Sono trascorsi tre anni dall’insediamento di questo Consiglio Direttivo, oggi pervenuto a scadenza, e ci apprestiamo ad eleggere il nuovo unitamente agli altri organismi statutari.
Il mio augurio è che questo avvenga nella consapevolezza del particolare momento che il mondo del volontariato attraversa. Si ha la netta sensazione di un certo affievolimento dello spirito del volontariato; i dati ci dicono, infatti, che i volontari sono in forte diminuzione tanto che negli ultimi rilevamenti si è passati dagli oltre 5.5 milioni del 2015 ai 4.6 del 2021.
Il dato, evidentemente, risulta allarmante e richiede la necessità di interventi da parte delle pubbliche istituzioni, in particolare da Regione ed EE. LL., con politiche, strumenti e mezzi idonei ad interrompere ed invertire una tale pericolosa tendenza. Da parte nostra occorre un più forte e rinnovato impegno volto a favorire l’ingresso di nuovi volontari, a intercettare il mondo dei giovani ed avviare un necessario ricambio generazionale.
Ringrazio, quindi, quanti hanno avanzato la propria candidatura e ringrazio le associazioni, nostri soci, che in questo mese di settembre hanno avviato una adeguata riflessione in vista di questa assemblea elettiva.
Si sono tenute, infatti, tre assemblee provinciali, a Catanzaro, a Crotone e a Vibo Valentia, per valutare l’operato di questi tre anni e per mettere a fuoco linee politiche e prospettive di sviluppo del nostro CSV Calabria Centro nel prossimo futuro.
Dalle assemblee è venuta fuori una unanime consapevolezza del momento che attraversiamo e di una necessaria crescita del volontariato quale portatore di solidi e sani valori e quale elemento imprescindibile per lo sviluppo delle comunità in cui operiamo. Non è mancato, in verità, qualche manifestazione di malessere circa l’accorpamento dei tre centri, e ciò in particolare a Vibo Valentia, con mugugni ed anche ripensamenti circa il processo di ristrutturazione dei centri di servizio della nostra regione. Io resto convinto, se mai, che la riorganizzazione sia stata necessaria ed oggi è irreversibile. Occorre andare avanti accelerando sulla piena integrazione fra i tre centri ed anche sul livello regionale dove permangono resistenze, incomprensioni e momenti di netta divisione. Non a caso, al momento, risulta attivata e momentaneamente accreditata da CSVnet una confederazione regionale composta dai soli centri di Cosenza e Reggio Calabria, quei centri, cioè che ottenuta la deroga in favore di Cosenza, hanno rinnegato l’intesa sottoscritta e impedito l’organizzazione di un livello regionale unitario.
Per tornare, però, ai tre anni dal nostro insediamento occorre ripensare ai gravi avvenimenti accaduti e alle altrettanto gravi ricadute sull’intera società e sulla nostra realtà.
Ci siamo trovati in piena economia da COVID, anzi l’abbiamo attraversa totalmente e abbiamo assistito a provvedimenti eccezionali quali i restringimenti delle libertà individuali e il blocco delle attività. Siamo, inoltre, piombati in una grave situazione di crisi del sistema sanitario che ha drammaticamente evidenziato i limiti e l’inadeguatezza della competenza concorrente in materia fra Stato e Regioni che ha creato disservizi, conflittualità fra regioni e fra stato e regioni. Abbiamo oltretutto assistito alla debolezza e inefficienza del Servizio Sanitario Nazionale e, a cascata, del SSR che hanno dimostrato di avere una visione eccessivamente ospedalocentrica e di essere gravemente insufficienti nei servizi di base, di territorialità e di prossimità. Richiamo velocemente solo alcuni dei gravi problemi che ancora ci attanagliano: penso alla difficoltà di accesso ai servizi, alle lunghe liste di attesa, al caos dei pronto soccorso e altro ancora. Ma quello che appare incomprensibile è che non sia ancora cresciuta una vera consapevolezza di dover passare da un sistema sanitario a un sistema di tutela della salute quale nuovo paradigma di un improcrastinabile cambiamento, insieme alle necessità di riportare la materia nella competenza esclusiva dello stato per garantire l’universalità delle prestazioni e l’uguaglianza di tutti i cittadini nell’esigibilità dei diritti.
