Rei: al Sud il 70% dei riceventi
Più di un milione di persone aiutate, assegno medio di 305 euro Povertà. ROMA entre si attende per la prossima primavera il debutto del reddito di cittadinanza, previsto dalla legge di bilancio ma ancora tutto da dettagliare, l’Inps rende noti i dati sul Rei, la prima misura universale anti-povertà entrata in vigore all’inizio di quest’anno. In nove mesi, tra gennaio e settembre, il nuovo sussidio ha raggiunto 379mila famiglie, ovvero 1,1 milioni di persone, delle quali circa sette su dieci sono residenti nel Sud e il 10% di provenienza extracomunitaria. L’assegno erogato dall’istituto in media vale 305 euro, graduato in base al numero dei componenti di ogni nucleo: si parte dai 177 euro per il singolo ai 433 per le famiglie di sei o più componenti. Va ricordato che fino a giugno il Rei veniva concesso, oltre che in base ai requisiti di reddito, alle sole famiglie dove era presente un minore, una donna in gravidanza, un disabile o un disoccupato ultra55enne. Da luglio è stato esteso a tutti i tipi di nuclei acquisendo un carattere di piena universalità e convolgendo appunto 1milione 114mila persone dalle 810mila del primo semestre dell’anno. La misura resta però ben lontana dal raggiungere non solo gli oltre 5 milioni di poveri assoluti censiti dall’Istat ma anche l’obiettivo dichiarato di 2,5 milioni di persone in particolare stato di bisogno. È interessante notare come in base alle cifre dell’Inps il costo dell’erogazione del Rei agli attuali beneficiari, se esteso su base annua, è di circa 1,5 miliardi di euro. La manovra stanzia per l’assegno di cittadinanza nel 2019 (che sostituirà il Rei) nove miliardi di euro. In teoria quindi i fondi permetterebbero di allargare di sei volte la platea dei beneficiari, arrivando più o meno a coprire quei 6,5 milioni di cittadini che è l’obiettivo annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio, ma erogando un
M importo nettamente inferiore ai 780 euro al mese promessi. Tornando ai dato sul Rei quasi la metà dei nuclei beneficiari, il 47%, risiede in sole due regioni: la Campania e la Sicilia. Uno squilibrio territoriale che riflette la grande disparità nella distribuzione della ricchezza in Italia. Il sussidio è erogato solo nel 19% dei casi a cittadini del Nord e nel 12% del Centro Italia. Il tasso di inclusione, cioè il numero di persone coinvolte ogni 10.000 abitanti, a livello nazionale è pari a 184, ma nelle due maggiori regioni del meridione è superiore a 500 mentre in Friuli e Trentino Alto Adige crolla a quota 23.
I nuclei con minorenni sono 208mila e rappresentano il 55% di quelli beneficiari della misura. Il 32% del totale sono famiglie con quattro componenti, mentre quelle con disabili rappresentano il 18%. Dal luglio scorso, quando si sono allargati i criteri di accesso all’assegno anti-povertà c’è stato un incremento dei “nuovi” nuclei beneficiari del 76% rispetto a giugno. E il richiedente più frequente, il 41% dei casi, è diventata la famiglia con un solo componente. L’importo medio mensile per famiglia erogato nei nove mesi presi in esame, pari a 305 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va dai 239 euro per i beneficiari della Valle d’Aosta ai 336 euro per la Campania. L’incidenza dei percettori extracomunitari è appunto del 10% sul totale nazionale. Una percentuale che sale al 30% tra le famiglie beneficiarie del Nord, e al 22% tra quelle del Centro. Mentre solo il 3% dei percettori del reddito di inclusione del Sud è di origine extraUe.(N.P.) Il bilancio Inps
In nove mesi, tra gennaio e settembre, il Reddito di inclusione ha raggiunto 379mila famiglie. I nuclei con minorenni rappresentano il 55% del totale