In occasione dell’XI Giornata Nazionale del Braille, che la legge n. 126 del 2007 ha sancito che venga ricordata il 21 febbraio di ogni anno, l’UICI di Catanzaro ha deciso di affidarsi all’opera di Saverio Tavano, “Patres”, che attiene alla tematica della cecità, per stimolare il dibattito tra alunni, istituzioni e società civile.
L’opera andrà in scena sabato 3 marzo, alle ore 9, presso l’Auditorium Casalinuovo: il dibattito che ne seguirà si incentrerà sui contenuti della legge 126 e su come la straordinaria invenzione di lettura e scrittura di Louis Braille abbia reso possibile la piena integrazione sociale di tutti i non vedenti del mondo.
Dalla sua istituzione, la sezione UICI di Catanzaro, presieduta da Luciana Loprete, ha celebrato tale giornata attraverso vari convegni e seminari: quest’anno, grazie al contributo dell’ADER Calabria, la scelta è stata quella di imprimere nelle memorie dei partecipanti un ricordo indelebile attraverso la visione di uno spettacolo che, seppur abbia come tema centrale la disabilità visiva, è di profonda attualità per l’intento principale di aprire le menti nel valutare il confine sottile che c’è tra il bene ed il male.
“Un giovane Telemaco di Calabria attende da anni il ritorno di suo padre, paralizzato dall’attesa, davanti all’orizzonte che può solo immaginare dal buio della sua cecità, attende su una spiaggia bagnata dal Mar Tirreno, mette le mani avanti per vedere l’orizzonte, si rivolge verso il mare e aspetta che questo padre ritorni.
È il mare che scandisce e accompagna la vita di questo figlio incapace di vedere come di andare, in attesa di un padre che invece non è in grado di restare/tornare a casa, in una terra a volte ostile. Un “Patres” che lega il figlio ad una corda perché altrimenti potrebbe perdersi, incapace di stargli accanto, non ritrova il coraggio della testimonianza e la forza della trasmissione.
Telemaco dalla lunga attesa, non aspetta un Godot, aspetta realmente qualcuno e l’attesa è dinamica, come un’erranza, un rischio.
Patres parla dei padri e della loro collocazione in questo momento storico: orfani di padri maestri, padri politici, padri spirituali.
Vero erede è un orfano a cui nessuno garantirà nulla. E dunque ereditiamo il niente, ma non proveniamo dal niente, occorre quindi recuperare il nostro scarto col passato.”