Tutte le nostre associazioni hanno impattato in questa drammatica situazione e hanno avuto un bel da fare per assicurare un minimo di interventi davanti alle drammatiche richieste di aiuto. Dobbiamo, quindi, essere orgogliosi dei nostri volontari che hanno fatto fronte alle deficienze dei servizi sociosanitari e hanno dato dimostrazione di praticare e non solo declamare i propri principi ispiratori.
In sostanza il volontariato, in quei drammatici giorni, si è prodigato in favore dei più deboli e fragili e ha, così, dato il proprio contributo nel sostenere la coesione sociale del nostro paese.
Stiamo, inoltre, vivendo le gravi situazioni di conflitti che sono sfociati nella guerra con scenari globali prima fra Russia, paese invasore, e Ucraina e poi fra Israele e Palestina. Rilevo che il conflitto russo-ucraino riporta la guerra in Europa dopo decenni di pace e non mi soffermo sulle responsabilità perché, concezioni diverse e variegate opinioni ci porterebbero davanti a sviluppi divisivi mentre invece dovremmo sentirci tutti impegnati in favore della pace.
In questo quadro sicuramente vanno in affanno le economie e gli stessi sistemi politici dei nostri paesi.
Per quanto ci riguarda rilevo quanto sia difficoltoso oggi salvaguardare diritti fondamentali costituzionalmente riconosciuti e come viene messa a dura prova la possibilità di uno sviluppo equilibrato del territorio nazionale.
E’ per queste considerazioni che noi, in varie occasioni, abbiamo dibattuto sulla cosiddetta autonomia differenziata rilevando i rischi e i pericoli di questo processo che consideriamo disgregatore dello stato unitario.
Questa riforma, oggi legge Calderoli, se attuata nei termini approvati, non solo manterrebbe l’attuale condizione di disparità fra regione del Nord e quelle del Sud, ma finirebbe con l’aggravarla proprio in un momento come questo in cui emerge con tutta evidenza la necessità di un deciso intervento riequilibratore del tessuto nazionale, intervento peraltro richiesto dalla stessa comunità europea nella destinazione dei fondi per il piano nazionale di resilienza e rilancio.
E’ per queste considerazioni che noi, durante l’assemblea nazionale di CSVnet per la definizione della carta dei principi, di quella cioè che definimmo come nostra carta di identità, avevamo avanzato la proposta di inserire un riferimento specifico, insieme agli altri principi, che richiamasse e rafforzasse il diritto all’uguaglianza di tutti i cittadini davanti all’erogazioni delle prestazioni e, quindi, alla parità dei diritti esigibili su tutto il territorio nazionale sia per quantità che per qualità dei servizi erogati.
Concludo, su questo punto, con un riferimento alle pesanti ricadute che ne verrebbero dall’affidamento della competenza esclusiva alle regioni in materia di istruzione. Sono di tutta evidenza i rischi e le ripercussioni sulla formazione e sull’educazione del cittadino.
E’ però, in tema di principi cui ispirarsi, credo sia utile rilevarne alcuni di particolare valenza per il nostro mondo, e per il momento che stiamo attraversando che necessita di unità fra tutte le associazioni del terzo settore, mi riferisco, in particolare, alla cooperazione, alla solidarietà e al volontariato. La cooperazione quale elemento indispensabile per affrontare sfide comuni e per favorire lo sviluppo sostenibile delle comunità locali attraverso la condivisione di risorse, di competenze e di buone pratiche. Solo con la cooperazione fra di noi e con le istituzioni pubbliche sarà possibile, infatti, combattere ogni forma di povertà, promuovere l’inclusione sociale e contrastare la criminalità organizzata che anche nel nostro campo può essere pericolosamente pervasiva.
La solidarietà quale aiuto a chi ne ha bisogno, a chi si trova ai margini del perimetro assistenziale ed anche all’accoglienza degli immigrati rispetto ai quali siamo sempre stati in prima linea e possiamo vantare fulgidi esempi di disponibilità (penso ad esempio a quanto i nostri volontari hanno fatto in favore dei naufraghi di Cutro).
Il volontariato quale garante del supporto verso chi vive in condizioni di disagio e di emarginazione sociale e quale promotore di solidi legami tra le persone per favorirne lo spirito di collaborazione.
