida anche nella prospettiva di superamento del REI in favore della introduzione della più amplia misura del Reddito di cittadinanza. Al riguardo, il disegno di legge di bilancio, nell’istituire un fondo dedicato all’attuazione del Reddito di cittadinanza, cui confluiranno le risorse del Fondo Povertà destinate al beneficio economico del REI, ha fatte salve le risorse della Quota dedicata al rafforzamento degli interventi e dei servizi sociali, il cui potenziamento è funzionale alla presa in carico dei soggetti e dei nuclei maggiormente vulnerabili». Una notizia – quest’ultima – che avevamo anticipato nelle scorse settimane, accolta con soddisfazione da Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali, per cui quella del Governo è una decisione che «va apprezzata».
La “parte” del Fondo destinata agli ambiti territoriali sociali delle Regioni (la “Quota servizi del Fondo Povertà”) è pari a euro 272 milioni per l’annualità 2018. A valere su questa quota servizi del fondo povertà, possono essere rafforzati il segretariato sociale, inclusi i servizi per l’informazione e l’accesso al REI e il servizio sociale professionale per la presa in carico, inclusa la componente sociale della valutazione multidimensionale, mentre rispetto ai sostegni da individuare nel progetto personalizzato si potranno rafforzare i tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione, il sostegno socio-educativo domiciliare o territoriale, incluso il supporto nella gestione delle spese e del bilancio familiare e l’assistenza domiciliare socio-assistenziale e servizi di prossimità. Le risorse vanno dai quasi 46 milioni della Campania e circa 42,5 della Sicilia ai 408mila euro della Valle d’Aosta.
Il Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà definisce anche le priorità di impiego di tali risorse per lo sviluppo degli interventi e dei servizi necessari per l’attuazione del REI come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale.
La prima priorità di impiego è il rafforzamento del Servizio Sociale Professionale: «la Quota del Fondo di competenza di ciascun Ambito, deve essere, in primis, impiegata per garantire sul territorio la presenza di almeno 1 assistente sociale ogni 5 mila abitanti» (ad esempio gli ambiti con meno di 1 assistente sociale ogni 20.000 abitanti dovranno vincolare a tale obiettivo almeno il 60% delle risorse).
La seconda priorità di impiego è il rafforzamento degli interventi di inclusione per «garantire che almeno per tutti i nuclei in cui si sia proceduto alla definizione del quadro di analisi approfondito, attraverso l’Equipe Multidisciplinare, venga attivato nel progetto uno degli interventi o dei servizi sociali sopra riportati nell’elenco dei Sostegni. In particolare, deve essere prevista l’attivazione di un percorso di sostegno alla genitorialità ogni qual volta si presenti una situazione di bisogno complesso come sopra definita e nel nucleo sia presente un bambino o una bambina nei primi mille giorni della sua vita».
La terza priorità di impiego sono i Punti di accesso alle misure di inclusione: per garantire il livello essenziale dell’informazione e dell’accesso al REI «è necessario prevedere, in ciascun ambito territoriale almeno un punto di accesso ogni 40.000 abitanti. Laddove, nell’ambito territoriale siano compresi comuni con meno di 10 mila abitanti, per tutti tali comuni va complessivamente previsto un punto di accesso ogni 20 mila abitanti; se invece nell’ambito è compreso un comune capoluogo di città metropolitana, per tale comune l’obiettivo è fissato in un punto per l’accesso ogni 70 mila abitanti». di Sara De Carli
fonte: www.vita.it