VIBO – Anziani e indigenti, assistenza all’anno zero«Occorre potenziare il Welfare»

VIBO

Anziani e indigenti, assistenza all’anno zero«Occorre potenziare il Welfare»

Le risorse finanziarie non vanno sprecate ma devono essere utilizzate per creare Centri permanenti

Lino Fresca

Cresce la povertà in tutta la provincia di Vibo Valentia, ma mancano i servizi socio-assistenziali minimi per intervenire sulle cause che la determinano. Nonostante questa grave emergenza da anni si aspettano i Piani zona servizi sociali, di cui ogni Comune dovrebbe dotarsi. Senza questo straordinario “Piano regolatore dei servizi sociali, purtroppo, non si può effettuare alcuna programmazione seria a breve, medio e lungo termine a favore di famiglie indigenti, anziani non autosufficienti, malati psichiatrici, diversamente abili e extracomunitari.

Molto spesso nei 50 comuni vibonesi arrivano i fondi per eliminare le sacche di povertà più eclatanti, ma non vengono utilizzati perché mancano, appunto, i progetti di intervento. Questi fondi quando non sono spesi, devono essere restituiti agli Enti erogatori che sono: Regione, Governo nazionale e Comunità europea. Il mancato utilizzo di queste ingenti somme provoca danni irreparabili al Welfare, che in Calabria e, in particolare, nella provincia di Vibo Valentia, è fra i più deboli d’Italia.

Per uscire da questa situazione di stallo occorre, come prima cosa, mettere in cantiere un Piano di zona sociale complessivo che tenga conto delle necessità di tutto il Distretto sociale 1, di cui fanno parte: Vibo Valentia, Filadelfia, Francavilla Angitola, Filogaso, Francica, Jonadi, Maierato, Mileto, Monterosso Calabro, Pizzo Calabro, San Costantino, San Gregorio D’Ippona, Sant’Onofrio, Stefanaconi e Polia.

In questi Centri, nonostante l’impegno di qualche amministratore, manca un progetto unitario in grado di dare risposte concrete a tutte quelle fasce sociali che per i più svariati motivi vivono in condizione di marginalità e indigenza.

In questo ipotetico “Piano di zona sociale” dovrebbero trovare posto, tra le altre cose, il servizio assistenziale domiciliare agli anziani non autosufficienti (Sad) e la realizzazione di tutte quelle strutture protette del “Dopo di noi”, destinate all’accoglienza dei malati psichiatrici, delle persone autistiche e dei portatori di handicap.

«Per realizzare – ha sottolineato un operatore sociale – questi Centri di servizi aperti diurni e notturni i soldi ci sono. I Comuni devono realizzare i progetti dopo un’attenta analisi dei bisogni emergenti sul territorio. Se no ci si muove unitariamente, non solo non si spenderanno i soldi che arrivano dalla Regione e dai Ministeri, ma il territorio resterà sprovvisto di quei servizi essenziali di cui necessitano le nostre realtà locali».

Lo scorso anno nei 15 comuni del Distretto socio-assistenziale n. 1 sono arrivati contributi considerevoli per l’accesso ai Centri diurni per disabili. Il contributo prevedeva la copertura in toto o in parte, a seconda delle condizioni economiche dei richiedenti, della retta dovuta al Centro diurno prescelto. Altri finanziamenti a pioggia sono stati utilizzati in maniera sbagliata perché certe sacche di povertà sono ancora rimaste.

Allegato:

Uno dei più attenti osservatori dei bisogni emergenti sul territorio calabrese è il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Antonio Marziale il quale, da sempre, si batte per il potenziamento dei servizi sociali.

In una regione multiproblematica come la Calabria, che rappresenta il fanalino di coda nazionale per spesa in Welfare e con un rapporto assistenti sociali/cittadini molto al di sotto degli standard di legge, la strada da fare è ancora lunga per mettersi al passo con quelle regioni che hanno fatto tantissimo nel settore dei servizi sociali. Tanto è il lavoro che ancora deve essere fatto per sollecitare le istituzioni e le parti sociali a colmare il gap esistente per tutti i cittadini calabresi. In quest’ottica di collaborazione con tutti gli attori dello sviluppo occorre creare nuove opportunità occupazionali per le numerose persone che stentano ad inserirsi nel mercato del lavoro.

Il Garante, in un recente incontro con l’Ordine regionale degli assistenti sociali si è soffermato sulle difficoltà strutturali e numeriche in cui versano i servizi sociali in Calabria. «Difficoltà – ha sottolineato – che sin dal inizio del mio mandato ho costantemente rivendicato, Il 90 per cento del territorio è sguarnito di servizi pur essendo la nostra regione la più colpita in termini di povertà educativa, che è, nell’insieme, povertà in senso lato e disagio psicosociale. Solo per citare un dato, gli assistenti sociali sul territorio dovrebbero corrispondere al rapporto uno a 5000 abitanti, mentre in Calabria registriamo uno su 38 mila abitanti circa, mentre 2550 sono gli iscritti all’Ordine, molti dei quali disoccupati. Deve subentrare – ha aggiunto -, al posto delle enunciazione ad effetto, la volontà politica dei governi a più livelli, dal nazionale al regionale, di colmare questa lacuna, che determina verso il basso la qualità di vita dei singoli e della collettività».

l.f.

L’offerta sanitariasegna il passo

Se i servizi sociali domiciliari sul territorio provinciale languono, non godono ottima salute neanche quelli sanitari che sono ridotti al minimo essenziale, soprattutto, per la mancanza di fisioterapisti e infermieri. Nel recente passato i sindacati confederali hanno denunciato le gravi difficoltà in cui si trovano non solo i presidi ospedalieri, ma anche il Distretto sanitario (che ingloba Vibo Valentia, Tropea e Serra San Bruno) che, con grande difficoltà, riesce a rispondere in tempi ragionevoli ai bisogni degli utenti che per le gravi patologie di cui sono affetti necessitano di cure intensive nel proprio domicilio.

Sotto osservazione i servizi sanitari di Tropea e Serra San Bruno i quali, dovrebbero erogare, tra gli altri servizi, anche quello riabilitativo e infermieristico domiciliare alle persone con grave disabilità motoria. Nonostante l’impegno degli operatori sanitari, insufficienti a svolgere un compito così gravoso, nei distretti sanitari di Tropea e Serra San Bruno la riabilitazione motoria segna il passo. L’attesa per fare nel proprio domicilio un ciclo di riabilitazione motoria è di diversi mesi. Alla base di questo ritardo la carenza di personale socio-sanitario.

Una situazione migliore si respira nel Distretto sanitario di Vibo Valentia dove l’impegno costante di alcune figure professionali sono riuscite ad accorciare i tempi di attesa. L’equipe , guidata dal primario del reparto di Riabilitazione motoria e neurologica Carlo Truscello, per ridurre i tempi di attesa, molto spesso, è costretta a turni di lavoro particolarmente faticosi. Solo in questo modo si è riusciti a rispondere alle necessità delle centinaia di persone che a causa della loro disabilità non si possono muovere.

Regione ed Enti localidevono lavorare insiemeper eliminare le povertà

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