LIBERA INCONTRA GLI STUDENTI DELL’ALBERGHIERO “E. GAGLIARDI” IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE REGIONALE IN RICORDO DELLE VITTIME DI ’NDRANGHETA
Esempio e memoria collettiva per sconfiggere le mafie
Un altro tassello è stato aggiunto al percorso che “Libera” sta portando avanti in vista della manifestazione regionale del 21 marzo che si terrà in città.
Ieri all’Istituto alberghiero “E. Gagliardi”, guidato dal dirigente scolastico Carlo Pugliese, si è tenuto un work-shop formativo a cui hanno preso parte mons. Giuseppe Fiorillo (fondatore di Libera-Vibo), il giornalista Pietro Melia (autore del libro “Cessarè) e lo storico Saverio Di Bella (docente emerito all’Università di Messina). L’evento – dal titolo “Cento passi verso il 21 marzo – giornata nazionale della memoria e dell’impegno” – organizzato dai docenti Nicola Rombolà e Maria Giovanna Pisani, è stato introdotto dal preside Pugliese. Al centro del dibattito la storia del mugnaio di Gioiosa Ionica, Rocco Gatto, uno dei primi martiri di ’ndrangheta, alto esempio di legalità in un territorio vessato dallo strapotere criminale. A raccontare la storia del coraggioso imprenditore è stato Pietro Melia, che nel suo libro (Cessarè) non ha mancato di delineare i tratti di una figura dall’alto senso civico, capace di dire “no” alle ingiustizie a costo della stessa vita.
Il senso della memoria e il coraggio di non piegarsi davanti ai soprusi rappresentano per mons. Fiorillo il senso di una vita fondata sulla voglia di riscatto. Dunque «le parole come semi che alimentano una nuova linfa» e non invece «come sabbia che si disperde». Perchè costruire una storia diversa, soprattutto quando si è uniti, è possibile.
Sulla stessa lunghezza d’onda il prof. Di Bella, che ha parlato ai ragazzi dell’importanza della «memoria collettiva, perchè le conoscenze del singolo possono essere distrutte attraverso l’omicidio, mentre l’esempio può diventare memoria di un popolo che la prepotenza non può vincere». In conclusione il prof. Rombolà ha raccomandato ai ragazzi di «impegnarsi per aprire in Calabria una “porta” diversa».(v.s.)