Tra i progetti per promuovere la salute mentale dei bambini, anche i laboratori sulle life-skills di Crotone: il pezzo di Antonietta Nembri su Vita.it

«La salute mentale non deve essere più invisibile», questo l’appello di Sos Villaggi dei Bambini nell’occasione mentre ricorda che a livello globale l’80% dei minorenni con disagi non riceve aiuti psicologici. In Italia, aumenta il fenomeno “Hikikomori”: 54mila adolescenti isolati dal contesto sociale. Diversi i progetti in campo, per promuovere il benessere psicosociale dei bambini formando persone che siano in grado di fornire supporto attraverso un servizio “a bassa soglia”

A livello globale, l’80% dei bambini con problemi di salute mentale non riceve sufficiente aiuto psicologico di qualità a dirlo il World mental health report: transforming mental health for all. In occasione della Giornata Mondiale della SaluteSos Villaggi dei Bambini davanti a questi dati lancia l’allarme perché questi numeri allarmanti dimostrano come, ancora oggi, la salute mentale non venga riconosciuta come un problema reale bensì invisibile. Secondo le Nazioni Unite, infatti, stiamo affrontando una grave crisi di salute mentale a livello globale.
In Italia, ci sono ancora poche persone che hanno accesso all’aiuto professionale, un’esigenza che è aumentata tra i giovani soprattutto con la pandemia (VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza Hbsc Italia – Health Behaviour in School-aged Children, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità). Due adolescenti su cinque dichiarano che la propria salute mentale e la propria vita hanno risentito negativamente della crisi pandemica. In Italia sono 54mila gli studenti della scuola superiore che si identificano in una situazione di ritiro sociale (“Hikikomori”): non escono di casa, hanno smesso di frequentare scuola e amici, vivono chiusi nella propria stanza mantenendo i contatti con l’esterno prevalentemente attraverso Internet (ne abbiamo scritto qui).

Il paradosso – rileva una nota – è che il problema della mancanza di supporto psicologico, pur essendo diffuso in tutto il mondo, si concentra maggiormente nei Paesi occidentali, mentre quelli in via di sviluppo stanno adottando nuovi strumenti e metodi in grado di superare questo disagio. Qui, infatti, si sta sperimentando un nuovo approccio basato sulle persone e sull’assistenza reciproca. È il cosiddetto approccio dell’“assistenza basata sulla comunità”, dove figure non professioniste si mettono all’ascolto dei pazienti. È il caso, ad esempio, dell’Africa dove il senso di comunità è molto più forte rispetto ai Paesi occidentali, come l’Italia, chiusi molto più in se stessi. Un esempio virtuoso dove persone non professioniste, ma della comunità, come le nonne, forniscono ai pazienti brevi interventi di salute mentale in contesti informali come le case o i parchi. Un modello che ha avuto successo, perché presta attenzione al contesto culturale, e che si è rivelato non solo molto economico da utilizzare e facile da attuare, ma anche incredibilmente efficace per il trattamento di problemi come la depressione.

Ed è proprio in questo ambito che Sos Villaggi dei Bambini ha avviato diversi progetti e azioni per evitare che i problemi di salute mentale in giovane età si sviluppino in qualcosa di patologico, come la depressione. Per questo l’organizzazione lavora con interventi mirati per formare persone che siano in grado di fornire supporto attraverso un servizio “a bassa soglia”. «L’idea che perseguiamo in linea con le indicazioni dell’Oms è quella di formare personale non specializzato nell’ambito della salute mentale ma che lavora con i bambini al fine di riconoscere fin da subito possibili segni di futuri disagi» dichiara Orso Muneghina, responsabile Risposta all’emergenza e Programmi internazionali di Sos Villaggi dei Bambini e a capo del Programma globale di esperti sulla salute mentale e sul supporto psicosociale della Federazione Sos Children’s Villages. «Stiamo, infatti, rafforzando le conoscenze e le competenze psicosociali all’interno dell’organizzazione, in modo da identificare meglio e più rapidamente possibili problemi di salute mentale, capire come affrontarli e come supportare i bambini e le famiglie accolti e sostenuti nei nostri Programmi, in collaborazione con altre organizzazioni internazionali. Questo approccio ha dimostrato di essere efficace. Anche Paesi occidentali, come l’Italia, dove il senso di comunità è meno sentito e i giovani sono chiusi molto più in sé stessi, dovrebbero adottarlo e replicarlo».

Sos Villaggi dei Bambini promuove la salute mentale e il benessere psicosociale dei bambini con diversi progetti. In particolare si segnalano:

  • Well-U propone misure preventive di salute mentale e psicosociali universali per insegnanti, educatori, mediatori culturali, operatori sanitari e sociali. Ben 18 i corsi di formazione attivati e 270 i professionisti del settore formati, compresi i rifugiati che lavorano nei centri di accoglienza con i minorenni migranti.
  • Step In ha invece l’obiettivo di sviluppare le capacità dei professionisti del sociale, in contatto con le popolazioni migranti particolarmente vulnerabili, in Italia, Grecia e Romania, ad affrontare i problemi di salute mentale, tra cui ansia e depressione, che si riscontrano comunemente in individui colpiti da avversità.
  • Nell’ambito del progetto Applying Safe Behaviours, volto a prevenire e riconoscere la violenza tra pari che può portare a problemi di salute mentali nei bambini o nascere dalla discriminazione nel caso in cui questo genere di fragilità psicosociale sia già presente, sono state realizzate attività rivolte agli insegnanti, affinché possano attivarsi a livello personale aumentando le proprie capacità di ascolto e relazione nei confronti dei giovani, e una serie di laboratori per i ragazzi, tenuti da giovani educatori, sulla necessità di coltivare relazioni sane e rispettose con i propri pari, riconoscendo eventuali situazioni di violenza.
  • I laboratori sulle life skills, promossi a Crotone e rivolti a ragazzi stranieri e italiani, combinano la metodologia del teatro sociale con il supporto psicosociale basato sulla promozione delle life skills, competenze per la vita. Le attività in programma stimolano l’utilizzo del corpo e della creatività per creare una maggior consapevolezza corpo-mente. Attraverso lo scambio e la condivisione i ragazzi riflettono sulla diversità, non come elemento da nascondere o di cui vergognarsi, ma come valore aggiunto capace di rimettere al centro la propria unicità.

Fonte: di Antonietta Nembri Vita.it

Stampa o condividi