Antonella Rubino Soverato

Si è conclusa l’esperienza dei volontari del servizio civile dell’Avis, che rientra in un progetto nazionale cui hanno preso parte ragazzi dai diciotto ai ventinove anni, i quali per un anno hanno potuto dedicare alcune ore della propria giornata a favore di azioni solidali, educative e formative. Dal 2006 ad oggi l’Avis nazionale ha investito molto nel servizio civile ed è stato così anche per l’Avis soveratese guidata dal presidente Salvatore Cavallaro e dal vice Rocco Chiaravalloti.

A vivere questa esperienza sono stati Antonio Pio Urzino e Roberta Voci, entrambi molto entusiasti: «Un percorso dove ti ritrovi – ha detto Roberta – è un tratto di mondo finora sconosciuto. Ho aderito al progetto per far emergere il meglio di me. Si tratta di una scelta finalizzata alla crescita personale tramite un flusso continuo di dare e avere, dove dal confronto con l’altro, emerge la propria parte più consapevole».

Accanto a lei Antonio Pio Urzino che ha commentato: «Un onore prestare servizio in questa fantastica associazione una bellissima esperienza che mi ha permesso di arricchirmi e maturare alcune conoscenze e confrontarmi con altri ragazzi provenienti dalle altre province della Calabria». Il presidente Cavallaro ha ringraziato i due giovani specificando come abbiano portato un grosso contributo nella sede a livello burocratico, tenendo aperta la sede ed aver consolidato un legame ancora più diretto con i donatori di sangue, che sono sempre al centro dell’azione avisina. «Hanno partecipato con interesse a tutta la programmazione – ha detto Cavallaro – e contribuito alla promozione del nostro messaggio nelle scuole e tra i giovani. Li invito a proseguire le attività di volontariato con noi». Il motto dei ragazzi che hanno svolto quest’esperienza è “tutti dobbiamo chiederci se quel che stiamo facendo migliora e arricchisce la nostra esistenza”.

Antonio Pio Urzino e Roberta Voci: un impegno vissuto con passione