La Commissione Affari Sociali della Camera, come anticipato da Vita.it, ha licenziato oggi pomeriggio l’intero della riforma del Terzo Settore. Testo, che gli uffici legislativi di Montecitorio, stanno assemblando proprio in questi minuti (in allegato però siamo in grado di anticipare in esclusiva il testo uscito dalla Commissione comparato a quello del disegno di legge) . Il provvedimento nei prossimi giorni sarà trasmesso alle altre commissioni della Camera competenti (Giustizia, Affari costituzionali, Finanza, Bilancio e Lavoro) le quali dovranno esprimere parere favorevole oppure un via libera condizionato. Spetterà alla Affari Sociali, poi, vagliare queste indicazioni per poi redarre il testo della delega da portare in Aula. Il voto sarà calendarizzato dopo Pasqua. Ma quali sono passaggi caratterizzanti del provvedimento uscito dal dibattito in Commissione? Lo abbiamo chiesto al sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, che per conto del Governo ha seguito passo dopo passo l’iter della riforma.
«Rispetto alla formulazione iniziale», esordisce Bobba, «il testo ne esce arricchito, pur mantenendo la direzione e la prospettiva che ci eravamo dati». Ecco dunque i punti qualificanti, secondo Bobba:
- Codice civile. «Il testo rispetto alla generalità degli enti del Libro primo del codice civile definisce finalmente il perimetro degli enti del Terzo settore superando il regime concesso».
- Codice del Terzo settore. «Finalmente al posto di 25 normative diverse avremo un Codice unico per gli enti non profit»
- Registro unico. «La norma dà forma al Registro unico del Terzo settore, che sarà tenuto presso il ministero del Welfare».
- Il Consiglio permamente degli enti. «L’attività di vigilanza, indirizzo e monitoraggio un tempo in campo all’Agenzia per il Terzo settore rimarrà di competenza del ministero del Lavoro, che però sarà affiancato da una sorta di Consiglio permanente del Terzo settore.
- I Csv. «La loro funzione viene riformulata e allargata a tutti gli enti non profit, quindi non più limitata al volontariato. Avranno però anche un ruolo simile a quello delle centrali per le cooperative a livello di vigilanza. È importante poi che dedichino una specifica attenzione alle realtà più piccole, non dimentichiamo che i 2/3 del soggetti non profit hanno bilanci sotto i 30mila euro».
Impresa sociale. «L’impianto rimane quello iniziale. Due le novità più importanti. Da una parte ci si allinea anche a livello lessicale alle indicazioni dell’Unione europea, dall’altro, rispetto alla remunerazione del capitale, prende come modello le cooperative a mutualità prevalente, ma prevede condizioni differenziabili anche in base alla forma giuridica adottata dall’impresa». Stefano Arduini Fonte: www.vita.it
Il testo di Riforma del Terzo settore licenziato dalla Commissione Affari sociali(1)