La sensazione è quella del rifiuto, e non va mai via. Anche a distanza di anni. E’ così per tutti i figli nati al di fuori del matrimonio, che attendono il riconoscimento di un diritto – quello al cognome paterno, con tutto quello che ne consegue a livello legale – che può non arrivare mai.
Maria Scalzo ha pensato a loro quando ha fondato l’associazione di volontariato “Verità biologica” tre anni fa: l’essere stata testimone di storie di dolore l’ha spinta ad impegnarsi su un fronte per molti versi scomodo e sconosciuto, che in passato ha rappresentato una prassi intrisa di omertà.
“Un tempo ai figli naturali non restava altro che rassegnarsi in maniera ineluttabile alla propria condizione di “figli di serie b” rispetto ai fratelli legittimi – spiega Maria Scalzo al CSV Calabria Centro – Erano i figli della vergogna, destinati a convivere con un tabù che provocava tanta sofferenza e che niente e nessuno poteva cambiare!”
Il vero spartiacque tra il prima e il dopo si è avuto con l’approvazione della riforma del diritto di famiglia nel 1975, che ha equiparato i figli naturali ai figli nati in costanza di matrimonio. Ma resta ancora molto da fare per evitare che le lungaggini burocratiche e normative scoraggino chiunque voglia intentare una causa nel riconoscimento delle proprie origini.
“Oggi una causa, per vedersi riconosciuti come figli del proprio padre, che si rifiuta di farlo perché ad esempio ha un’altra famiglia, può durare anni – continua Maria Scalzo – Con la sentenza n. 50/2006 la Corte Costituzionale ha comunque ridotto i tempi del processo per l’accertamento della paternità, potendo l’interessato citare subito in giudizio il presunto padre naturale attraverso il ricorso all’esame sul DNA. Ma resta una causa lunga e complessa, per la quale occorre avvalersi di un avvocato esperto in diritto di famiglia: i tempi per l’accertamento del DNA sono quelli che sono, così come quelli per il blocco dei beni del presunto genitore”. Il riconoscimento dello status di figlio naturale, infatti, implica anche l’acquisizione di diritti in materia di successione del presunto padre, ecco perché il blocco dei beni – a detta della presidente Scalzo – sarebbe necessario fintanto che la causa sia in corso. E non è da trascurare, inoltre, l’aspetto medico, essendo l’accertamento delle proprie origini utile alla conoscenza di eventuali malattie genetiche che richiedano cure tempestive.
Tutto ciò che serve all’attività di sensibilizzazione rispetto alla tematica del riconoscimento biologico è pertanto finalizzato a dare sostegno alle persone che si trovino coinvolte in tali dinamiche: per esse l’associazione “Verità biologica” favorirà l’insorgere di gruppi di auto-mutuo-aiuto, ma anche incontri ed eventi che possano far conoscere, assieme ad esperti in campo legale e medico, gli aspetti legati alla problematica biologica.
“Ma c’è un aspetto più importante degli altri, ed è quello che ha a che fare con la sfera più intima – conclude Maria Scalzo – Nessun riconoscimento, per quanto giusto e desiderato, può far venire meno, infatti, quell’amara sensazione dovuta al rifiuto che condiziona la vita intera e che procura tanto dolore. E’ per questo che l’associazione da me fondata sarà volta a scardinare un tabù che ha radici antiche ed a diffondere la cultura dell’accettazione della verità”.
L’associazione può essere contattata al seguente indirizzo mail: veritabiologica@gmail.com
Ufficio stampa CSV Calabria Centro