In sintesi, cooperazione, solidarietà e volontariato sono fondamentali per favorire lo sviluppo armonioso e sostenibile dei territori, dove è possibile e doveroso costruire comunità caratterizzate da propria storia, cultura e radici fortemente identitarie e tali da sostenere vere integrazioni e sentimenti di solidarietà.
In questo quadro appare, obiettivamente, molto inadeguata la politica regionale in materia di assistenza né si intravede alcuna iniziativa idonea a supportare tali importanti principi. Permangono ritardi e inadeguatezza in materia di riforma sociosanitaria. L’ultimo decreto regionale (il 503 del 2019) definito dall’allora assessore alle politiche sociali non già un atto di riforma ma una “deforma”, si è limitato a regolamentare la gestione e i servizi dei centri di assistenza dei relativi costi d’esercizio senza apportar elementi di cambiamento o veramente riformatori.
E per quanto mi riguarda siamo ben lontani da un vero coinvolgimento del nostro settore, spesso visto solo come soggetto supplente rispetto alla carenza dei servizi, e troppo poco chiamato in attività di co-programmazione. Devo dare atto alla regione di alcune iniziative attivate a sostegno del volontariato, mi riferisco in particolare allo stanziamento di risorse di cui all’art. 72 e 73 del C.T.S. ma devo tuttavia rilevare che sostanzialmente si naviga a vista mentre occorrerebbe una programmazione strategica con interventi mirati e porre fine a scelte di corto respiro. Occorre, cioè, che la regione si doti di una visione complessiva, aggiornando e innovando il nostro welfare in una strategia di sviluppo sostenibile.
Oggi ce ne sono le condizioni e forse anche le risorse necessarie, ma occorre visione, capacità programmatoria, indirizzo politico e concretezza strategica ben sapendo che insieme al welfare vanno coniugate le questioni economiche e quelle ambientali che mai come oggi devono marciare insieme.
E infine la regione, e gli altri EE.PP., devono superare l’attuale limite anche culturale che impedisce loro di avviare una vera attività di co-programmazione, di co-progettazione e di amministrazione condivisa perché il fine ultimo della cura dell’interesse generale accomuna le istituzioni pubbliche e il T.S.
E, inoltre, non possiamo non affrontare, seppure succintamente, il dramma vissuto giornalmente dai calabresi in materia sanitaria. Innanzitutto, rileviamo che la sanità in Calabria è commissariata da circa 15 anni e, conseguentemente, la gestione è affidata allo Stato che la esercita attraverso commissari di sua nomina. I fallimenti e i disservizi non dovrebbero, quindi, ricadere sulle spalle dei cittadini e però i calabresi continuano ad essere vessati mediante il pagamento di super – ticket a fronte dell’erogazione di pessimi servizi. Resta il fatto che siamo ultimi per LEA e per LEP, che dobbiamo registrare il caos presso i nostri pronto soccorso, che assistiamo al massiccio ricorso alla sanità privata e al costante incremento dell’emigrazione sanitaria con relativo aumento dei costi per prestazioni extra regione. È per questo che noi siamo sempre più convinti che si deve porre fine al piano di rientro che si è dimostrato dannoso e incapace di risolvere problematiche così rilevanti. Tutte le gestioni commissariali, nessuna esclusa, possono solo vantare un triste primato di disastri e di mala gestione!
In conclusione non si può escludere le deficienze del sistema assistenza ben lontano ancora dall’essere integrato con i servizi sanitari e squilibrato nei servizi offerti al punto che vaste aree del nostro territorio ne risultano del tutto sprovviste: non pare inoltre che negli ambiti territoriali si sia affermata una vera politica di piano e soprattutto non si riscontra una vera corrispondenza fra bisogni e servizi mentre permane un eccessivo ricorso alla istituzionalizzazione quando invece oggi si richiede con forza una deistituzionalizzazione e il mantenimento, in particolare dell’anziano, nel suo habitat naturale e familiare.
