Vibo Valentia, le associazioni di Serra San Bruno a difesa dell'ospedale

Continua a restare caldo il tema della sanità, e in particolare dell’ospedale locale, a Serra San Bruno. Nella giornata di sabato, a proposito si è tenuto un incontro promosso dalle associazioni “Per Serra Insieme” “Serra al Centro”. «Un primo risultato è stato raggiunto – riferisce una nota -: quello di promuovere una partecipazione ampia e attiva dei cittadini e delle associazioni presenti sul territorio e, dati i segnali percepiti che generano non poca preoccupazione, porre le basi per una mobilitazione». I due gruppi – che annunciano «una serie di iniziative» e si dicono «pronti a tutto» – mostrano soddisfazione per lo svolgimento dell’iniziativa pubblica a difesa dell’ospedale e ribadiscono concetti e richieste, emersi e proposti nel corso del dibattito.

«Il nostro ospedale non si tocca – sottolineano con forza i componenti dei gruppi –. Non accetteremo nuove privazioni di servizi, riduzioni o ogni altra forma di ridimensionamento. Chiediamo invece il rafforzamento del nostro presidio in quanto ‘ospedale di montagna’, completo di tutti i reparti e servizi ospedalieri già individuati nei precedenti decreti commissariali. Ciò dovrà essere certificato con un’apposita indicazione nel disegno di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, annunciata dal presidente Roberto Occhiuto, di modifica al decreto regionale vigente. Allo stesso presidente e commissario della Sanità, nei prossimi giorni, presenteremo una petizione popolare scritta, rispetto alla quale ci mobiliteremo da subito per la raccolta delle firme».

E ancora: «Coinvolgeremo e chiediamo, per questo, supporto a tutti i cittadini, agli operatori sanitari e alle amministrazioni che intenderanno sostenere tale iniziativa e che hanno a cuore il nostro territorio. Si punta ad un vasto coinvolgimento popolare e istituzionale e, infatti, i due gruppi chiedono con forza ai sindaci di tutto il comprensorio di adoperarsi per un’immediata convocazione di un Consiglio comunale straordinario aperto e congiunto di tutti i Comuni presso un’unica sede».

In più, i movimenti chiedono al commissario straordinario dell’Asp di Vibo Giuseppe Giuliano di «rivedere l’allocazione della Casa della Comunità in una sede diversa da quella dell’ospedale, come già avvenuto altrove (ad es. a Soverato in una proprietà comunale) al fine di evitare ogni possibile tentativo di confondere la tutela della Medicina territoriale con la Medicina di urgenza e i servizi ospedalieri anche perché altre strutture pubbliche regionali e comunali sono disponibili sul nostro territorio. E ancora viene chiesto che «venga riclassificata la costituenda Casa della Comunità, come Hub e non come Spoke al pari di quella di Soriano Calabro e non ad un livello inferiore come attualmente previsto in delibera».

I due gruppi evidenziano che «dal commissario straordinario dell’Asp non vogliamo parole e promesse, che poi vengono puntualmente smentite dalla realtà. Abbiamo già assistito a precedenti poco rassicuranti, ad esempio ricordiamo che all’inizio della pandemia erano stati trasferiti gli anestesisti all’ospedale di Vibo con quello che era apparso quasi come un colpo di mano. Non accetteremo azioni similari, né intenzioni nascoste. Gli chiediamo – proseguono – di porre fine a questa continua, subdola e silenziosa spoliazione a danno del nostro territorio e del nostro ospedale. E pertanto di porre fine alle azioni avviate per ridurre di fatto il Laboratorio analisi a mero Punto di prelievo e per chiudere di fatto il reparto Radiologia dopo aver annunciato peraltro l’arrivo di una nuova Tac e nuove assunzioni; occorre invece fornire di personale e strumentazione adeguati il Pronto Soccorso e non di ridurlo, come si sta apprestando a fare, a Punto di Prima Emergenza a 12H. Non accetteremo la chiusura di fatto del reparto di Chirurgia, la criticità, strutturale e di personale, in cui versa il reparto Dialisi. Chiediamo di provvedere a dotare il nosocomio di almeno un secondo anestesista. Queste – aggiungono – sono solo alcune delle criticità esistenti che, se non risolte, porteranno alla chiusura, di fatto, dell’ospedale ‘San Bruno’».

Le richieste riguardano diversi aspetti ed, in particolare, la necessità di «avviare concorsi, specificatamente individuati per il presidio di Serra San Bruno, per medici, infermieri e personale sanitario, di pubblicare, come per altro deve essere fatto, i progetti e le relazioni dalle quali si possono evincere le motivazioni che hanno determinato l’individuazione e le scelte delle sedi delle Case di Comunità e delle tipologie di intervento da eseguirsi sulle stesse. Sono progetti che interessano la comunità e non devono essere tenuti nascosti e di pubblicare e fornire alle giuste valutazioni dei diretti interessati, i cittadini, come prevede anche la procedura ed il buon senso civico, quelle che sono le linee guida sulla quale sarà redatto il prossimo Atto aziendale e le risorse individuate per l’attuazione dello stesso».

I due movimenti, pur coscienti «delle difficolta strutturali e contingenti in cui opera il commissario», pretendono «per il nostro territorio, rispetto e attenzione» e sottolineano che non faranno «sconti a nessuno» e che sono «pronti ad inchiodare tutti alle proprie responsabilità». Ribadiscono che «è ora di finirla, non ci facciamo incantare da parole e promesse e non accetteremo più tentativi di indebolimento delle nostre iniziative».

Infine, i due gruppi muovono una critica al sindaco Alfredo Barillari, considerato come «corresponsabile» della scelta di allocare la Casa della Comunità nei locali dell’ospedale. «Il sindaco – dichiarano i componenti dei due gruppi – deve ricordarsi che rappresenta non se stesso ma tutta la comunità. Dovrebbe difendere i servizi, il territorio, i cittadini di Serra e dell’intero comprensorio. Non lo sta facendo, sta agendo in maniera diametralmente opposta rispetto a ciò che si aspetta la popolazione e a ciò che egli stesso aveva promesso. Sta smentendo se stesso, giorno dopo giorno, azione dopo azione. Da cittadino parlava in un modo, da sindaco agisce in un altro. Noi – concludono – vogliamo la verità e interventi all’altezza della situazione. Ad oggi i fatti stanno a zero».

Fonte: Il Vibonese

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