"Un viaggio chiamato travaglio"

Pubblichiamo integralmente il bellissimo racconto sull’esperienza della nascita, scritto a quattro mani da Alessandra Mungo e Lucia Pintimalli, volontarie dell’associazione “Acquamarina”, il cui estratto è stato pubblicato sul sito nazionale di “Save the children”.
Due linee rosa ed il viaggio inizia. Nove mesi di attesa, di pensieri, di quell’allenamento quotidiano che la mente fa insieme al corpo per prepararsi a quel giorno: il giorno in cui sei chiamata a cavalcare la tua onda…”
Quando i prodomi avvolgono il ventre e la mente di una donna, inizia uno dei viaggi più delicati e importanti di tutta la sua vita. La sua nascita come mamma e la nascita della sua piccola creatura.
Durante i nove mesi di gestazione, anche grazie ai percorsi di accompagnamento alla nascita,impariamo e conosciamo le fasi fisiologiche della gravidanza e del travaglio, come il corpo della donna accoglie e nutre il suo bambino, gli stadi checonducono alla fase espulsiva,ma spesso mettiamo in secondo piano l’importanza del parto anche come “evento emotivo”.
Le emozioni hanno un ruolo centrale nell’arco di tutta la nostra vita come nelle varie fasi del travaglio, possono svolgere un importante elemento propulsore o da freno/rallentatore.
Come utilizzare questo bagaglio emotivo? Se le emozioni sono realmente ri-conosciute, accolte e rispettate possono essere uno strumento significativo per vivere al meglio il travaglio?
Tuttavia prima di comprendere se e come utilizzare le nostre emozioni è doveroso premettere che l’ormone che agisce sull’organismo stimolando le contrazioni da parto è l’ossitocina anche detto “ormone dell’amore”; la sua produzione viene stimolata attraverso contatti fisici affettuosi, relazioni positive, situazioni di calma, fiducia e benessere.Ogni emozione negativa, quindi, può intervenire sulla produzione di ossitocina in maniera non positiva. Il nostro “ormone dell’amore” dovrebbe essere tutelato durante tutto il travaglio, attraverso il mantenimento di un clima intimo, luci soffuse, compagnia e contatto con il proprio partner, scelta delle posizioni da assumere durante tutto il travaglio, riduzione delle visite ginecologiche, la creazione di una relazione empatica con l’ostetrica che assiste la donna durante il parto.
Augurandoci che ogni donna possa trovare durante il proprio parto gli elementi sopra citati e consapevoli che ogni nascita è un evento unico e irripetibile, sono tante le emozioni e gli eventi emotivi che si possono sviluppare durante le quattro fasi del travaglio di parto.
Nella fase prodromica, la prima fase del travaglio che dura circa fino ai 4 cm di dilatazione, la donna vive spesso emozioni diverse e contrastanti, la gioia di conoscere la creatura che porta in grembo incontra la paura del “percorso” che sta iniziando, in cui spazio e tempo pian piano perdono misura e tutto diventa un processo interiore e di mutamento. La donna cerca di riposare tra una contrazione e l’altra in modo da poter caricare le proprie energie. Occorre esprimere al personale sanitario i propri bisogni, le richieste, le esigenze; ricordiamoci che comunicare efficacemente le nostre necessità e i nostri pensieri può essere utile a mantenere quel clima di benessere di cui abbiamo precedentemente parlato.
La fase successiva, quella dilatante,sveglia nella donna partoriente un grande potere empatico verso una figura di riferimento, in genere l’ostetrica che assiste il parto e verso il bambino. La donna sa che in quel momento, nella sua forza e nel suo immenso amore, si cela il “segreto della vita”. Ogni carezza, ogni posizione scelta, ogni massaggio, ogni movimento tutto per lei è importante. Coraggio, grinta, fragilità, paura tutto ha motivo di esserci… Nel corso della nostra vita ci troviamo spesso a respingere la paura ed il dolore, durante il travaglio invece sono proprio questi due “giganti” che si fanno alleati indispensabili della partoriente, accoglierli, interiorizzarli ed esteriorizzarli consentono di giungere alla fase espulsiva.
Proprio nel momento in cui sentirai di “non potercela fare” incontrerai l’ultimo pezzo di strada che ti farà abbracciare il tuo bambino.
Nella fase espulsiva nessuno ti insegnerà a spingere, la custode della nascita, l’ostetrica, che ti ha accompagnata fino a quel momento ti guiderà, ma il tuo istinto, la tua parte primordiale, ti diranno come fare…ed ecco tra le tue braccia la “luce” che abbraccerai tra incredulità e amore.
In quell’abbraccio oltre il tempo e oltre la vita aspetterete insieme la nascita della vostra grande alleata, la placenta, simbolo delle vostre radici. In quest’ultima fase del travaglio che si chiama secondamento, le emozioni provate fino a quel momento gireranno insieme come in un vortice tra mente e cuore e solo dopo guardandole con distanza si riuscirà a dare loro un nome, riconoscendole come “sorelle” alleate della sfida più grande affrontata.
“…Se tornassi indietro nel tempo, prima dell’inizio del mio travaglio, vorrei che qualcuno che me la raccontasse così:
Verrà il giorno in cui rinascerai.  Rinascerai nelle onde di un viaggio chiamato travaglio. Se sei nel posto giusto, con le persone giuste, mani calde ti massaggeranno la schiena, voci dolci ti incoraggeranno, luci soffuse ti avvolgeranno. Ti sarà lasciata intimità, perché tu riesca ad imparare ad ascoltare il tuo corpo. Ora conosci l’onda, si è presentata già da un po’, prima più timida e sporadica, ora sempre più incalzante e ravvicinata. La senti arrivare da lontano, è dentro di te, la senti che sale piano piano e diventa sempre più forte, ad ogni suo passo respiri, abbassi le spalle, ondeggi il bacino, puoi farcela, te lo ripeti continuamente, 60 secondi e passa, ondeggi, respiri, ti abbandoni e finalmente piano piano senti che si allontana. L’hai cavalcata con forza e coraggio. Hai dominato la sua potenza. È già da un po’ che va avanti così, non sai da quanto perché il tempo non ti appartiene più, saranno minuti o ore o forse giorni…sei troppo dentro di te per pensare al fuori. Ora sembra che queste onde siano sempre più alte, le hai dominate e sembra che vogliano mostrarsi con più forza. Quando le senti arrivare hai paura. Sì hai paura ed è giusto che sia così, la paura può essere una gigantesca alleata, la spinta che ti porta altrove, che ti fa fuggire da chi sei per consegnarti a chi diventerai…e tu stai per diventare madre. 5 lettere di una potenza enorme che ti ringhia dentro, che affonda le sue radici nella storia degli uomini. E’ proprio quella forza che devi seguire, quell’istinto che ti porterà a lasciare che l’onda ti travolga. E’ questa la chiave, lasciare che la forza fluisca, che diventi tua alleata. Smetti di combatterla e lasci che ti attraversi. Griderai la vita con tutta la voce che hai in corpo. Arriverai al limite, penserai di non farcela chiuderai gli occhi e …rinascerai. Rinascerai nel corpo viscido e caldo che ti viene poggiato nel petto. Rinascerai in quello sguardo sconosciuto che ti rapisce l’anima e il cuore…rinascerai madre…e lo sarai per sempre.

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