Dopo questa premessa è giusto entrare nel merito delle questioni che ci riguardano più da vicino e, quindi, soffermarci su questi primi tre anni di vita del CSV Calabria Centro e sulle sue prospettive di sviluppo. Un centro servizi, il nostro, che abbiamo denominato Calabria Centro richiamando la provenienza delle rispettive province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. E ciò, sia per rifarci comunque alle origini e sia per avviare un nuovo modello con marcati caratteri di centralità e anche di ricucitura di un territorio regionale evidentemente squilibrato. Non a caso abbiamo ritenuto di dover puntare nell’arco di questo triennio alla realizzazione di un unico centro regionale. Tanto era stato previsto dal protocollo d’intesa sottoscritto da tutti i CSV allora presenti nella regione e cioè CZ-KR-VV- CS e RC e altrettanto disatteso da chi ha ritenuto di rinnegare, per come ho già detto, il proprio assenso al protocollo di intesa sottoscritto all’unanimità alla presenza del vicepresidente nazionale di CSVnet. Tuttavia, restiamo convinti della scelta di creare un unico centro per tutta la regione come atto dovuto per le nostre ridotte dimensioni di popolazione residente, peraltro in costante diminuzione, e per pervenire ad una riorganizzazione complessiva più efficiente e razionale. Ne gioverebbe l’efficienza dei servizi che sarebbero resi in maniera uniforme su tutto il territorio regionale, ne gioverebbe una unica ed omogena elaborazione programmatica, e, non secondariamente, si potrebbero realizzare economie di scala utili in un momento di flessione delle risorse provenienti dal FUN.
Non escluderei anche la possibilità di dare un forte impulso all’innovazione e alla semplificazione delle procedure. Dobbiamo, purtroppo, rilevare che il centro unico regionale resta un obiettivo ancora lontano dal raggiungere ma ritengo che su questo punto dovremo insistere ed essere intransigenti.
Per tornare ad oggi e al nostro centro servizi dobbiamo fare un rapido excursus di questi tre anni.
Calabria Centro CZ-KR-VV ha avviato la sua attività nel gennaio 2021 ovviamente incontrando varie difficoltà e problematiche di non facile soluzione. In primis il problema della sede di Catanzaro allora ubicata in locali insufficienti e fortemente degradati. Abbiamo dovuto trovare varie soluzioni provvisorie grazie alla collaborazione di alcune associazioni, che ancora oggi mi sento di dover ringraziare, quale la Fondazione Città Solidale che ha messo a nostra disposizione una confortevole sede. Oggi per fortuna abbiamo una nuova sede ottenuta a seguito dell’emanazione dei bandi di cui ad agenda urbana e alla relativa presentazione di un nostro progetto per la realizzazione di una casa del volontariato e del terzo settore. La sede, ampia, ristrutturata, da noi attrezzata con adeguata tecnologia digitale e con la disponibilità di sale e di aree co-working che possono essere rese disponibili all’uso da parte di tutte le associazioni del settore. Agenda Urbana, quindi, esempio di vera collaborazione con l’Amministrazione Pubblica (Comune di Catanzaro) che ha portato alla valorizzazione, mediante l’efficiente ristrutturazione di vari immobili del Centro Storico, poi messi nella disponibilità delle Odv che oggi espletano servizi di primaria importanza per la nostra comunità.
Altre difficoltà sono insorte in materia di integrazione fra i tre centri che devono diventare un unicum e che, invece, risultano ancora attardati sulle problematiche tipiche di un processo di fusione. Sappiamo che non è facile superare le diffidenze tipiche di tutti i cambiamenti e conseguentemente, superare le difficoltà nascenti da una nuova e necessaria collaborazione tutta da inventare. Tuttavia, ci siamo trovati davanti alla necessità di pensare al nuovo centro come riferimento di nuovi rapporti tesi soprattutto ad aiutare il territorio a crescere in consapevolezza e cittadinanza attiva e a creare un ambiente attivo e resiliente dove mettere in rete competenze ed esperienze. Un centro, quindi, presente sul territorio e attento alle esigenze di sviluppare conoscenze e maggiore consapevolezza fra i volontari per la crescita degli stessi e della comunità. Per questo abbiamo attivato un nostro centro studi, previsto dal nostro statuto, e poi in vari modi ostacolato se non avversato. Non abbiamo, però, desistito e riteniamo non si debba desistere anzi abbiamo attivato una serie di collaborazioni mediante convenzioni con vari Enti ed anche con la facoltà di Sociologia dell’UMG di Catanzaro. Abbiamo sottoscritto convenzioni con il Forum Catanzaro – Soverato, il Forum regionale, con la già menzionata università ed anche con l’associazione TRAME di Lamezia Terme in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata.
