E’ tempo che l’Europa agisca: lo chiedono le organizzazioni di fronte al nuovo naufragio nel canale di Sicilia. Acli: “Con quelle vite spezzate si compromette la dignità della comunità internazionale”. Oxfam: “Triton è un’operazione che non serve”. Caritas: “L’idea di un’Europa inespugnabile barcolla sotto i colpi di un’umanità disperata”.
ROMA – E’ un coro unanime quello delle associazioni dopo la terribile tragedia di ieri, una tragedia che rischia di essere una delle più gravi del Mediterraneo. E se un filo comune può essere trovato nelle diverse prese di posizione, la più evidente è certamente la richiesta di un intervento immediato dell’Europa e una nuova Mare nostrum. Insomma, l’Europa non può più permettersi di stare a guardare.
Caritas Italiana: l’Europa barcolla sotto i colpi di un’umanità disperata. Unendosi alla preghiera di papa Francesco per le vittime, don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, dalla Tunisia dove si trova proprio per organizzare il MigraMed, incontro tra le Caritas del Mediterraneo previsto per giugno, afferma: “L’idea di un’Europa inespugnabile sta barcollando sotto i colpi di una umanità disperata che in fuga dai propri paesi sta mostrando il volto peggiore degli effetti della globalizzazione. Iniquità, conflitti, ideologie sono i fattori che determinano il costante aumento dei flussi di profughi verso il continente europeo”.
“Ci indigna che si alzi la voce solo quando il numero di chi non sopravvive raggiunge livelli ‘eclatanti’ – afferma Pietro Barbieri, portavoce del Forum terzo settore – . Quasi ogni giorno c’è qualche migrante che perde la vita in mare e solo dall’inizio di quest’anno sono morte quasi 1.500 persone. Numeri che non sono accettabili. Vite umane che devono essere tutelate. Non si può più gridare solamente la propria rabbia. Non si devono voltare le spalle. Servono fatti concreti. L’Europa, anche se non da sola, deve puntare i riflettori sul tema dell’immigrazione, sulle sue cause, sul fenomeno della tratta degli esseri umani”.
Un minuto di silenzio per il Consiglio nazionale dell’Arci, riunito a Roma il 18 e 19 aprile, per esprimere il “dolore e cordoglio per l’ennesima strage che si è consumata nel Mediterraneo”. “Una tragedia che ha responsabilità precise – dice l’Arci – nelle scelte compiute dalle istituzioni italiane ed europee, che continuano a perseguire politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere e che, con Triton, hanno deciso di mettere in campo un’operazione finalizzata al solo controllo, anziché allargare a tutto il Mediterraneo un’azione di ricerca e salvataggio, quale è stata Mare nostrum, che ha consentito a tante persone di essere messe in salvo”. Arci chiede al governo “in attesa che si arrivi ad un’azione congiunta con l’unione Europea, di ripristinare immediatamente Mare Nostrum”.
“Il più grande naufragio nella storia delle migrazioni: così rischia di essere ricordata l’ennesima tragedia avvenuta stanotte nel Canale di Sicilia”. Questo anche il commento di Amref Health Africa, che ribadisce che è un “dovere di tutti, ma innanzitutto della politica, ricordare che la sofferenza di una parte del mondo è affare di tutti, non solo di chi lo vive in prima persona”. Per il direttore della sezione italiana, Guglielmo Micucci, “l’Europa, inerme, non riesce a dare una risposta adeguata”.
Acli: “Con quelle vite spezzate si compromette la dignità della comunità internazionale”. Il presidente nazionale, Gianni Bottalico: “In particolare insieme a questi nostri circa 700 fratelli e sorelle periti la notte scorsa nelle acque del Canale di Sicilia c’è il naufragio anche dell’Europa che è doppiamente colpevole: primo per non aver assunto il programma Mare Nostrum a livello di Unione Europea, come da noi chiesto alla scadenza di questo programma. E secondo: per non aver agito con fermezza e chiarezza nel combattere la destabilizzazione di vaste zone dell’Africa”. Le Acli chiedono che “l’Europa avvii immediatamente un programma europeo di soccorso per i migranti nel Mediterraneo”.
