Terzo settore: "Circoli a rischio, la chiusura può essere definitiva”

Il nuovo Dpcm preoccupa le associazioni che chiedono di tenere in considerazione il ruolo che i circoli culturali e ricreativi svolgono nel paese. Acli: “Salvaguardare lavoratori e spazi ”.
Arci: “Grave miopia”.
ROMA – Una preoccupazione già espressa, un allarme che si riaccende con l’emanazione del nuovo Dpcm, che prevede, tra l’altro, la sospensione delle attività di palestre e piscine e lo stop a teatri e cinema. Misure che spingono le organizzazioni a chiedere di tenere in considerazione il ruolo che i circoli culturali e ricreativi svolgono nel paese.
Le Acli esprimono “dispiacimento per le restrizioni che colpiscono duramente le associazioni culturali e i circoli pur confermando la piena solidarietà al Governo per l’impegno profuso sia a garanzia del diritto alla salute degli italiani sia a tutela di una sostenibile attività economica in una fase di grande complicazione”. Ricordando di essersi “attivate da subito con investimenti di tempo e risorse finanziarie per riaprire e mettere in sicurezza le loro sedi con protocolli adeguati e ora questi sforzi rischiano di essere vanificati a causa dell’irresponsabilità di chi invece quei protocolli non li ha seguiti”. “La chiusura dei circoli rischia di essere definitiva – scrivono –  per questo le Acli chiedono un intervento del Governo mirato per salvaguardare lavoratori e spazi che rappresentano il cuore delle attività di volontariato e di educazione sociale di una comunità,  fondamentali per la ripartenza.
Per l’Arci le misure varate dal Governo mostrano “una grave miopia”. “Non tengono assolutamente in considerazione il ruolo che i Circoli culturali e ricreativi svolgono nel Paese sia della loro funzione di antidoto alla solitudine e all’impoverimento culturale e materiale per cittadine e cittadini di ogni età, che in quella di promozione della cultura e della socialità. – si legge in una nota – Attività che negli ultimi mesi abbiamo continuato a svolgere nel pieno rispetto delle regole anti contagio e con grande senso di responsabilità”.
“Siamo ben consapevoli che l’emergenza epidemiologica non sia terminata,  – prosegue la nota – come dimostrano i dati sui contagi da giorni in continua crescita, e siamo consapevoli che la salute è un bene primario. Siamo da sempre consapevoli della responsabilità che occorre per affrontare questo momento storico. Siamo stati fra le prime organizzazioni nazionali a promuovere momenti formativi sulle misure di prevenzione del contagio, convinti che sia necessario comunque promuovere una socialità responsabile. Siamo però altrettanto convinti che i luoghi di socialità e diffusione della cultura debbano rimanere aperti, tutti nel rispetto dei protocolli, per dare spazi sicuri di vita”.
“Convinti che cultura, socialità e partecipazione siano elementi essenziali, anche in questa fase, per la coesione sociale, la tenuta democratica e la ripartenza e la crescita dei cittadini del nostro Paese. – spiega Arci – E’ possibile avere socialità e diffusione della cultura, anche mantenendo la distanza di sicurezza. La crisi legata alla pandemia ha colpito duramente anche l’associazionismo culturale e di promozione sociale diffuso nel territorio, che ha comunque svolto con grande impegno e fatica un ruolo prezioso nelle attività di prossimità e tenuta delle relazioni sociali. Chiudere senza alternative, se non si è obbligati a stare a casa, può essere più pericoloso di una normalità organizzata , nel momento particolare che stiamo attraversando. E avrebbe conseguenze drammatiche, certamente per la nostra organizzazione, l’ARCI, ma anche per tanti altri”. Arci chiede che di “non essere ignorati da misure di compensazione dei danni legati a provvedimenti che impongono la sospensione delle attività e che non riguardino le sole attività commerciali, che per gli enti non commerciali sono secondarie per definizione”.
Fonte Redattore Sociale

Stampa o condividi