Una riforma da fare insieme: i Csv incontrano Di Piazza

Il dialogo tra il presidente di CSVnet Tabò e il sottosegretario chiude la conferenza nazionale di Trento dedicata alla follia dei volontari. Sullo sfondo i nodi della riforma del terzo settore e i passi da compiere per renderla funzionante.
“Per superare il clima di diffidenza che si è creato negli ultimi anni nei confronti del terzo settore è necessario raccontare tutto il bene che si fa anche con il volontariato”. Con queste parole Stanislao di Piazza, neo sottosegretario al Ministero del Lavoro e alle Politiche sociali ha parlato alla platea dei 400 delegati riuniti a Trento per la XIX conferenza nazionale di CSVnet. Un dialogo positivo e partecipato con il presidente Stefano Tabò, sugli impegni che attendono l’attuale governo per il completamento della riforma del terzo settore al fine di renderla realmente “esecutiva ed efficace”; su questo Di Piazza ha ribadito l’importanza di un “confronto aperto e costante con tutto il terzo settore” per concludere il percorso insieme e nel modo migliore.
“Occorre rilanciare l’impegno dei soggetti che si occupano del bene comune: associazioni e cooperative – ribadisce il sottosegretario – necessitano di un controllo reale, concreto e puntuale, che vigili sulla serietà ma allo stesso tempo ne valorizzi il lavoro e i servizi offerti”.
Sullo sfondo alcuni dei nodi cruciali per dare compimento alla riforma del terzo settore, dalla fiscalità al registro unico nazionale. L’intero impianto degli incentivi, infatti, per essere operativo dovrà essere sottoposto all’autorizzazione dell’Unione europea. Tra i punti caldi sollevati da Tabò a Di Piazza, l’urgenza di attivare il registro unico nazionale del terzo settore per portare a compimento il processo di accreditamento dei Csv. Il corto circuito possibile, infatti, riguarda l’impossibilità dei centri di diventare enti di terzo settore in tempo. “Il registro è uno strumento utile e di semplificazione – continua Tabò – in termini di trasparenza. Abbiamo incontrato UnionCamere che si occupa dello sviluppo tecnologico, consapevoli che questo delicato passaggio non sia automatico. Il sistema dei Csv è disponibile ad accompagnare gli enti in questo delicato percorso ed è necessaria l’attenzione e la collaborazione delle regioni”.
Dal tavolo di Trento è stata ribadita la necessità di evitare possibili fraintendimenti nella definizione di volontariato.  “Bisogna distinguere l’impegno gratuito con il lavoro nel sociale – ha spiegato Di Piazza – ma senza creare conflitti: si tratta di ruoli entrambi necessari per cambiare le cose ma che viaggiano su binari diversi. Il valore è differente e l’obiettivo è comune”.
Una distinzione necessaria per rafforzare anche l’identità del volontariato, caratterizzata da libertà di scelta e gratuità.
Il sottosegretario ha anche ribadito il ruolo della promozione del volontariato, così come indicato nell’art. 19 del Codice del terzo settore, certi che l’impegno gratuito sia anche una forma di reinserimento sociale e non solo perché “in Italia ci sono tanti giovani Neet, che non studiano e non lavorano e il volontariato può essere una strada per dare loro nuove prospettive”.
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