Il Centro Astalli esterna “orrore e sgomento” per l’ultima terribile strage di migranti. E chiede alle istituzioni nazionali ed europee misure immediate. Eccole: “Attivare immediatamente un’operazione di soccorso e salvataggio ad ampio raggio. Oggi paghiamo il prezzo altissimo della scelta nefasta di interrompere l’operazione Mare Nostrum e sostituirla ipocritamente con Triton che ha il solo mandato di controllare le frontiere e non di salvare vite umane”. Inoltre, “applicare il prima possibile tra gli Stati europei il mutuo riconoscimento dello status di rifugiato in modo da garantire un’equa ripartizione dei rifugiati all’interno dell’Unione”. Infine, “fare in modo che tutti gli Stati dell’Unione accolgano in modo proporzionale i migranti forzati. Al momento solo 6 dei 28 Stati membri accolgono chi riesce a giungere vivo in Europa in fuga da guerre e persecuzioni”.
Per la Fondazione Migrantes “è vergognoso nascondersi dietro ai supposti costi di un’operazione per abbandonare a se stessi famiglie, giovani, donne e bambini alla morte”.
Per Migrantes, è importante “alimentare un piano sociale europeo che vada a rafforzare con risorse non solo l’accoglienza di chi chiede una protezione internazionale nelle sue diverse forme, ma valutando anche forme nuove di riconoscimento in tempi brevi, che permettano una circolazione e una tutela dei richiedenti asilo in tutti e 28 i Paesi europei”. Infine, “ripartire da un’azione internazionale congiunta che abbia l’obiettivo della pace e della sicurezza nel Nord Africa, nel Medio Oriente e nel Corno d’Africa, così che le persone, grazie anche a un efficace programma di cooperazione internazionale possano ricostruire il proprio Paese e avere il diritto di rimanere nel proprio Paese”.
“L’Italia, con la sua storia straordinaria di solidarietà già dimostrata, nonostante la crisi che segna anche i giovani e le famiglie italiane, – conclude – non può rinunciare a condividere risorse per la tutela di un diritto e dovere fondamentale verso chi oggi disperato si mette in viaggio”.
Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia ha commentato il naufragio così: “Se l’Unione europea non attivera’ immediatamente un’operazione di ricerca e soccorso in mare almeno pari all’italiana Mare nostrum la credibilita’ delle istituzioni europee gia’ compromessa ne uscira’ definitivamente sconfitta.
“Le parole e la costernazione non bastano piu’. Occorre prendere atto che Triton e’ un’operazione che non serve ad affrontare l’enorme flusso migratorio che sta attraversando il Mediterraneo”. E’ il commento di Alessandro Bechini, responsabile Programmi in Italia di Oxfam.
“E’ una ecatombe che pesa e pesera’ sulla coscienza di chi non ha cuore, la sensibilita’ e la competenza di trovare soluzioni urgenti”. Cosi Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e Co-mai (Comunita’ del mondo arabo in Italia) commentano tramite il presidente Foad Aodi la tragedia a largo della Libia. Le organizzazioni sono unite per chiedere urgentemente la “convocazione di un vertice europeo con l’Onu per trovare soluzioni immediate per fermare le continue morti che hanno trasformato in un cimitero il mare.
La Comunita’ di Sant’Egidio “esprime il suo profondo cordoglio a tutte le famiglie colpite dall’immane tragedia che si e’ consumata nel Canale di Sicilia, dalle prime testimonianze la piu’ grave mai registrata, e chiede con forza un intervento immediato: se l’Europa non e’ all’altezza di fermare le inaccettabili stragi del mare e’ l’Onu che deve scendere in campo utilizzando tutti gli strumenti possibili, fino alla convocazione urgente di una riunione del consiglio di sicurezza. Siamo infatti di fronte ad un numero di vittime che assomiglia a quello di una guerra”.
Lunaria: “Il governo si assuma le proprie responsabilità”. L’associazione chiama in causa il governo italiano e lo invita ad attuare “un piano nazionale che coinvolga tutti i comuni in attività doverose di accoglienza dignitosa”. Un primo passo al quale dovrà far seguito un’azione più ampia in ambito europeo. “Intanto si faccia un piano nazionale di accoglienza – sottolinea Lunaria – poi si cerchi di fare pressione sull’Europa convincendola a varare un piano europeo di ricerca e soccorso in mare, di apertura di corridoi umanitari che facilitino l’arrivo delle persone in Europa e di riforma del regolamento Dublino III”.
