VIBO
UN CENTINAIO DI PERSONE IERI SI È RITROVATO NEL SITO ARCHEOLOGICO PER PROTESTARE CONTRO L’INCIVILTÀ
Cofino, le associazioni reagiscono
Dopo il recente atto vandalico sollecitata l’installazione delle telecamere
Rosita Mercatante
Le sorti del sito archeologico di località Cofìno stanno a cuore a molti vibonesi. E la scelta di essere presenti ieri all’incontro organizzato da un gruppo di associazioni cittadine ne è la dimostrazione lampante. Circa un centinaio di persone si sono presentate all’appuntamento mattutino nell’area dove sono visibili i preziosi resti del tempio ionico (V-IV secolo a.C.) scoperto nel 1921 da Paolo Orsi e riportato alla luce dall’equipe guidata dal funzionario della Soprintendenza Fabrizio Sudano durante i lavori per la realizzazione (finanziati con i fondi ministeriali per un valore di 3milioni di euro) del Parco archeologico urbano. Tutte con lo stesso scopo: condannare e, al contempo, prendere le distanze in maniera “rumorosa” dall’ingiustificabile condotta di chi ha compiuto, nella notte dello scorso 24 gennaio, l’atto vandalico che ha compromesso irrimediabilmente la funzionalità del telo posto a copertura dei reperti archeologici.
La reazione di sdegno e protesta era stata immediata appena la notizia dell’accaduto si era diffusa tramite i social network e i mezzi di comunicazione, al punto che i rappresentanti del Sistema Bibliotecario, della delegazione Fai, dell’associazione Civitas e Mnemosyne, dell’Accademia templare e di quella dei bibliofili, hanno deciso di smuovere le coscienze dei cittadini chiamandoli a raccolta. Così è stato: ad accogliere l’invito un centinaio di persone, offese e colpite dal gesto criminale, ma convinte che Vibo – facendo affidamento sulle sue tante potenzialità – potrà avere un nuovo futuro all’insegna della cultura e dello sviluppo.
Come quello che ha auspicato l’archeologa Maria D’Andrea: «Questo sito ha le peculiarità per attirare l’attenzione di tutti, non solo di esperti e studiosi. Va pensato come un posto di incontro, dove poter leggere un libro e godere del panorama suggestivo oltre che di un pezzo di storia che è finalmente visibile per essere ammirato e custodito». Quello di ieri è stato un momento per ragionare a mente fredda sulla natura di un episodio di cui l’illogicità ha lasciato stupefatta l’intera collettività, e che ha offeso amaramente quanti per mesi hanno profuso il loro impegno: «Sono stati compiuti grandi sacrifici da parte dell’Amministrazione comunale nel condurre un lungo iter burocratico per l’ottenimento dei fondi e per la selezione della ditta – ha spiegato la dirigente Adriana Teti giunta sul posto con l’assessore ai lavori pubblici Lorenzo Lombardo e l’ingegnere Lorena Callisti – e dagli addetti ai lavori che hanno sfidato il tempo per portare a compimento quest’opera».
C’è rabbia nel pronunciare queste parole ma non rassegnazione: lo scoglio della violenza non può arginare il mare d’amore per il patrimonio storico della città. Si deve guardare avanti. Nuove idee hanno già trovato spazio e attendono di essere realizzate: in primis l’installazione delle telecamere di videosorveglianza per il quale il Comune si impegnerà ad ottenere nuovi fondi. Poi, come hanno suggerito le archeologhe, si potrà pensare all’impianto di illuminazione.