Sbarchi – una volontaria racconta il dramma

 

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Una Volontaria racconta il dramma

La Sanitaria: «Le fasi dello sbarco dei profughi sono quelle più delicate» di NICOLA PIRONE

PROSEGUE la nostra inchiesta sui centri di accoglienza, sul traffico dei migranti e sulle condizioni degli stessi operatori. Dopo la prima puntata pubblicata nell’edizione di ieri oggi ci occupiamo del dramma vissuto anche dai volontari e dai dipendenti delle strutture nelle quali sono ospitati. Oltreperilrischio che si corre, cisitrova davanti ad un vero dramma soprattutto al momento degli sbarchi, quando i profughi sono accolti nei porti italiani. Inizia una caccia alla solidarietà, com’è costume degli italiani e i racconti dei volontari che assistono i richiedenti asilo politico ci mette nelle condizioni di conoscere i veri problemi che l’umanità è costretta ad affrontare in questi ultimi anni. Racconti che come spiegano i volontari, infermieri, medici, personale ospedaliero di ogni tipo fa a capire quanto sia difficile vivere in terre svantaggiate o in paesi dove l’artedella guerra è una forma disport nazionale. Una testimonianza arriva dalla dottoressa Cosma Giovanna Garilo, infermiera presso l’ospedale Cottolengo di Firenze che nel mese di agosto ha assistito ad alcuni sbarchi avvenuti nel porto di Vibo Marina: «Ero in vacanza nella Inia regione quando ho ricevuto la telefonata di un collega, il quale mi chiedeva un contributo umanitario per l’assistenza allo sbarco degli immigrati. Senza pensarci due volte, accettai con lo spirito missionario che mi contraddistingue e che mi porta a guardare con altri occhi la gente, la vita che si trova a due passi da noi». Lo spirilo umanitario è prevalso nella dottoressa Garito che così si è trovata di fronte una realta completamente differente da quella alla quale era abituata tra le corsie dell’ospedale fiorentino: «Arrivata al porto mi hanno affidato una postazione all’interno della tenda messa a disposizione dalla Croce Rossa per un primo soccorso ai profughi. A un certo punto è cominciata a salirmi un pò l’ansia che però sono riuscita a tenere a bada. Dopo qualche ora di altesa, ecco arrivarelanavedimedici Senza Frontiere e cominciano a scendere dalla nave prima le donne stato di gravidanza e i bambini. Poi, aseguire altre donnee uomini». La Garito ha raccontato lo stato nel quale si trovavano questi viaggiatori senza mela: «Arrivano scalzi, sporchi, maleodoranti, alcuni con solo degli stracci addosso. Erano molto provati dal lungo viaggio, afflitti, disidratati ed è un impatto veramente e molto emotivo che solo chi è lì con loro può comprendere». Da qui iniziano le procedure di assistenza, alle quali si dedicano gli operatori: «Ancora prima dirilevarei parametri vitali o infondere liquidi endovena o fare medicazioni e quant’altro, è stata quello di dare una carezza e di infondere loro tranquillità. Poi si è cominciato a interagire con loro, con la visita del medico di campo necessario per capire se oltre ad essere disidratati hanno altre problematiche di salute. I più gravi sono così spediti nei nosocomi vicini e già allertati per l’emergenza».In Italia,purtroppo sono arrivati dei migranti anche con alcune malattie che il popolo italiano non conosceva dai tempi della Seconda guerra Mondiale, che la dottoressa Garito ha spiegato nel corso della sua intervista: «Ci sono state anche persone con i sintomi di scabbia, che prontamente sono state isolate e spediti nei centri di malattie infettive, Molti sono arrivati con lesioni, ustioni, traumi oculario al cranio e altri con febbre e infezione. Un orrore umanitario, quello raccontato dall’infermiera calabrese che oggi più che mai interessa tutto il mondo, non solo l’Europa

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