Viaggio nel Servizio Civile: emozioni, iniziali paure e note nostalgiche nei racconti di chi l’ha vissuto. I commenti dei ragazzi e dei loro OLP

Un anno fa, quando si sono presentati al colloquio per le selezioni per i progetti di Servizio Civile al CSV Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia “Calabria Centro”, di certo non avrebbero mai immaginato di avvertire il peso della mancanza di un impegno quotidiano, venuto meno l’11 giugno scorso.

Eppure, quello che per loro doveva essere solo una fase di passaggio in attesa di altro, si è rivelata essere un’esperienza non replicabile soprattutto dal punto di vista umano.

Molti prenderanno altre strade, qualcuno forse deciderà di dedicare un po’ del suo tempo al volontariato, altri ancora sanno bene che il servizio prestato avrà una sua valenza nella partecipazione ai concorsi pubblici. Ma per la maggior parte di loro è stato in assoluto il primo approccio al mondo del lavoro, anche se lavoro non è.

E un po’ di nostalgia, ora che l’anno è passato, l’hanno provata un po’ tutti, giovani e OLP (operatori locali di progetto), ed hanno deciso di metterla per iscritto su invito del CSV.

Il mio anno da servizio civile è stato un frullato di emozioni e lezioni

così lo definisce Lorenz Coriage, che ha scelto di dedicarsi per un anno ai minori dell’associazione Tribunale per la Difesa dei Diritti del Minore

Ho imparato che per gestire tanti bambini sono importanti l’organizzazione e la calma, e mantenere i nervi saldi anche quando la situazione sta sfuggendo di mano. Vivere l’associazione è stato anche “compatire e conoscere”:  con l’attività  in ospedale ho capito che esistono realtà dolorose e cominci a vivere della “speranza” che quel bambino tu lo possa incontrare fuori, in salute e lontano da ogni problema, ma nel frattempo gli doni un sorriso”. Così poi conclude: “Non pensavo che  questa esperienza potesse avermi cambiato in un anno. Spero di essere riuscito nel nome del servizio civile a tutelare e promuovere i valori della Repubblica, quali la solidarietà ed il rispetto della dignità umana. Ciò che avverrà dopo è un mistero, ma la solidarietà verso il prossimo rimarrà insito nella mia anima”.

Anche per Marco Benenato, “collega” di Lorenz nel TDDM,

“…vedere i bambini sorridere e affrontare con più serenità la loro degenza ospedaliera è stata un’esperienza che ha arricchito emotivamente e  ha mostrato il potere del sostegno psicologico e dell’empatia”. E continua: “Il mio anno di Servizio Civile Universale è stato un viaggio di scoperta e crescita. Ho acquisito competenze pratiche e relazionali, ho sperimentato la soddisfazione di vedere i risultati positivi del mio lavoro e ho rafforzato la mia convinzione sull’importanza del volontariato e del lavoro con i minori”.

Così anche per Sophia Canino:

Sono cambiata in molte cose, all’inizio ero molto chiusa e molto timida, ora invece riesco a lavorare in gruppo. In generale l’esperienza di Servizio civile mi ha fatto crescere e comprendere meglio quelli che sono i diritti dei bambini e le loro necessità e ha rafforzato in me i concetti dell’amicizia e della solidarietà”.

Ognuno dei 140 ragazzi selezionati del programma “Pronti, partenza, V.I.A!” ha potuto mettere a disposizione degli enti di accoglienza, per i quali avevano fatta domanda, le proprie capacità relazionali e di confronto con gli altri. E quanto più è grande la motivazione, tanto più è facile innamorarsi dell’esperienza del Servizio Civile.

Lo riassume bene Alessandro Marotti, che ha scelto di dedicarsi ai ragazzi dello SPRARCondò” a Satriano:

“ ..Il Servizio Civile mi ha permesso di aprire gli occhi su molti aspetti della realtà che mi circonda e di lasciare una buona impronta alla società, facendo nascere in me un sentimento di amore verso i ragazzi dello SPRAR, tanto da dedicargli tutto me stesso”.