Con TRAME abbiamo già partecipato all’annuale evento – festival organizzato a Lamezia Terme, con l’Università abbiamo organizzato e tenuto un corso di alta formazione presso la facoltà di Sociologia che ha visto la partecipazione di 20 volontari per formare esperti di progettazione sociale e comunitaria. Il corso si è concluso inoltre con una iniziativa – dibattito sui rapporti fra il Terzo Settore e la Pubblica Amministrazione con particolare riferimento all’attività di co-programmazione e co-progettazione. Al dibattito, introdotto da noi, hanno preso parte il prof. Corposanto di sociologia dell’UMG e il prof. Luca Fazzi della facoltà di sociologia di Trento. Credo di poter esprimere soddisfazione per questo evento sia per l’approfondimento per una materia tanto attuale quanto rilevante e sia per aver in questo modo contribuito all’incremento delle competenze e delle conoscenze dei nostri volontari che potranno tornare utili nelle varie occasioni di confronto con la Pubblica Amministrazione.
Ma, nell’ambito di questa convenzione, devo rilevare con soddisfazione che abbiamo attivato un gruppo di lavoro fra CSV, terzo Settore, università Magna Graecia e altri tecnici, fra cui un esperto in materia di transizione energetica per elaborare, nell’ambito del preliminare del PSC di Catanzaro, proposte e linee guida atte a garantire uno sviluppo equo, sostenibile, inclusivo e partecipativo della città. In sintesi, il documento si sofferma nei seguenti punti:
- Coinvolgimento del CSV e del Forum Terzo settore Catanzaro – Soverato nel processo decisionale relativo al PSC;
- Elaborazione di proposte concrete per la valorizzazione degli spazi pubblici, per una mobilità sostenibile e la transizione verso fonti energetiche rinnovabili;
- Considerazione sul benessere della comunità e della sua socialità come elementi centrali della pianificazione urbana in sinergia con gli interessi economici dell’imprenditoria;
- Garanzie sull’accesso universale ai servizi sociosanitari e sull’abbattimento delle barriere architettoniche;
- Promozione di una governance sociale informata perché ogni cittadino possa godere di un ambiente urbano di qualità;
- Favorire la creazione di una città più vivibile e attrattiva attraverso, per esempio, la facilitazione pedonale per gli ipovedenti e la promozione di servizi sociosanitari integrati (penso alle cosiddette case di comunità);
- Superamento dell’isolamento della città, mediante una programmazione aperta al territorio circostante e rafforzamento del suo ruolo direzionale utile all’intera regione. In proposito devo richiamare, quale esempio della nostra attenzione verso le problematiche della comunità, che il CSV Calabria Centro e varie associazioni hanno aderito ad un movimento di cittadini che affronta i problemi dell’area centrale della Calabria rilanciando proposte di progettazione fra comuni della stessa area, a partire da quella relativa all’area urbana Catanzaro – Lamezia.
Al documento, presentato al Comune, ha fatto seguito una richiesta di istituire un tavolo permanente di lavoro rilevando la necessità di una nuova programmazione urbanistica che alla tradizionale visione tecnica e edificatoria aggiunga un piano sociale che abbia al centro l’uomo, le sue necessità e il suo benessere.
Tutto questo rappresenta senz’altro una novità assoluta e soprattutto aggiunge elementi di democrazia partecipata se si avvia un concreto coinvolgimento dei cittadini nelle scelte e nella stessa conduzione dei servizi.
Mi avvio, quindi, alla conclusione non senza aver rilevato che, al momento, la base sociale si compone di 162 organizzazioni in netta prevalenza OdV, che si è profondamente modificata sulla base di una serie di elementi:
- Nuove richieste di adesione;
- Cessazione e dimissioni di alcune organizzazioni;
- Adeguamento della base associativa ai criteri previsti dall’art. 61, c. 1, CTS (possesso della qualifica di enti del terzo Settore; esclusione delle imprese sociali costituite in forma societaria).
