Si chiude con un bilancio positivo il VII congresso di Reumatologia Pediatrica

Una partecipazione importante che segna il ritorno del confronto medico-scientifico in presenza, con un potenziamento del rapporto tra specialisti, pediatri di famiglia e Università nell’ambito della reumatologia pediatrica alle prese con gli scenari post pandemici.

Il VII convegno di Reumatologia Pediatrica in Calabria – organizzato da Maria Cirillo, responsabile della Unità Operativa Semplice di Reumatologia Pediatrica dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria, all’Hotel Guglielmo di Catanzaro con l’organizzazione della “Present&Future” – si chiude con un bilancio positivo in termini di numeri e contenuti che lascia ben sperare per la ripresa di percorsi diagnostici e sperimentali e nella risoluzione di dilemmi evocati dalle patologie infiammatorie croniche al tempo del Covid.

Anche la seconda giornata – aperta dalla IV sessione dedicata alla chirurgia del morbo di Crohn e nella retto colite ulcerosa, ed un interessante approfondimento di Daniela Concolino sulle malattie rare nella Regione Calabria, oltre che la relazione sulla febbre periodica: inquadramento e gestione, affidata a Stefania Zampogna (si è discusso anche di farmaci biologici con i dottori Gallelli e Rania) – è stata caratterizzata da una grande partecipazione di pediatri di famiglia e specializzandi.

“I pediatri hanno il primo approccio con i bambini, hanno quindi, un ruolo fondamentale nell’individuazione e nell’inquadramento delle problematiche – ha affermato la Cirillo -. Ritrovandoci insieme, faccia a faccia, abbiamo imparato che solo parlandoci riusciamo a risolvere tante problematiche che sono sospese soprattutto nella nostra regione. I temi dibattuti sono stati di grande attualità, e hanno avuto una maggiore risonanza proprio per via delle ricadute che la pandemia sta avendo sulla popolazione generale e in particolare sui malati reumatologici di ogni età. Sono davvero soddisfatta per la partecipazione, e ringrazio quanti hanno scelto di esserci rilanciando subito l’invito per il prossimo anno”.

Coinvolgente sia dal punto di vista medico che da quello emozionale è stata la lettura magistrale affidata a Giuseppe Raiola, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria del presidio “Pugliese-Ciaccio” sul tema “Forse sarebbe potuto andare tutto bene. Anatomia di una pandemia ed effetti sui giovani e le loro famiglie”. “Le ansie e le insicurezze dei giovani sono aumentate durante un periodo in cui sono stati totalmente annullati gli incontri e la socializzazione. Tutto ciò ha dato il via libera ad alcuni fenomeni come l’abuso di alcol. L’acquisto di alcolici durante la pandemia è aumentato del 446% (popolazione generale) e di quasi il 209% tra gli adolescenti – ha spiegato Raiola -. Questo perché l’alcol è un antidepressivo più accessibile degli psicofarmaci. Durante la pandemia negli Stati Uniti si è registrato un record di morti per il consumo di droga. Un dato che ci deve far riflettere è che è aumentato in maniera esponenziale il consumo delle smart drugs, le cosiddette “droghe furbe” perché sfuggono ai controlli delle forze di polizia perché sono droghe sintetiche di cui non si conoscono i componenti, sono estremamente tossiche sia a livello celebrale che a livello epatico e il dato drammatico è che queste droghe possono essere acquistate senza nessuno controllo su internet, quindi i giovani le acquistano con un semplice click dagli smartphone”. Nel 2021 abbiamo ancora tanti ragazzi che non hanno questi strumenti, e ai quali noi abbiamo potuto garantire di seguire le lezioni a distanza grazie alla donazione di molti benefattori – spiega ancora Raiola: “Il futuro è davanti a noi, dobbiamo essere ottimisti: abbiamo tanti giovani, validissimi che si stanno formando e potranno garantire un futuro migliore per la nostra sanità. Ma il compito più impegnativo spetta ai politici che devono saper recepire questa richiesta e far sì che venga restituita giustizia sociale, e quindi una sanità più giusta per tutti”.

Non solo aspetti medici legati alla malattia reumatica, ma anche sfumature psicologiche della malattia reumatica che nei bambini possono essere di impatto molto incisivo. Tra gli argomenti trattati anche la sindrome di Kawasaki. Ad approfondire questa tematica, in particolare, è stato Marco Gattorno dell’Istituto “Gaslini” di Genova, che come i colleghi ha messo in rilievo l’opportunità del “confronto in presenza”, creata dal congresso organizzato dalla dottoressa Cirillo. “Poterci guardare negli occhi, oltre la barriera rappresentata da un monitor, è stata una occasione importante e bella – ha detto Gattorno -. Il Covid ha inciso molto su tutte le patologie croniche anche dei bambini, perché ha rappresentato un ostacolo enorme alle terapie, alle visite continuative per tantissimi mesi, e tutti i malati cronici hanno sofferto di questo ed è stato drammatico, al di là di tutti gli aspetti psicologici, proprio nella gestione della malattia di base. Nell’aspetto reumatologico infantile è stato molto particolare: ad un punto sono incominciate ad arrivare quelle forme infiammatorie post Covid dei bambini che vedono i pediatri reumatologi impegnati in prima linea”.

“Con il Covid sono emersi diversi aspetti – ha sottolineato  Daniela Concolino – soprattutto gli aspetti psicologici, ma non si possono trascurare anche gli aspetti medici: a causa delle chiusure molti pazienti sono stati seguiti in modo irregolare e in maniera non adeguata. Oggi vediamo anche quelle che sono le conseguenze sul piano organico delle patologie croniche. Inoltre, sicuramente le chiusure hanno cambiato la tipologia dei pazienti che arrivano all’ospedale, e in particolare i ricoveri al pronto soccorso sono stati più diretti e inquadrati. In questo il territorio è stato eccellente, è riuscito a seguire e subentrare facilitando la gestione ospedaliera, e questo è uno stimolo non indifferente a potenziare la medicina territoriale”.

Su Covid 19 e malattie reumatiche in particolare ha relazionato Clodoveo Ferri che introducendo il tema dell’impatto sui malati reumatici ha sottolineato l’esistenza di una “stringente connessione con le malattie reumatiche del bambino che poi passano nell’età adulta. Il coronavirus ha avuto un impatto molto incisivo nell’età infantile per l’isolamento e gli aspetti psicologici, e poi soprattutto sulla gestione dei malati reumatici gravi che non hanno avuto più l’accesso alle visite in persona con gli specialisti. Pazienti fragili che sono difficili da gestire anche nell’aspetto della vaccinazione che in questo tipo di malati non dà una adeguata risposta anticorpale”.

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