Il 30 giugno si è concluso il percorso formativo organizzato dalla Direzione del CASM con la relazione scientifica di Pasquale De Fazio, che ha offerto uno spaccato internazionale su quelle che sono le più interessanti evidenze scientifiche nei percorsi di cura e di riabilitazione dei pazienti affetti da schizofrenia.
Una relazione che ha consentito di mettere a confronto le due anime contrapposte della psichiatria: quella biomedica,centrata sulla malattia,e quella bio-psico-sociale, centrata invece sulla persona,con strategie di intervento attente a costruire una relazione di fiducia e a cogliere le condizioni del contesto sociale, economico e fisico che possono favorire la strutturazione del disturbo.
Ampio e interessante anche il quadro di riferimento, che ha inglobato esperienze internazionali che aprono nuove frontiere per la stadiazione dei rischi della malattia e fatto riferimento ai limiti strutturali e organizzativi della nostra realtà territoriale, dove le istituzioni politiche e burocratiche non sono ancora pronte a cogliere l’importanza di una azione proporzionata ai reali bisogni, al fine di diminuire gli effetti del gradiente sociale, che risultano correlati ad un aumento del rischio per molti disturbi mentali.
Il proficuo incontro non poteva, quindi, che rafforzare nei convenuti il desiderio di approfondire la conoscenza di alcuni degli argomenti trattati e l’urgenza del CASM di farsi sempre più ascoltare dalle istituzioni regionali e dall’apparato burocratico, al fine di indirizzarne l’attenzione sul modello bio-psico-sociale, che le esperienze scientifiche e internazionali indicano come modello ottimale per la “gestione” degli interventi precoci e per la riabilitazione dei pazienti.
Il Prof. De Fazio, attraverso un ordinato ragionamento fondato su puntuali evidenze scientifiche, ha rappresentato i fattori predisponenti, scatenanti e di mantenimento della malattia di tipo schizofrenico, evidenziando anche come la salute mentale, che nella sua generalità ingloba disturbi mentali comuni quali depressione e ansia, sia distribuita nella società secondo il gradiente di benessere economico. Un modello che, spostando il focus dal disturbo alla persona, ritenuta capace di recuperare le sue energie per migliorare i propri livelli funzionali di base, mette in discussione molti dei pregiudizi che in passato hanno condizionato sia la visione di queste patologie sia i modelli di trattamento fondati prevalentemente sulla farmacologia.
Sulla base di queste riflessioni, i componenti del CASM, ritenendo utile approfondire la questione dei determinanti sociali della malattia mentale, hanno sollecitato un ulteriore incontro con De Fazio,per comprendere come si possano arginare i rischi che, fin dalla nascita e per tutto il corso della vita, possono compromettere la salute mentale nella comunità territoriale di riferimento.
Rosaria Brancati – Presidente CASM