“Il rimpallo di responsabilità tra l’Italia e l’Europa, – continua l’associazione- annegato in fiumi di retorica e parole ipocrite di cordoglio, è vergognoso. 1100 persone morte in sei giorni che si aggiungono alle migliaia che abbiamo pianto negli ultimi anni sono un crimine contro l’umanità”.
Save the Children, l’Europa non stia più a guardare. Afferma Valerio Neri: “Non possiamo far finta di niente: il crescente numero dei morti in mare pone, non solo all’Italia, ma a tutta l’Unione Europea e ai suoi Membri, il dovere di rispondere con un sistema di ricerca e soccorso in mare capace di far fronte a questa situazione che è destinata a peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi. Chiediamo pertanto un vertice europeo urgente in cui si prendano decisioni concrete e immediatamente operative.”
Inoltre, per Neri, “sempre peggiori sono le condizioni dei barconi, il loro sovraffollamento e la violenza dei trafficanti nei confronti dei migranti, costretti spesso a partire a prescindere dalle condizioni meteorologiche del mare. Alcuni bambini arrivati di recente hanno infatti raccontato agli operatori di Save the Children che i trafficanti sparavano contro la loro barca costringendoli a partire. Per quanto riguarda i superstiti del naufragio, è necessario garantire loro tutto il sostegno indispensabile a fronte della tragedia che hanno vissuto. Fondamentale, pertanto, è garantire un sistema di accoglienza in grado di rispondere ai bisogni essenziali di tutti i migranti in arrivo e, in particolare, dei più vulnerabili, tra i quali i minori non accompagnati e i nuclei familiari con bambini.”
Medici senza frontiere chiede agli stati membri dell’Unione Europea l’avvio urgente di attivita’ di ricerca e soccorso in mare su ampia scala, per evitare altre morti nel Mediterraneo”. Loris De Filippi, presidente di Msf:: “Stiamo scavando una fossa comune nel Mediterraneo. E la responsabilita’ e’ delle politiche europee, che di fronte a migliaia di disperati che cercano protezione sul continente chiudono le frontiere costringendoli a rischiare la vita in mare. Non c’e’ piu’ tempo per pensare, dobbiamo salvare queste vite”. Per De Filippi “chiudere Mare Nostrum e’ stato un errore”.
Per il presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, “con il passaggio da ‘Mare Nostrum’ a ‘Triton’ “c’è stato un peggioramento. Il momento è tragico, quello che sta accadendo è un segno dello scadimento morale in occidente rispetto alla mancanza di attenzione”. Rocca ha sottolineato anche come si faccia “finta di nulla, e per iniziare la discussione si sono dovuti aspettare 700 morti”.
“Il volontariato organizzato, sempre in prima fila nel fronteggiare le emergenze umanitarie, deve continuare a gridare forte la propria indignazione”. Così Emma Cavallaro presidente della ConVol, che ha sciolto il dubbio dicendo la sua sulla terribile tragedia del Canale di Sicilia. E aggiunge: “Tacere o far finta di non vedere significa divenire complici di tutti coloro che sono responsabili di tante terribili morti”.
Le associazioni dei salesiani , Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) e le Missioni Don Bosco lanciano, invece, la proposta di un intervento nei paesi di origine impegnandosi a “realizzare un progetto congiunto con lo scopo di rendere più consapevoli i migranti sui rischi del viaggio e della tratta”. “Arrabbiarsi o indignarsi non serve più – sottolineano – occorre intervenire per spiegare i pericoli dei viaggi”.
Tra le tante voci che si sono alzate in queste ore, anche il commento del Cospe che punta il dito contro il “cinismo criminale delle istituzioni europee”. L’organizzazione chiede il ripristino di Mare nostrum, lo stop alla convenzione di Dublino e una corsia preferenziale per le persone che sono intrappolate in Libia in attesa di partire. “Non possiamo continuare con la contabilità dei morti – sottolinea – bisogna agire subito”.
20 aprile 2015
Fonte: www.redattoresociale.it