VIBO – Nuovi aiuti per la mensa dei poveri Il Comune porta in tavola 30 mila euro Resta in bilico il progetto della Sacra Famiglia

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Nuovi aiuti per la mensa dei poveri Il Comune porta in tavola 30mila euroResta in bilico il progetto della Sacra Famiglia

Il “programma” di don Piero Furci ora potrà riprendere a camminare Un provvedimento per alleviare i disagi del popolo degli indigenti
In passato il refettorio è stato sostenuto con le risorse provenienti dalla Caritas diocesanaFranca Falduto: «Potremmo pensare di utilizzare delle strutture presenti sul territorio con attrezzature piuttosto adeguate»

Tonino Fortuna

Buone notizie giungono all’Amministrazione comunale sul fronte della mensa dell’inclusione, meglio nota come mensa dei poveri. Le risorse per riavviarne le attività potrebbero essere presto a disposizione del Comune. Si tratta di risorse regionali inserite nel fondo di estrema povertà per circa 30mila euro. Risorse che permetterebbero di alleviare i disagi ad alcune specifiche categorie di persone. La vicenda è da mesi sotto la lente del Consiglio comunale e dell’amministrazione guidata dal sindaco Maria Limardo. Mesi nei quali non sono mancate le polemiche, a seguito della decisione di destinare ai malati di Alzheimer risorse che secondo alcuni eletti avrebbero potuto essere utilizzati per gli indigenti.

La giunta ha preferito, però, percorrere un’altra strada. E l’assessore alle Politiche sociali Franca Falduto ha deciso di puntare ai quattrini individuati per provare ad affrontare il nodo povertà. Il tutto con l’obiettivo di riavviare i motori di quella mensa che il Comune aveva sostenuto con i fondi regionali della legge 166/2013 nel corso della passata amministrazione, ma che da oltre un anno è stata lasciata alla buona volontà della Caritas diocesana e di don Piero Furci, sacerdote della parrocchia della Sacra Famiglia.

Una situazione, quella dei poveri, difficile in città e nelle frazioni, rispetto alla quale la politica non avrebbe potuto tirare i remi in barca. Tempo addietro una delle ipotesi era stata quella di utilizzare i fondi per i senza tetto, considerato che tale problematica non affligge la città in modo tangibile. Anche questa strada, poi, è stata abbandonata. Nel frattempo, come riferito da don Piero Furci, sacerdote sensibile a tali problematiche, in una recente intervista alla Gazzetta del Sud, la platea degli indigenti è stata ridotta dal reddito di cittadinanza, anche se il nodo al pettine vero e proprio è legato alla mancanza di prospettiva lavorativa, ma quell’aiuto prezioso che arrivava dal Comune fino ad un anno fa era comunque importante per dare una forma di “ristoro” a chi era in difficoltà. Sollecitazioni dinanzi alle quali l’amministrazione si è mossa individuando la strada che consentirà di ridare linfa alla mensa dell’inclusione.

Allegato:

A chiarire i dettagli dell’operazione che consentirà con ogni probabilità di riavviare la mensa dei poveri è l’assessore alle Politiche sociali Franca Falduto. «Le risorse – ha detto l’esponente dell’esecutivo arriva dall’utilizzo della quota di povertà estrema dal fondo apposito, per l’annualità 2018». Fondi che “derivano dal Pon inclusione Fse e vengono veicolate mediante il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Quest’ultimo le invia alla Regione che, successivamente, ne stabilisce la ripartizione ai Comuni sulla base delle esigenze e delle necessità segnalate». La quota che dovrebbe essere appannaggio di palazzo “Luigi Razza”, che ammonta a circa 30mila euro, «serve a finanziare – prosegue l’assessore Falduto – interventi e servizi in favore di persone che versano in condizione di povertà estrema o senza fissa dimora, che vivono in strada o in sistemazioni di fortuna», magari costrette a ricorrere «a un dormitorio o a strutture di accoglienza notturna, se non addirittura ospiti di strutture finalizzate a soggiorni di lunga durata».

Le opzioni legate alla gestione della mensa dell’inclusione dovrebbero essere almeno tre: una di queste è legata alla possibilità di ritornare alla Sacra Famiglia, dove il servizio veniva espletato fino allo scorso anno, ma non si esclude la possibilità «di utilizzare strutture presenti sul territorio con le caratteristiche appropriate». Tra le altre possibili strade da percorrere, «vi sono – sostiene l’assessore alle Politiche sociali – le collaborazioni con alcune istituzioni scolastiche compatibilmente con le esigenze degli studenti e del personale che vi lavora». Il progetto punta a rendere gli indigenti che dovrebbero essere destinatari del supporto «quanto prima autonomi». L’interrogativo, a questo punto, è legato ai tempi di attuazione che potrebbero dilatarsi per via della particolare contingenza politica regionale. Sarà necessario attendere l’insediamento e la piena operatività della nuova giunta affinchè possa andare in porto.

t.f.

Una strada costellata di ostacoli

La strada per aiutare i più deboli è sempre quella più difficile da percorrere. Peraltro, i fondi che dovrebbero consentire di riavviare “i motori” della mensa dell’inclusione, non sono destinati, ovviamente, in via esclusiva al comune capoluogo. Si tratta, infatti di risorse individuate per l’intero distretto socio-sanitario n.1 che comprende ben sedici centri del Vibonese. Ma questo non dovrebbe costituire un ostacolo insormontabile per gli amministratori di palazzo “Luigi Razza”.

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