Siria. L’appello di Arci: "Fermatevi, Onu e Ue evitino nuova escalation guerra"

L’organizzazione chiede una presa di posizione mentre sembra sempre più imminente un attacco militare da parte degli Usa come ritorsione sul presunto di armi chimiche a Douma, da parte del regime. “Ci sono altri interessi, il gioco rischia di sfuggire di mano”.
ROMA – “L’Onu, sempre più impotente, dia un segnale di vita prima che sia troppo tardi; l’Ue e i Paesi membri trovino un proprio ruolo diplomatico per evitare una deflagrazione a due passi da casa propria; la società civile si unisca per rimettere al centro delle opzioni possibili la negoziazione, la politica; per ridare alla pace una chance; per dire “Fermatevi!”. E’ l’appello lanciato dall’Arci mentre sembra sempre più probabile e imminente l’attacco militare alla Siria che Trump aveva annunciato come ritorsione al presunto uso da parte del regime di armi chimiche a Douma.
“Martedì notte Eurocontrol, l’organizzazione europea per la sicurezza dei voli, ha inviato un’allerta alle linee aeree che fanno rotta sul Mediterraneo per “possibili attacchi missilistici sulla Siria”, scrive l’Arci in una nota – Si preannuncia dunque l’escalation di una guerra che dura ormai da 7 anni, che coinvolge le maggiori potenze mondiali e che rischia ora di deflagrare in un conflitto dagli esiti imprevedibili”. “Tutta la regione è ormai una polveriera con guerre annose mai risolte e linee di faglia sempre in frizione – continua la nota -dal conflitto tra Palestina e Israele con la recente escalation a Gaza, a quello tra la Turchia e il popolo curdo con l’ultima tragedia di Afrin; dallo scontro tutto interno al mondo musulmano tra sciiti e sunniti, alla lotta geopolitica di influenza in una delle regioni più ricche di risorse energetiche fossili. Continuiamo a parlare della guerra in Siria ma è l’intero pianeta che si posiziona per lo scontro”.
L’unica cosa certa secondo Arci è che “nonostante le ipocrite affermazioni, delle migliaia di vittime civili, dei milioni di siriani costretti a fuggire da un paese ormai distrutto non importa a nessuno dei contendenti. Altri sono gli interessi in gioco. Ma questa volta “il gioco” rischia di sfuggire di mano”. Per alzare la voce su questa situazione è prevista domani 13 aprile alle 12 a Roma (piazza Santi Apostoli), una conferenza stampa organizzata dalla Rete per la pace. “Da troppo tempo si muore in Siria, in Palestina, in Libia, in Egitto, in Iraq, nello Yemen, nella regione a maggioranza curda – si legge nella nota – il Medio Oriente ed il Mediterraneo si stanno trasformando in un immenso campo di battaglia. Ora il rischio della deflagrazione di un conflitto che coinvolga le super potenze mondiali è reale. Le conseguenze possono essere tragiche ed inimmaginabili. Milioni di persone, in tutto il mondo, di tutte le culture e religioni, stanno dicendo: basta guerre, basta morti, basta sofferenze. E noi con loro. Guerre producono guerre, le cui vittime sono le popolazioni civili, oppresse e private dei propri diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita. Vanno fermate le armi, bloccate le vendite a chi è in guerra. Ora, subito. Va fatto rispettare il diritto internazionale: è la sola condizione per proteggere la popolazione civile, fermare l’oppressione e l’occupazione, attivare la mediazione tra le parti in conflitto”.
Fonte Redattore Sociale

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