Tabò: la riforma del Terzo Settore deve cogliere le potenzialità dei CSV

CSVnet, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, è stato convocato dalla XII Commissione “Affari Sociali” della Camera dei Deputati per un’audizione in merito al Disegno di Legge “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale”.

Il presidente di CSVnet, Stefano Tabò, ha portato all’attenzione della Commissione proposte concrete al fine di stimolare una Riforma tesa a cogliere tutte le potenzialità del sistema dei CSV.
Poter contare sull’infrastruttura sociale garantita dai CSV, diffusa su tutto il territorio nazionale (i CSV sono 78 in tutta Italia con oltre 400 sedi e sportelli territoriali), significa impiegare una risorsa qualificata per continuare ad accompagnare, sostenere e promuovere il volontariato stesso nelle sue nuove sfide” – ha sottolineato il presidente di CSVnet.

Consideriamo irrinunciabili l’auto-gestione del volontariato ed il radicamento territoriale dei CSV che consente la prossimità dei servizi, grazie ad una struttura operativa di 560 unità di lavoro a tempo pieno e una governance di 800 volontari. Per questo, proponiamo una riorganizzazione in senso confederale dei CSV esistenti.

Ciò significa: programmare l’attività dei CSV in una logica unitaria ed integrata; distribuire equamente le risorse economiche provenienti dalle Fondazioni di origine bancaria nelle diverse regioni; favorire la condivisione di buone prassi tra CSV; realizzare economie di scala; assumere metodi condivisi tra CSV, strumenti comuni ma anche progettualità unitarie.
Per realizzare in modo stabile tutto questo – ha sottolineato Stefano Tabò – non bastano le nostre intenzioni ma è necessario intervenire normativamente. Per tale motivo proponiamo anche una revisione del sistema di controllo sui CSV, che permetta l’affermazione di principi e criteri finalmente omogenei su tutto il territorio nazionale“.

Siamo pronti anche alla sfida di assumere nuovi compiti, integrativi a quelli fino ad oggi espressi, ma per farlo abbiamo bisogno di risorse adeguate rispetto a quelle garantite dagli attuali dispositivi normativi e dagli accordi con le Fondazioni di origine bancaria. Risorse ridotte, negli ultimi cinque anni, sotto i limiti di sostenibilità, con un calo di oltre il 50% e che sembrano destinate ad un ulteriore decremento per effetto della Legge di stabilità, se non compensata da un superamento dell’Atto di indirizzo Visco del 19 aprile 2001“.

Confermiamo infine” – ha concluso Tabò – “la disponibilità dei CSV verso il Governo e il Parlamento per una costruttiva collaborazione, impegnando le competenze maturate nel sistema dei CSV. Dopo 15 anni, la fase sperimentale dei CSV è da considerarsi chiusa. La nostra rete è ormai funzionale alla crescita dei beni relazionali ed alla coesione sociale di tutto il paese e di ogni sua porzione. Scommettiamo sui CSV: una grande e diffusa infrastrutturazione sociale (unica in Europa), il cui profilo è unico per genesi e caratteristiche“.

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