Rapporto Unar 2014: l'Italia non attrae più come una volta gli stranieri

Oltre 5 milioni di stranieri regolarmente presenti in Italia, quasi 2 milioni e mezzo di famiglie con almeno un componente straniero. Altrettanti risultano essere gli stranieri occupati, oltre 1 milione di minori di cui molti di seconda generazione, oltre 800mila studenti iscritti a scuola, quasi mezzo milione di imprese che fanno capo a persone nate all’estero. È il quadro complessivo tratteggiato dal Dossier statistico immigrazione 2014-Rapporto Unar, presentato ieri, 29 ottobre, a Roma presso il teatro Orione e, contemporaneamente, in altre 26 città italiane.

Il Dossier, curato dal Centro studi Idos, offre un’immagine statistica aggiornata dei flussi migratori, di chi soggiorna nel nostro Paese e l’insieme della presenza straniera regolare in Italia, dell’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro e nella società, del panorama multireligioso, dello stato delle Pari Opportunità.

Al contrario di quanto spesso si creda, i dati denotano un sostanziale policentrismo nei paesi di origini dei migranti: 196 stati di provenienza, anche se il 51% degli immigrati arriva da solo 5 paesi (Romania, Albania, Marocco, Ucraina, Cina). Il 10,3% di essi arriva in Italia con in mano una laurea e il 32,4% ha almeno un diploma (dati del censimento 2011) e risiede nel nostro Paese in condizione assolutamente regolari: nel 2013 sono stati 169.055 i visti rilasciati per soggiorni superiori ai 90 giorni; in aumento anche i cittadini italiani per acquisizione, passati da 285.785 del 2001 a 671.394 nel 2011 a cui si aggiungono 65.383 che hanno ottenuto la cittadinanza nel 2012 e 100.712 nel 2013.

Tra le differenze più marcate rispetto al passato, vi è il crollo degli ingressi per motivi di lavoro. Secondo il Dossier, infatti, anche per colpa della crisi economica, l’Italia non ha più lo stesso grado di attrattività per le persone che lasciano i propri paesi in cerca di lavoro e che, sempre più spesso, preferiscono tornare a casa o spostarsi nel resto d’Europa. Nel 2013, i visti per soggiorni superiori a 90 giorni sono stati 169.055, di cui solo 25.683 per lavoro subordinato e 1.810 per lavoro autonomo, mentre quelli per ricongiungimento familiare sono stati ben 76.164. Chi arriva dunque, spesso ha già la famiglia ad attenderlo. I nuovi nati nel 2013 sono stati oltre 77mila. Segno di una presenza che va sempre più stabilizzandosi.

Per quanto riguarda il lavoro, gli immigrati sono considerati indispensabili ma le loro figure, in aziende e imprese, restano subalterne. Secondo il dossier, infatti, sono 2,4 milioni gli occupati stranieri, oltre un decimo del totale (l’incidenza era solo del 3,2% nel 2001), ma con una quota consistente di disoccupati: 493 mila alla fine del 2013. Tra gli stranieri il tasso di disoccupazione è salito nello stesso anno al 17,3%, mentre tra gli italiani all’11,5%; viceversa, il tasso di occupazione è sceso al 58,1% tra gli stranieri e al 55,3% tra gli italiani. Lo scorso anno è cresciuto anche il divario della retribuzione netta mensile percepita in media dagli stranieri (959 euro rispetto ai 1.313 euro dei lavoratori italiani). Inoltre più di un terzo (35,3 per cento) degli occupati svolge professioni non qualificate.

Il rapporto presenta anche numeri e informazioni riguardanti gli aspetti problematici, specialmente in questa fase di crisi: dai Centri di identificazione e di espulsione agli sbarchi, dall’accoglienza dei richiedenti asilo ad un inserimento sociale ancora lontano dal garantire un pieno riconoscimento e una piena condivisione di diritti, doveri e opportunità. A tal proposito, sono stati evidenziati 4 ambiti specifici nei quali gli stranieri avvertono maggiormente la discriminazione: l’accesso alla casa (pagare un affitto costa ad un immigrato il 20% in più rispetto ad un italiano), la canalizzazione verso gli studi superiori (solo un quinto degli studenti di origine straniera sceglie un liceo invece di un istituto che avvia al lavoro), il tasso di impiego lavorativo e la tenuta occupazionale (il 50% circa dei lavoratori immigrati ha un contratto precario, contro il 30% degli italiani).

A curare i capitoli del volume sono stati circa 100 redattori, tra cui diversi autorevoli esperti, coordinati da Idos, che ha messo a disposizione dell’UNAR e del Dipartimento per le pari opportunità la pluriennale esperienza di ricerca maturata con il Dossier Statistico Immigrazione.

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