Una riforma costruita insieme con le Regioni e la rappresentanza del terzo settore per parlare con un’unica voce. Così Alessandro Lombardi, direttore terzo settore e responsabilità sociale delle imprese del ministero del Lavoro e politiche Sociali ha riassunto il percorso culturale della nuova legislazione sul terzo settore, in occasione dell’incontro “Al centro del volontariato” svoltosi ieri a Roma. Davanti a una platea di centinaia di persone tra volontari, operatori del terzo settore e della pubblica amministrazione, Lombardi ha anche fatto il punto sulla riforma anticipando alcuni dei pezzi fondamentali per completare il quadro normativo.
Dopo la pubblicazione delle linee guida sul bilancio sociale, quelle sull’impatto sociale e il decreto sulle erogazioni liberali in natura, il Consiglio nazionale del terzo settore dello scorso gennaio ha approvato i modelli di schema di bilancio per gli enti che, dopo le dovute verifiche, saranno presto in Gazzetta ufficiale. Lombardi ha anche annunciato che è in fase avanzata il decreto sul social bonus su cui bisognerà avviare un percorso insieme ai ministeri dei Beni culturali e dell’Economia, per poi passare anche al Consiglio di Stato. Sarà aperto a breve, inoltre, il dialogo sulle linee guida sulla raccolta fondi.
Ma soprattutto Lombardi ha spiegato lo stato di avanzamento di uno dei decreti più attesi, quello che definisce il funzionamento del registro unico nazionale, su cui è avviato dallo scorso ottobre un confronto con le Regioni, la rappresentanza del terzo settore e gli ordini professionali. Un processo che “ha portato a un testo che oggi ha un sufficiente livello di completamento e che contiamo di chiudere nelle prossime settimane”. Il decreto dovrà passare dalla Conferenza Stato-Regioni prima di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, dopo questa fase, Unioncamere avrà 6 mesi per la messa a punto della piattaforma informatica. A partire dalla data di operatività, ci sarà il popolamento iniziale con il passaggio di organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale dai rispettivi registri attuali. Gli uffici nazionali e locali eseguiranno poi i controlli sugli statuti, assegnando dove si ravvisi un termine di 60 giorni entro cui gli enti avranno possibilità di fare integrazioni e modifiche. Per le Onlus è in cantiere un percorso diverso ma ancora non definito.
Altro tema cruciale nel discorso di Lombardi è quello del rapporto tra impegno sociale e pubblica amministrazione. “La vera qualificazione degli enti del terzo settore è nell’oggetto sociale: svolgere attività di interesse generale li mette in una condizione di equiordinazione (parità, ndr) rispetto alle istituzioni. Questo trova piena applicazione in strumenti come la co-programmazione e la co-progettazione e rende tutti più responsabili”.
E per superare le difficoltà di dialogo istituzionale sull’art. 55 del Codice del terzo settore, Lombardi ha annunciato la costituzione di un tavolo di lavoro con i rappresentanti delle Regione, dell’Anci e del Forum terzo settore per definire una posizione comune in merito. Sempre alla pubblica amministrazione, Lombardi chiede uno sforzo in più in termini di formazione e competenze. “Sarà necessario, quindi, adeguare i profili professionali alla riforma per avere funzionari in grado di implementare la riforma e cogliere i bisogni dei territori”. Un ultimo passaggio è sul volontariato, tema molto caro alla direzione generale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. “Nelle risposta ai quesiti che ci arrivano, manteniamo il presidio dell’incompatibilità del volontario con lo status di lavoratore nell’organizzazione e ne abbiamo tenuto conto sia nelle indicazioni sul bilancio sociale e in modo facoltativo negli schemi di modelli di bilancio”.
L’evento in cui è intervenuto il direttore generale è il modulo dedicato ai centri di servizio per il volontariato del progetto Capacit’Azione, promosso dal Forum Terzo settore Lazio in collaborazione con CSVnet, Forum Nazionale del Terzo Settore con i fondi del ministero del Lavoro e delle politiche sociali. L’obiettivo è di formare 1380 esperti sulla riforma del terzo settore che diventeranno a loro volta formatori degli enti coinvolti in questo processo normativo.
“Per la prima volta le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale e la cooperazione del Lazio si trovano nella stessa stanza, insieme così come definito dalla riforma del terzo settore, toccando i numeri più alti di partecipazione in Italia al progetto – spiega Francesca Danese, portavoce del Forum Terzo Settore Lazio e responsabile di Capacit’Azione. Stiamo dimostrando che non si passa più sulla nostra testa e che siamo dovunque, in ogni ambito, dal welfare, alla cultura, all’ambiente, mantenendo un rapporto dialettico con la pubblica amministrazione, forti di nuovi strumenti legislativi come la co-programmazione e co-progettazione. Dobbiamo continuare a pretendere spazi fisici e di partecipazione, così come indicato dalla legge”.
“La riforma rafforza la presenza dei centri di servizio per il volontariato – spiega Stefano Tabò, presidente di CSVnet – e li norma in modo importante perché la nostra è una funzione pubblica. Non è un’azione quantitativa, ma qualitativa perché l’indicazione normativa è di promuovere la presenza e il ruolo dei volontari nel nostro paese. Questo compito si riallaccia alle indicazioni della Costituzione stessa, alla luce anche dell’articolo 19 del codice del terzo settore per cui la pubblica amministrazione deve promuovere la cultura del volontariato. Questo ci dice come deve essere la nostra società. É una responsabilità collettiva in cui i Csv hanno una funzione importante”.
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