In ogni caso va evidenziato che il CSV Calabria Centro ha promosso e mantenuto il criterio della porta aperta consentendo a chi ha manifestato l’intenzione di far parte della base sociale di aderire al CSV in qualità di socio. E’ stato inoltre svolto un lavoro approfondito per verificare che tutti i soci avessero mantenuto i requisiti previsti dalla normativa vigente e si è fatto in modo che le associazioni che non erano iscritte al RUNTS potessero avviare a concludere l’iter di iscrizione.
Questo lavoro ha interessato circa un terzo della base associativa del CSV e di questa una quota significativa ha ottenuto l’iscrizione al registro.
Va segnalato che molte associazioni, per motivazioni varie, non hanno avviato il percorso di regolarizzazione e pertanto, non avendo i requisiti, sono state escluse dalla base associativa.
Tuttavia, appare evidente che bisogna intervenire per ampliare la base sociale incrementando l’attività di animazione territoriale che, al momento, sembra insufficiente e con difficoltà nel supportare le piccole realtà associative e non riesce ad intercettare il cosiddetto volontariato di scopo, quello cioè, nato per “l’occasione”. Sono queste ultime realtà che vanno aiutate e sostenute per uscire dallo spontaneismo ed essere formalmente organizzate e di sicuro riferimento per la comunità.
Altre negatività sono rintracciabili nella prospettiva abbastanza preoccupante della continua riduzione dei finanziamenti provenienti dal FUN, in verità mitigata da più che opportuni interventi di CSVnet e della nostra presidente chiara Tommasini. Ma questa tendenza mette a rischio la stessa sopravvivenza dei CSV. Noi finora abbiamo fatto fronte alla situazione con una gestione oculata e attenta ad evitare sprechi ma si dovrà intervenire sulla modalità di erogazione dei servizi, magari individuandone alcuni a pagamento ed anche ricercando risorse altre e comunque extra FUN che ci permetterebbero di meglio qualificare la nostra attività accelerando il cambiamento e innovando, tenendoci al passo con i tempi e con l’evoluzione sociale.
Il CSV Calabria Centro, comunque, si è trovato a dover fronteggiare una serie di sfide significative, soprattutto in questo primo mandato, ma in questi primi tre anni di attività ha comunque avviato importanti iniziative cui dovranno farne seguito molte altre per rafforzarne il ruolo nel territorio.
Affinché il CSV prosegua in una direzione positiva, è fondamentale che le organizzazioni, pur nella loro diversità di intervento e area geografica, trovino motivazioni comuni all’unità e al cammino condiviso. La sinergia tra la parte politica, rappresentata dalle associazioni, e quella tecnica, dovrà altresì essere bilanciata per garantire un’efficace integrazione, piuttosto che una mera distinzione dei ruoli.
Abbiamo il compito cruciale di dimostrare la maturità dell’associazionismo calabrese per autodeterminarsi e gestirsi in autonomia, superando interessi di parte e di campanile che hanno storicamente ostacolato lo sviluppo della regione. È imperativo lavorare insieme per dare dignità e voce all’associazionismo nella Calabria centrale.
Un capitolo importante è rappresentato dal coordinamento regionale, in particolare la concessione di deroga al CSV di Cosenza durante la fusione. Nonostante gli accordi raggiunti, la loro attuazione si è rivelata problematica, con interessi diretti non rispettati e che avrebbe potuto fare la differenza. Questo scenario non deve sorprendere, ma piuttosto fungere da motivazione per rafforzare l’unità e la resilienza della nostra causa.
In conclusione, il CSV ha il potenziale per giocare un ruolo fondamentale nel rafforzamento dell’associazionismo in Calabria. Solo attraverso la coesione, l’integrazione e l’impegno comune sarà possibile realizzare un futuro migliore per il volontariato e per le comunità che serve. È tempo di marciare uniti, rinnovando l’impegno verso la dignità del nostro operato e per il bene collettivo.
Noi, comunque, abbiamo l’orgoglio di lasciare un pacchetto di iniziative e proposte su cui il nuovo consiglio direttivo potrà operare per aprire prospettive future di crescita della comunità e di sviluppo del volontariato.
Auguro, infine, un buon lavoro a tutti i subentranti sapendo che sarà impegnativo e sarà portato avanti con determinazione necessaria a conseguire gli importanti obiettivi che abbiamo ritenuto di individuare.
Grazie per l’attenzione e ancora auguri a tutti.
Guglielmo Merazzi