Le stesse emozioni sono narrate da Rossella Vaccaro, che ha frequentato i minori della “Famiglia Casa Roella” di Davoli:

Ricorderò tutti i sorrisi strappati durante questi 365 giorni, le cucinate insieme, le passeggiate sul lungomare di Davoli, tutti i nostri giochi e scherzi, i nostri lavoretti fatti a mano, ma anche i momenti no. In tutti i percorsi personali sono presenti momenti poco gioiosi, fatti di lacrime e di giorni negativi, ma siamo riusciti sempre insieme ad affrontarli, anche i giorni dove non volevi nessuno attorno finivano sempre con un sorriso e con lo stare insieme. Quest’anno mi ha insegnato lo stare insieme, e stare bene insieme, condividere i momenti, tutti negativi o positivi, perché la Famiglia questo ti insegna, che in ogni caso hai sempre qualcuno a fianco”.

E mentre Christian Buttiglieri definisce la sua esperienza all’associazione AMA Calabria

una delle più belle, sia a livello di impegno che a livello di amicizia

Ingrid Mangiacasale, Francesca Longo e Paolo Vetere dell’associazione Ave-Ama ricordano i pranzi e le cene, le passeggiate, i giochi, i libri, i corsi svolti in compagnia dei ragazzi con disagio mentale assistiti, ma soprattutto come la solidarietà imparata da loro sia stata

“..un dare senza accorgersene e un ricevere senza chiedere niente. Il rapporto tra noi del SCU, a volte, è stato colpito da fraintendimenti o incomprensioni ma non c’è stato niente che non abbiamo risolto insieme. Se dovessimo pensare ad una casa, un rifugio, oltre a quella d’origine, penseremmo a quest’associazione, la nostra seconda, meravigliosa, famiglia. Consigliamo questa esperienza a chiunque voglia riempirsi il cuore di gioia”.

Ma c’è anche chi, come Antonio Corasoniti, pur avendo svolto per poco tempo il servizio per “Il Golfo” di Squillace, conserva ancora un bellissimo ricordo dei ragazzi e degli OLP:

 “Quando ho ricevuto una chiamata da scuola a Torino ho pianto, anche perché non volevo lasciare i ragazzi e gli operatori ai quali mi ero troppo affezionato. Rimane il ricordo di una bellissima esperienza che mi ha permesso di crescere molto e di capire situazioni che  non avrei mai creduto di vivere”.

Al Centro Diurno Minozzi di Catanzaro, che ospita persone con disabilità fisiche e mentali, ha svolto il servizio Ludovica Gerbino, che ha ammesso di essere stata  all’inizio spaventata da questo tipo di esperienza:

I primi giorni mi sono limitata ad osservare e a studiare ogni caratteristica comportamentale per comprendere quale metodo efficace e diverso potessi utilizzare con ognuno dei ragazzi– spiega-  Una volta compreso il giusto modo di approccio è iniziato il nostro percorso insieme, non dimenticherò mai il loro affetto e li porterò  nel mio cuore per sempre. Grazie a questo percorso ho avuto la conferma di quanto sia adatto a me il lavoro di Oss che ho scelto, e quanto sia bello e gratificante aiutare gli altri, soprattutto chi é in difficoltà . Grazie a questo percorso ho imparato che, in un mondo in cui la maggior parte della gente pensa solo a sé,  io voglio fare la differenza, anche perché mi reputo fortunata e credo sia mio dovere morale e fonte di ricchezza interiore dedicare del tempo a chi è  meno fortunato di me”.

Per Matteo Frattolillo, operatore volontario all’Anteas San Paolo di Crotone, che ha definito “entusiasmante” l’esperienza svolta, rimane il rammarico della sua così breve durata,  trovando sponda nelle parole dei colleghi, Vanessa Cristaldi (…è stato appassionante scoprire quanto sia complicato e delicato il funzionamento di un intero ufficio con molti componenti) e Dario Godano, il quale ha voluto ricordare tutte le persone che hanno condiviso il suo stesso percorso e che hanno contribuito a renderlo meno timido e taciturno e più sicuro di se stesso.

