Un tributo ai caduti catanzaresi della I guerra mondiale

Alla Grande Guerra l’Italia ha pagato un tributo enorme in termini di vite umane sacrificate in trincea. Lì, sull’altopiano del Carso, tra i soldati che cento anni fa hanno opposto resistenza alle milizie dell’impero austro-ungarico, i militari catanzaresi si sono fatti valere combattendo strenuamente fino all’ultimo. Alla memoria dei componenti della Brigata Catanzaro, ricordati negli annali della storia, e di tutti coloro che sono stati gettati in fosse comuni senza nemmeno un opportuno riconoscimento o che hanno fatto ritorno a casa portandosi dietro i segni incancellabili di una guerra tra le più sanguinose, è stata dedicata la serata, fortemente voluta dall’associazione “Ada” e moderata dalla giornalista Benedetta Garofalo, che si è tenuta mercoledì a Palazzo de Nobili.

Alla presenza delle autorità civili (sono difatti intervenuti Rosario Lostumbo, presidente della Commissione alle Politiche Sociali, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale che ha sostenuto l’organizzazione dell’evento, ed il consigliere della nuova Amministrazione Provinciale, Sabatino Nicola Ventura) e militari (Paolo Sini, tenente del comando della Guardia di Finanza di Catanzaro, intervenuto per conto del comandante De Nisi, ha ricordato il contributo che diedero 12mila finanzieri alla vittoria finale), lo storico Mario Saccà ha ampiamento descritto, sulla scorta dei documenti raccolti, il clima incandescente che a Catanzaro, così come in tutta Italia, ha accompagnato l’ingresso dell’Italia in guerra nel 1915. La folta platea ha quindi avuto modo di apprendere che la Brigata Catanzaro fu insignita della medaglia d’oro al valore per le attività di assalto che la videro protagonista sull’altopiano di Asiago in più di un’occasione, come nella liberazione delle batterie rimaste circondate sul monte Mosciagh.

Eppure a Catanzaro non vi è una lapide che ricordi i nomi di tutti i 384 caduti della città che hanno fatto parte di una delle fanterie più “sfruttate” dall’esercito italiano per il coraggio dimostrato in battaglia: lo stesso Monumento ai Caduti di piazza Matteotti, inaugurato da Vittorio Emanuele nel 1933, fu eretto con una raccolta fondi promossa dai cittadini, e l’unica lapide presente, alla chiesa del Monte dei Morti, ne contiene solo 178. L’appello lanciato da Saccà di dare un doveroso tributo ai giovani catanzaresi che hanno combattuto per perseguire ideali di unità e patriottismo e che barbaramente sono stati uccisi, è stato fatto proprio dalla presidente dell’Ada, Francesca Migliarese, e da tutti coloro (ovvero il presidente del CSV di Catanzaro Mario Cortese, Domenico Menniti, Aldo Criscuolo ed il consigliere comunale Domenico Iaconantonio) che hanno reso partecipi gli attenti spettatori dei racconti tramandati dai padri o dai nonni che hanno preso parte alla I guerra mondiale.

Con le loro toccanti testimonianze – c’è chi ha raccontato del padre ferito alla gola e recuperato per puro caso dal mucchio di morti in cui era stato gettato, e chi ha fatto propri i racconti di guerra del nonno, che ha vinto la paura della morte dopo essersi ritrovato al risveglio l’unico superstite tra i compagni uccisi durante un attacco notturno – hanno fatto sì che i cento anni di distacco dagli avvenimenti riportati a galla dalla meticolosa ricostruzione storica apparissero più vicini. Il messaggio della crudeltà del fenomeno bellico – che non dovrebbe mai ripetersi per il carico di morte e distruzione che si porta dietro – è infatti trasparso tra le parole piene di commozione di chi ha avuto un parente prossimo che ne è stato indelebilmente segnato. Moltissimi, invece, sono quei nonni, padri ed affini che non hanno fatto più ritorno a casa, ed i cui resti non sono neanche mai stati recuperati. Il loro nome su una lastra di marmo potrebbe rappresentare l’unico modo per ricordarne il passaggio nella storia.

I vari interventi sono stati intervallati dai brani musicali di carattere patriottico (e non poteva di certo mancare all’inizio l’Inno nazionale che è stato intonato da tutti i presenti), appositamente scelti dal baritono Daniele Tommaso Mellace, accompagnato al pianoforte da Maria Veraldi.

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