SI FA MEGLIO STANDO UNITI
Via alla prima fusione tra fondazioni di origine bancaria La realtà di Bra è incorporata in quella di Cuneo Superare gli steccati per costruire alleanze fra territori: un modello L
a delibera che ha ufficializzato lo scorso 16 novembre la fusione per incorporazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Bra nella Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, prima operazione di questo tipo a livello nazionale, traccia una nuova strada per il mondo delle fondazioni di origine bancaria. Due enti che fino ad oggi hanno operato su territori limitrofi, all’interno della stessa provincia, hanno deciso di fondersi insieme per rispondere meglio alle tante sfide che le comunità si trovano ad affrontare. In Italia la frammentazione costituisce un retaggio storico e un ostacolo che ha pesantemente influenzato nel passato – e continua ancora oggi a influenzare – la crescita in molti ambiti. E uno sguardo più ravvicinato sul territorio cuneese ne fa emergere immediatamente la particolare conformazione, caratterizzata da 250 Comuni, molti dei quali piccoli e in zone marginali di montagna o di collina.
Un’evidenza che va poi calata nella fase storica odierna, in cui non più le nazioni o le regioni, ma i «distretti territoriali» diventano gli attori chiave, chiamati a costruire le proprie strategie di sviluppo e innovazione in ambiti fondamentali come la formazione, la ricerca scientifica, lo sviluppo economico, le infrastrutture, il welfare. A fronte di queste evidenze, che ogni giorno riscontriamo sul campo, appare chiara la necessità di costruire iniziative e istituzioni in grado di superare steccati territoriali e campanilismi, ormai fissati solo più sulle cartine geografiche, per operare su una scala idonea. Si inserisce in questo contesto, complesso e di grande interesse per il futuro di tutti noi, la fusione per incorporazione della Fondazione CR Bra nella Fondazione CRC: l’obiettivo comune è stato perseguire un’alleanza tra territori contigui, che permetta di raggiungere la massa critica necessaria a migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’azione progettuale ed erogativa finora portata avanti dalle due Fondazioni. Assicurando al contempoil mantenimento delle identità dei diversi territori.
Il percorso che ha condotto a questa delibera ha coinvolto un gruppo di lavoro congiunto composto da rappresentanti degli Organi della Fondazioni (Consiglio d’Indirizzo, Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale), coordinati dai Direttori. Nel corso dell’ultimo anno sono stati analizzati e discussi i diversi aspetti toccati dall’operazione, fino a trovare insieme le intese sui temi patrimoniali, erogativi e relativi alla governance. Il ruolo di apripista ha dovuto fare i conti con l’assenza di una legislazione specifica che disciplini le fusioni tra Fondazioni: grazie al supporto continuo garantito dall’Acri, dal Mef e dai consulenti legali e fiscali incaricati è stato possibile tracciare un iter e stabilire regole che costituiranno la prassi adottabile da altri Enti in operazioni analoghe su scala nazionale. Questa operazione dà attuazione a uno degli articoli del Protocollo Acri/ Mef, firmato nel 2015, che auspicava «forme di cooperazione e di aggregazione per il perseguimento di obiettivi comuni» tra fondazioni e invitava «le fondazioni che, per le loro ridotte dimensioni patrimonialinonriesconoa raggiungere una capacità tecnica, erogativa ed operativa adeguata» ad attivare «forme di collaborazione per gestire, in comune, attività operative fino a fusioni tra Enti». Mi fa piacere quindi citare quanto detto dal presidente Guzzetti, che ha voluto essere presente all’atto ufficiale di fusione: «Stiamo consacrandounmatrimonio e benedicendo un battesimo: due fondazioni si mettono insieme e nasce una nuova storia. L’obiettivo è garantire alle comunità coinvolte una maggiore soddisfazione dei propri bisogni per i prossimi anni. Un’operazione dunque magnanima e lungimirante, che permetterà di consolidare la coesione sociale delle comunità coinvolte». Come ha poi sottolineato il presidente dell’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, Giovanni Quaglia, «questa operazione, condivisa con i territori coinvolti e realizzata spontaneamente, senza alcuna imposizione dall’alto, costituisce un modello virtuoso per tutto il territorio nazionale». La Fondazione CRC e la Fondazione CR Bra hanno scritto insieme la prima pagina di una nuova storia, che siamo sicuri porterà ad altre operazioni simili in Italia. La scelta di superare le logiche campanilistiche, preservando l’identità dei diversi territori all’interno di un soggetto più ampio, è risultata vincente. Nella convinzione che, come ha sottolineato la presidente di Fondazione CR Bra Donatella Vigna, insieme si potrà fare meglio e di più.
*presidente Fondazione CRC ©RIPRODUZIONE RISERVATA Non più le nazioni o le regioni, ma i «distretti territoriali» diventano gli attori chiave, chiamati a costruire le proprie strategie in ambiti basilari come formazione, welfare, ricerca scientifica, sviluppo economico, infrastrutture