Maria Gloria Pennestrì, in particolare, si è soffermata sulle tante cose che mai avrebbe sospettato di imparare:

Grazie all’OLP abbiamo imparato a saper usare un programma di contabilità, a scrivere verbali di un collegio sindacale, come si dirige e svolge il banco alimentare,  come vive e che cos’è un’ associazione di volontariato! E non mi sarei mai aspettata di lavorare a due ricerche di indagine sul “Pianeta Anziani “e su “I nuovi teenagers”, alle quali seguono rispettivamente due libricini che abbiamo stilato con il nostro OLP. Possiamo dire che siamo diventati ricercatori e scrittori. Grazie a questa esperienza abbiamo tenuto anche un convegno dove i protagonisti siamo stati noi in prima persona. Sono diventata cosciente e consapevole delle mie qualità e capacità. E ho visto un grande cambiamento sia in me che nei miei compagni di viaggio”.

Pasquale Andrea Bilotta ha definito l’anno all’”Acqua della vita” di  Pizzo assai prezioso,

“…non solo per il compenso che non fa mai male, ma ancor di più per le competenze acquisite e per i rapporti interpersonali tra colleghi, responsabili e persone che abbiamo aiutato o incontrato sul percorso. Ci siamo sporcati le mani un po’ tutti per aiutare i bisognosi attraverso il Banco Alimentare, e prendendo quintali di spazzatura nei luoghi con i quali l’associazione aveva la convenzione con il Comune. Ringrazio i colleghi ed i responsabili per l’enorme pazienza e passione trasmesseci”.

Eleonora Cortese, che ha condiviso con lui il servizio, si sente

“…grata di aver avuto la possibilità di crescere. Ho imparato che un piccolo gesto nei confronti delle altre persone o di ciò che ci circonda fa una grande differenza e porterò sempre con me questo grande insegnamento. Grazie ai bambini ho imparato quanto le parole siano importanti ma anche a saper porgere l’altra guancia”.

Infine, Martina Cilurzo ha fornito un’analisi dettagliata dell’anno di servizio svolto al Centro SAI FAMI di Davoli in termini di crescita personale (per ciò che riguarda lo sviluppo di competenze, di assunzione di responsabilità e di adattamento a nuove situazioni), di impatto benefico sulla comunità

che si tratti di assistenza sociale, educazione, ambiente o cultura, l’impatto concreto del proprio lavoro è tangibile”,

di relazioni interpersonali

lavorare in un contesto collaborativo favorisce lo sviluppo di un forte spirito di squadra e di amicizie durature”

di orientamento professionale, ma soprattutto di rafforzamento nei propri valori e di maggiore consapevolezza sociale

…si sviluppa una maggiore consapevolezza delle problematiche sociali e delle disuguaglianze esistenti, aumentando la volontà di essere parte attiva del cambiamento.

E così conclude:

Un anno di servizio civile è un periodo di intensa crescita personale e professionale, caratterizzato da sfide, scoperte e profonde soddisfazioni. Le esperienze vissute durante questo tempo arricchiscono non solo la propria vita, ma anche quella delle persone e delle comunità con cui si è lavorato”.

Significativo è quanto scrive Iginio Carvelli, OLP all’Anteas San Paolo di Crotone:

L’esperienza con i ragazzi del Servizio Civile è stata una delle più esaltanti tra quelle  vissute  lungo il cammino dei miei anni  già oltre la soglia  della quarta età. Sul diario di bordo dell’ultimo giorno di navigazione, ho annotato: “soave  la mia tarda età, navigando nel limpido mare della vostra giovinezza, ha vissuto una meravigliosa esperienza”.

In sintonia  con  gli indirizzi statutari dell’Anteas  riguardanti la cultura, abbiamo  condotto due ricerche sociologiche , una riguardante la condizione  anziana e l’altra quella giovanile  dei soggetti residenti nella provincia di Crotone. I risultati hanno consentito due pubblicazioni : Pianeta Anziani e  i Nuovi Teenagers. E’ stato un lavoro durante il quale  la mia esperienza si è interfacciata con il loro  spirito giovanile  proteso a nuove conoscenze  sociali, e ha rappresentato un  reciproco arricchimento personale.

Il loro impegno e la loro disponibilità  a seguire  i programmi operativi dell’associazione  sono il frutto  di un sincero dialogo durante il quale sono stati esaltati i valori umani e civili  come la solidarietà, la pace e l’accoglienza. “Ho potuto constatare  giorno per giorno  il loro interesse per il volontariato  contro ogni apatia sociale e ciò ha rappresentato per me motivo di orgoglio e di soddisfazione. Al termine dei dodici mesi, un’agape fraterna  ci ha consentito  di salutarci  in modo festoso assieme a tutti  i dirigenti dell’associazione.

Ed anche Rita Lorenzano, che è stata di supporto all’OLP, si è dichiarata certa che

i piccoli semi di esperienza civile, sociale, culturale ed umana piantati su un terreno fertile continueranno a germogliare negli anni a venire”.

Annarita Tolomeo ha svolto questo ruolo per il Centro Diurno “Simona & Daniela” di Catanzaro:

I ragazzi selezionati, ognuno con le proprie attitudini, hanno reso un servizio importante, rappresentando un valore aggiunto a quanto già programmato dall’equipe del centro diurno per persone con disabilità – scrive l’OLP – Il loro servizio è stato impeccabile. Quello della disabilità è un mondo del tutto imprevedibile, ma la loro sensibilità e determinazione hanno fatto la differenza. Sono entrati nella quotidianità degli ospiti, in punta di piedi e con un forte senso di rispetto, e sono stati da supporto agli operatori durante le attività laboratoriali previsti. Qualcuno ha conseguito la laurea di un percorso già in corso, e nel suo elaborato ha voluto dedicare delle riflessioni sugli ospiti. Altri hanno scelto di continuare il servizio e di intraprendere un percorso formativo attinente”.

Cinzia Trapasso, OLP nella “Tenda di Mamre” gestito da Fondazione Città Solidale, si dichiara

“..soddisfatta dal lavoro fatto con le ragazze, disponibili, aperte, attente e collaborative. L’esperienza del Servizio Civile è stata importante e bella, le ha fatte crescere sotto l’aspetto umano perché hanno toccato con mano quanto possa essere faticoso vivere momenti così difficili. Proprio per il bel rapporto che si è creato con ospiti ed equipe, tutte hanno espresso il piacere di continuare, quando possibile, a mantenere tale rapporto”.

Filomena Bisignano, OLP alla Casa San Martino di Settingiano, pur specificando l’iniziale difficoltà a rapportarsi ai minori stranieri non accompagnati, ha comunque messo in evidenza gli sforzi compiuti dai ragazzi nell’assistenza diretta agli ospiti, dedicando il loro intervento ad attività di studio, di animazione e di servizio giornaliero.

Ed anche Natalina Garrapetta del Centro “Sunrise” a Catanzaro, ha speso parole di elogio per le ragazze che qui hanno svolto il Servizio Civile:

Hanno dimostrato di essere risorse preziose, contribuendo al benessere dei minori e al lavoro dell’equipe. Un percorso formativo, dal quale hanno potuto constatare la ricchezza interiore che apporta il lavoro nel sociale; un benessere interiore costruito sul dare e ricevere, punti cardini della relazione educativa”.

Le fa eco Maria Ruggiero della Comunità San Domenico a  Catanzaro, la quale, riferendosi ai ragazzi Alberto Miniaci, Lamanna Domenico e Lina Merante, ha auspicato che questa esperienza possa essere stimolo a continuare a impegnarsi nel sociale, mettendo a disposizione le loro competenze e il loro talento.

Si può concludere, quindi, che l’anno da poco concluso ha lasciato un’impronta significativa anche negli OLP, come riassume Leonardo Londino dell’associazione “Il Futuro” di Mesoraca, che ha guidato Federica Marino, Pierina Saporito e Rosa Ruberto in quest’esperienza:

E’ stato un anno importante per la crescita dell’associazione, ma anche per me stesso, perché mi ha arricchito nella comprensione delle varie capacità e possibilità che una persona può avere. Il Servizio Civile rimane un istituto unico nella valorizzazione delle persone”. 

Ufficio stampa CSV Calabria Centro

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